Il Fatto Quotidiano

Di Battista: “L’unico errore di Virginia è stato fidarsi di Marra e Romeo”

Il parlamenta­re media tra le varie “anime” del Movimento

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“L’errore

più grande che ha commesso Virginia è stato fidarsi di quelle persone”. Su un divanetto di Montecitor­io nel corridoio fumatori, Alessandro Di Battista aspira da una sigaretta fatta con una cartina. E risponde sulle due nomine contestate dai pm alla Raggi, quelle di Renato Marra, il fratello dell’ex demiurgo della giunta Raffaele, e di Salvatore Romeo, l’ormai ex capo segreteria. Marcando le differenze: “Noi quelle nomine le abbiamo subito bloccate, e questa è la differenza tra noi e il Pd, che cacciato Marroni perché non ha ritrattato su Consip”.

POI SI PARLA della sindaca che di fatto fa muro contro la possibile candidatur­a di Roberta Lombardi alla Regione Lazio, che andrà al voto nel 2018, assieme alle Politiche. E il deputato romano scandisce: “Roberta è bravissima”. A conferma di un rapporto solido, con l’arci-avversaria di Raggi. Però Di Battista non vuole attizzare il fuoco. Non è affatto entusiasta del Campidogli­o a 5Stelle, ma sa, come tutti i primi attori del M5S, che non ci sono alternativ­e. E allora starà anche e soprattutt­o lui cercare di fare da cuscinetto tra due donne forti del Movimento romano, se Lombardi dovesse davvero correre. Opzione assolutame­nte in campo. Anche se prima di muoversi la deputata vuole capire l’o ri e nt amento degli eletti locali, e in particolar­e della Regione. E soprattutt­o dei vertici. Con Davide Casaleggio che non l’ha mai abbandonat­a. Mentre con Beppe Grillo siamo ai minimi storici, dopo quei post calati solo per censurare l’ortodossa, proprio perché “remava” contro Raggi. La tela, insomma, è complicata. Anche perché i big restano gelidi nei confronti della sindaca. Basta ricordare che il capogruppo Fico a dicembre guidò gli ortodossi che invocavano la testa della sindaca. Mentre Di Maio ha sempre sostenuto la prima cittadina, ma è un po’ stanco. Tanto da averle lanciato una punturina, due giorni fa: “Dal suo secondo anno mi aspetto la percezione del c am bi am e nt o”. Ma anche Lombardi è una personalit­à difficile. Innanzitut­to per Di Maio e i suoi. Così si torna a Di Battista, al possibile collante. Che dal divanetto difende il vincolo del doppio mandato per gli eletti del M5S: “È intoccabil­e”. E chiude la porta ad accordi con liste civiche: “Non potremmo controllar­e le loro liste. E poi, se un loro candidato fa qualcosa di illecito dopo il voto?”. Certo, “mi aspettavo di più dai ballottagg­i, ma le amministra­tive per noi sono sempre difficili, abbiamo solo le nostre liste”.

QUINDI , le regole non si toccano. O almeno quelle per le elezioni, perché sulla rotazione ogni tre mesi del capogruppo alla Camera, Di Battista ammette: “Così com’è non funziona, il capogruppo dovrebbe durare un anno”. Intanto si profila il voto nel 2018. E il deputato sospira: “Speravo di votare a settembre, perché gli altri senza i talk sarebbero stati sfavoriti: noi abbiamo le piazze e i social”. E il fumo della sigaretta si sparge.

@lucadecaro­lis

Roberta è bravissima Il doppio mandato non si tocca, ma ruotare ogni tre mesi il capogruppo non funziona

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LaPresse Alessandro Di Battista
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