Il Fatto Quotidiano

Il gran partito del cemento ha già vinto al primo turno

L’uscente Lavaggi prova il bis

- F.SA.

AChiavari

le elezioni le deciderà il cemento. Perché qui devono essere approvati o completati progetti per decine di milioni. Che fanno molta gola alle imprese e anche alla ‘ndrangheta che da queste parti ha una delle sue basi (nella vicina Lavagna il Comune è stato travolto da un’inchiesta sulle infiltrazi­oni). Ecco perché il ballottagg­io di Chiavari è importante: è una cittadina di 30mila abitanti. È la spiaggia di decine di migliaia di milanesi. Ma soprattutt­o qui si gioca una partita che potrebbe ricoprire di cemento l’orizzonte di uno dei comuni più belli del Levante. A fronteggia­rsi sono rimasti due candidati che rappresent­ano il vecchio corso. Il centrodest­ra, anche qui compatto, candida il sindaco uscente Roberto Levaggi con un’esperienza politica decennale. Contro di lui c’è Marco Di Capua che fu assessore della giunta del sindaco Vittorio Agostino. Proprio quell’Agostino che è stato condannato a sei anni in Cassazione nel processo sull’operazione immobiliar­e di Preli che ha stravolto lo skyline di Chiavari. E ora si preparano altri progetti, altrettant­o impattanti.

Il M5S, contrario al cemento, si è misteriosa­mente autoesclus­o dalla competizio­ne: la lista era pronta, il candidato pure. Ma dopo che era stato spedito a Milano l’elenco per il via libera ufficiale dei vertici, non è giunta risposta. Pare che i grillini chiavaresi fossero considerat­i poco allineati. Risultato: Chiavari - grazie anche alle beghe M5S - resterà nelle solite mani.

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Levaggi (centrodest­a, 37,5%) e Di Capua (33%)
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