Ius soli: come conquistare la cittadinanza italiana
Vorrei ringraziare Massimo Fini per il suo articolo intelligente e ironico come sempre, dedicato ai perbenismi che, con sciocchi eufemismi, tentano di “mettere le parole al posto delle cose”. Alcuni sono veramente divertenti, altri fanno malinconicamente riflettere.
In particolare, ho apprezzato il riferimento ai necrologi dai quali la parola “morte” è tassativamente bandita: sostituita, si fa per dire, con espressioni tanto stupide quanto inutili. Altrettanto fanno i servizi televisivi e quasi tutti i giornali. Per quanto mi riguarda, ho chiarito da tempo ai miei familiari che quando toccherà a me, dicano e scrivano: è morta.
Piazza della Loggia: il filo conduttore è la vigliaccheria
Confermate le condanne all’ergastolo nei confronti dei neofascisti responsabili della strage di Piazza della Loggia. Finalmente una sentenza che fa emergere la verità anche sul piano giudiziario e che getta nella pattumiera della storia la pluridecennale teoria degli opposti estremismi. La sentenza conferma le tesi sostenute da autorevoli storici, secondo i quali gli apparati dello Stato hanno depistato le indagini, al fine di assicurare l’impunità agli esecutori. Viene, quindi, corroborata la categoria storiografica del terrorismo e delle stragi di Stato. Una strategia della tensione in cui i neofascisti hanno costituito la manovalanza come esecutori materiali di piani orchestrati da organizzazioni segrete, annidate negli angoli dello Stato. C’è un filo nero che collega il fascismo di prima e di seconda generazione: la vigliaccheria.
A pagare sono sempre Inps e lavoratori. Ma i controlli?
Vorrei evidenziare le condizioni di disagio di tanti lavoratori ed in particolare quelle degli ex dipendenti del Gruppo Bonina di Barcellona P.G., che stanno vivendo sulla loro pelle il difficoltoso, lungo e costoso iter per accedere al fondo di garanzia Inps.
Care istituzioni, questi ex lavoratori posti in solidarietà e successivamente licenziati e posti in mobilità, hanno avuto il coraggio di denunciare i fatti per ottenere il proprio diritto alla retribuzione e nonostante ciò ad oggi attendono la liquidazione delle spet- CARO FURIO COLOMBO, il discorso sulle ragioni per negare la cittadinanza ai bambini nati nel nostro Paese da genitori non italiani, assomiglia molto alle argomentazioni per vietare l’adozione alle coppie gay: i bambini hanno diritto a un padre e a una madre. Perciò, se veramente li amiamo e vogliamo proteggerli, li mandiamo in orfanotrofio. In questo caso la parte lesa è l’Italia. Partiti secessionisti ti dicono che la patria te la devi conquistare e non si regala.
Partiti nati dalla Rete ti garantiscono che se non sei originario del territorio (quello fisico, leghista, non virtuale) non solo non avrai la cittadinanza, ma è meglio evitare di traversare il mare, che è nostrum, non di tutti.
Mi sembra che ci sia in giro una certa confusione. LA CONFUSIONE È SOVRANA, e l’insieme delle argomentazioni ostruzionistiche costituisce, direbbe qualcuno, un pastrocchio non accettabile per mancanza di senso comune e di logica. Pensate alla frase: “La cittadinanza si deve conquistare”. È imbarazzante per entrambe le parti. Chi la propone sta dicendo a se stesso che ha messo insieme una patria unica al mondo, una cosa che non puoi dire senza essere ridicolo, non perché l’Italia valga poco, ma perché vale come ogni altra patria per i suoi cittadini. Gli ebrei e gli antifascisti che sono riusciti, durante il dominio nazifascista sull’Europa, a entrare in Svizzera, non si sono posti il problema della grandiosità storica o morale della Svizzera, ma del fatto che (a pagamento) in quel Paese ci si poteva salvare in caso di necessità. Quasi nessuno di coloro che attende la tanze maturate nel 2014. I lavoratori sono stati scaricati a un altro ammortizzatore sociale: la mobilità e a pagare è sempre Inps e la collettività. Per non parlare delle ultime tre o più mensilità non corrisposte dall’azienda e il Tfr che in teoria dovrebbe pagare sempre il fondo di garanzia Inps. Chiediamo alle istituzioni: i controlli ci sono? Se ci sono, non osservano quegli imprenditori che dicono di essere in difficoltà chiedendo aiuti sotto forma di ammortizzatori sociali anche se poi tengono un tenore di vita alto? Alla fine, come nel caso di questi lavoratori, a pagare sarà sempre e solo Inps ed il lavoratore che si è visto negate con il licenziamento le spettanze maturate. Inoltre, è fuori di ogni logica che il lavoratore debba attende- cittadinanza italiana per avere un minimo di diritti ha scelto l’Italia per la sua grandezza storica, che “deve meritarsi”. Si tratta di necessità e, per molti, di transito.
Leghisti e negazionisti di vario tipo, sembrano non rendersi conto che tutto il dibattito avviene fra noi italiani e non riguarda gli stranieri, che cercano diritti, non patria. E noi dobbiamo decidere se siamo abbastanza civili da dare diritti ai profughi (una questione risolta nell’antichità) oppure siamo abbastanza barbari da negarli, trattando gli stranieri (in questo caso i bambini) da nessuno.
Un altro argomento è che non conoscono i nostri valori. Sapete chi lo dice? Chi ha versato orina di maiale su un terreno in cui doveva essere costruita una moschea. Chi ha incendiato di notte dei giacigli di fortuna di profughi senza casa, accampati sotto il ponte Dora a Torino. Chi, periodicamente, dà fuoco a campi rom, perché ingombrano. Chi lascia i bambini digiuni a scuola perché i genitori non hanno versato la retta dovuta. Chi urla insulti razziali dalle varie curve di tanti stadi italiani quando un giocatore è nero. Come si vede, la questione di “quali valori” è un po’ confusa in Italia.
È vero che milioni di nostri connazionali sono tra i cittadini migliori d’Europa. Ma è tutta gente che non negherebbe mai i diritti ai bambini degli altri e che, con questa storia, non ha nulla a che fare.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it re 3,4,5 anni per avere riconosciute parte di quelle spettanze . Il tutto, con conseguenze catastrofiche sull’economia delle famiglie.
In una realtà come quella siciliana, dove si parla sempre di crimi- nalità, nessuno parla di lavoro e sviluppo, e soprattutto di incrementare i controlli istituzionali. Nessuna istituzione sembra interessarsi di come viene danneggiato il tessuto sociale. E, ci si chiede al momento del rilascio delle autorizzazioni commerciali quali garanzie vengano richieste a questi imprenditori che, alla fine, fanno un calcolo lucido nel richiedere procedure fallimentari a danno dei lavoratori. Sarebbe il caso di evitare tutto ciò, richiedendo sin dall’origine eventuali depositi cauzionali e/o garanzie agli imprenditori che intendono intraprendere attività commerciali con ingenti capitali, per evitare costi altissimi per la società e per i lavoratori e le loro famiglie? DIRITTO DI REPLICA
Mi sorprende che un giornale prestigioso e rigoroso nell’uso delle fonti come il Fatto Quotidiano abbia permesso la pubblicazione dell’articolo dal titolo “Sedotti, indottrinati e distrutti: il finto mondo delle psicosette”, ( pag. 16, 19.6.17). Al di là della smentita di rito su ogni accostamento dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ad attività manipolatorie e settarie, ciò che meraviglia di più è come venga permesso ad un club di tre noti ex membri del nostro istituto, autoproclamatisi “antisetta”, dedito a continue attività diffamatorie e peraltro lontano da qualsiasi riconoscimento giuridico e/o scientifico, di infangare il credo di decine di migliaia di cittadini che seguono questa religione riconosciuta dallo Stato. La Soka Gakkai rappresenta una delle famiglie contemporanee della grande tradizione Buddista. In Italia, dove questo tipo di dottrina è praticato da 85.000 concittadini, dopo un lunghissimo e rigoroso iter ministeriale e di controllo, è dallo scorso anno culto riconosciuto dallo Stato a seguito della Legge di intesa approvata dal Parlamento all’unanimità e con il supporto di tutti i gruppi parlamentari sia alla Camera che al Senato. Per tutte queste ragioni occorre meditare mille volte prima di additare una religione differente come entità settaria da mettere al bando poiché non è immaginabile che proprio il vostro giornale contribuisca al clima di tensione che vediamo quotidianamente sul nostro continente ed in altre parti del mondo.
Come è tradizione buddista, le nostre porte comunque sono sempre aperte ed invitiamo la stessa Ambrosi e qualunque altro redattore a visitare i centri del nostro Istituto e conoscere la nostra famiglia.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
Gentile Enzo Cursio, la sua replica mi dà l’occasione di spiegarle il senso dell’articolo, collocato in uno spazio-rubrica dallo spazio esiguo. Abbiamo deciso di dare voce, in occasione di un convegno in Senato, a un’Associazione molto seria che dà sostegno ai fuoriusciti da associazioni religiose, tra cui anche Soka Gakkai, con cui ho a lungo parlato in questa occasione. È vero, la Soka Gakkai è stata recentemente riconosciuta come religione di Stato, ma è proprio questa scelta che questa Associazione contesta.