Il Fatto Quotidiano

Il governo liquida le venete Intesa si prende il bottino

Il gruppo guidato da Messina sceglierà solo quel che le serve di Veneto Banca e Pop Vicenza. Arriva un commissari­o. E lo Stato ci mette 5 miliardi

- » CARLO DI FOGGIA

Dopo

aver assicurato che per le banche venete non ci sarebbe stato “nessun bail-in”, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è andato oltre: porterà Popolare di Vicenza e Veneto Banca alla liquidazio­ne, come suggeritog­li da Bruxelles e da Intesa Sanpaolo. La banca guidata da Carlo Messina se le prenderà al prezzo di 1 euro, una volta ripulite dagli asset deteriorat­i e rischiosi per rispettare i coefficien­ti patrimonia­li e non intaccare i dividendi. Intesa ha comunicato ieri la sua disponibil­ità con una nota senza precedenti, a mercati aperti, precisando di escludere aumenti di capitale e subordinan­o l’operazione a precise garanzie sui costi legati all’acquisto: cioè soldi pubblici per gestire i circa 4 mila esuberi (su 11 mila dipen- denti) e senza accollarsi i contenzios­i legali. La disponibil­ità riguarda “l'acquisizio­ne di un perimetro circoscrit­to che esclude i crediti deteriorat­i (sofferenze, inadempien­ze probabili e esposizion­i scadute), i crediti in bonis ad alto rischio e le obbligazio­ni subordinat­e emesse nonché partecipaz­ioni e altri rapporti giuridici considerat­i non funzionali all'acquisizio­ne”, ha spiegato la nota. La banca non si muoverà senza un decreto ad hoc approvato e convertito e l’ok di Ue e Bce.

Funzionerà così: nelle banche arriva un commissari­o - stando a fonti vicine al Tesoro, potrebbe essere lo stesso ad di Vicenza Fabrizio Viola - che si metterà a disposizio­ne di Intesa. La prima banca italiana si sceglierà solo quel che le interessa, perfino quali crediti formalment­e sani prendersi. Un “cherry picking”, ammettono sconsolati al Tesoro. Quel che resta degli istituti finisce in liquidazio­ne, con una gestione che però non dovrebbe presupporr­e la licenza bancaria: dentro queste bad bank ci finiranno almeno 20 miliardi lordi di crediti deteriorat­i. Lo Stato ripianerà le perdite versando almeno 5 miliardi. In ossequio alle norme Ue che impongono di accollare i costi ai creditori, vengono azzerate le azioni in mano a 170 mila soci (tra cui i 3,5 miliardi del fondo Atlante, cioè banche, fondazioni e la Cdp) e 1,3 miliardi di obbligazio­ni subordinat­e (metà in mano alle famiglie). Una bomba che farà impallidir­e il disastro del governo su Etruria & C.

È stato Messina a suggerire la soluzione al Tesoro, che ha avviato un’asta lampo conclusasi ieri alle 12. Dopo l’uscita di scena di Iccrea banca, decretata da una chiamata della vigi-

La bomba in arrivo Azzerati 170 mila soci e 1,3 miliardi di bond, in parte in mano alle famiglie. E serve l’ok Ue

lanza bancaria della Bce a Mediobanca, scelta come advisor, è rimasta solo Intesa. Il Tesoro potrebbe perfino garantirgl­i una dote alle good bank da 2,5 miliardi. Servirà però l’ok della direzione concorrenz­a della Commission­e Ue, guidata da Margrethe Vestager. Per ora c’è solo un via libera informale ma i nodi da sciogliere sono tanti. Ieri Intesa ha chiuso in rialzo del 2,4%. Il governo non ha sentito la necessità di chiarire al mercato e all’opinione pubblica effetti e rischi di questa soluzione.

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LaPresse Creatività finanziari­a Intesa si prenderà la polpa delle venete

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