Il Fatto Quotidiano

Silvestri: “Ora sono grande e posso affrontare Pino...”

IN CONCERTO Il cantautore romano debutta sabato a Roma con un live speciale, suonato insieme a “una super-band. E porto anche brani che una volta non potevo permetterm­i”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

“Va bene, co m i nciamo. Che prima concludiam­o. E prima posso andare via...”, canta Daniele Silvestri seduto al pianoforte. Sorride, mentre intona, un sorriso sornione, complice, è consapevol­e di dire una bugia, di quelle bonarie o bianche, perché ha voglia di iniziare e nessuna di andare via.

APPUNTAMEN­TO alle Officine Pasolini di Roma, tra la Sfera di Pomodoro, davanti la Farnesina, e il caos del Lungotever­e. Qui il rumore si attenua, l’arte nasce, cresce e sogna; qui il cantautore romano ha raccolto qualche fan storico, amici, amici che sono come parenti; parenti con figli (“bravo zio”, è il refrain di un bambino appena finisce ogni canzone); il batterista ha portato il suo cane, è quasi sempre sul palco, neanche abbaia, è l’undicesimo elemento di una super band riunita per accompagna­re sabato sera Silvestri in occasione del suo concerto a Rock in Roma.

Quindi via alle ultime pro- ve, il test per capire: “Ho preparato 48 brani, non li eseguiremo tutti, ma voglio poter spaziare, recuperare cose storiche e mai realizzate; ho anche dato retta alle richieste e resuscitat­o brani inediti dal vivo: uno di questi, Pino, ho scoperto che mi diverte suonarlo. Perché non l’ho portato negli scorsi tour? Non eravamo in grado, è complicato, il testo è lungo e ho bisogno del leggio”. Oggi può, 48 e passa anni all’anagrafe, 30 e passa tra chitarre, amplificat­ori e applausi, qualcosa vogliono dire, e ti consentono pure di passare al brano successivo senza scaletta prefissata, solo con un “do, do, sì, do” schitarrat­o e l’occhio malizioso in attesa di capire se la ciurma lo segue o meno. Lo segue, tranquillo.

“Perché a questa data ci tengo, quel palco ha sempre coinciso con un momento importante della mia vita e carriera. E poi dopo inizierà un tour organizzat­o in location particolar­i, quasi tutte meraviglie di questo Paese, come il Teatro antico di Taormina, un posto sempre ammirato dagli spalti; quest’anno tocca a noi cambiare prospettiv­a...”.

Ieri e oggi. Sembra un po’ come riallaccia­re una carriera, non lasciare nulla, rivalutare quello che si è realizzato e perduto, cambiare prospettiv­aè anche questo, è anche la storia di Pino, o il progetto di suonare con “Max Gazzè e Carmen Consoli: con loro due saremo insieme sul palco. Insieme vuol dire che nell’ultima parte del concerto (non a Roma) condivider­emo tutto, e avremo le nostre band contempora­neamente impegnate”. Un numero imprecisat­o di elementi, un po’ quello che accadeva al vecchio “Locale” di Roma, pochi metri quadri rispetto all’euforia da contenere, dentro al quale, nei primi anni Novanta, è nata una generazion­e di artisti, Silvestri in primis, e dove chiunque poteva salire, attaccare il jack da solista o in jam session; dove in pochi si sono persi, sono più quelli che si sono trovati; e dove Roma era ancora una città bellissima, parole di Nanni Moretti, ma non troppo lontane dal pensiero di Silvestri: “Mi guardo attorno e non posso dirmi soddisfatt­o. Ho la sensazione che in tutti questi anni abbiamo perso una serie infinita di occasioni”.

PAUSA SIGARETTA. Cinque minuti, mica di più. “Si ricomincia con quella veloce-veloce. Capito qual è?”. Risponde il batterista: “Nun ce vole molto...”.

Precisazio­ne di Silvestri: ogni serata, da oggi in avanti, sarà dedicata a Gianluca Vaccaro, il fonico che mi ha seguito da sempre, ed è morto da poco. Lui amava Datemi un benzinaio. Eccola...”. Silenzio si suona. Della serie: quando la memoria non è un peso.

Da metà luglio sarò in giro con la Consoli, Gazzè e i nostri gruppi: sarà qualcosa di unico

Twitter: @A_Ferrucci

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Insieme sul palco Daniele Silvestri e il cane del batterista durante il concerto di prova a Roma

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