Silvestri: “Ora sono grande e posso affrontare Pino...”
IN CONCERTO Il cantautore romano debutta sabato a Roma con un live speciale, suonato insieme a “una super-band. E porto anche brani che una volta non potevo permettermi”
“Va bene, co m i nciamo. Che prima concludiamo. E prima posso andare via...”, canta Daniele Silvestri seduto al pianoforte. Sorride, mentre intona, un sorriso sornione, complice, è consapevole di dire una bugia, di quelle bonarie o bianche, perché ha voglia di iniziare e nessuna di andare via.
APPUNTAMENTO alle Officine Pasolini di Roma, tra la Sfera di Pomodoro, davanti la Farnesina, e il caos del Lungotevere. Qui il rumore si attenua, l’arte nasce, cresce e sogna; qui il cantautore romano ha raccolto qualche fan storico, amici, amici che sono come parenti; parenti con figli (“bravo zio”, è il refrain di un bambino appena finisce ogni canzone); il batterista ha portato il suo cane, è quasi sempre sul palco, neanche abbaia, è l’undicesimo elemento di una super band riunita per accompagnare sabato sera Silvestri in occasione del suo concerto a Rock in Roma.
Quindi via alle ultime pro- ve, il test per capire: “Ho preparato 48 brani, non li eseguiremo tutti, ma voglio poter spaziare, recuperare cose storiche e mai realizzate; ho anche dato retta alle richieste e resuscitato brani inediti dal vivo: uno di questi, Pino, ho scoperto che mi diverte suonarlo. Perché non l’ho portato negli scorsi tour? Non eravamo in grado, è complicato, il testo è lungo e ho bisogno del leggio”. Oggi può, 48 e passa anni all’anagrafe, 30 e passa tra chitarre, amplificatori e applausi, qualcosa vogliono dire, e ti consentono pure di passare al brano successivo senza scaletta prefissata, solo con un “do, do, sì, do” schitarrato e l’occhio malizioso in attesa di capire se la ciurma lo segue o meno. Lo segue, tranquillo.
“Perché a questa data ci tengo, quel palco ha sempre coinciso con un momento importante della mia vita e carriera. E poi dopo inizierà un tour organizzato in location particolari, quasi tutte meraviglie di questo Paese, come il Teatro antico di Taormina, un posto sempre ammirato dagli spalti; quest’anno tocca a noi cambiare prospettiva...”.
Ieri e oggi. Sembra un po’ come riallacciare una carriera, non lasciare nulla, rivalutare quello che si è realizzato e perduto, cambiare prospettivaè anche questo, è anche la storia di Pino, o il progetto di suonare con “Max Gazzè e Carmen Consoli: con loro due saremo insieme sul palco. Insieme vuol dire che nell’ultima parte del concerto (non a Roma) condivideremo tutto, e avremo le nostre band contemporaneamente impegnate”. Un numero imprecisato di elementi, un po’ quello che accadeva al vecchio “Locale” di Roma, pochi metri quadri rispetto all’euforia da contenere, dentro al quale, nei primi anni Novanta, è nata una generazione di artisti, Silvestri in primis, e dove chiunque poteva salire, attaccare il jack da solista o in jam session; dove in pochi si sono persi, sono più quelli che si sono trovati; e dove Roma era ancora una città bellissima, parole di Nanni Moretti, ma non troppo lontane dal pensiero di Silvestri: “Mi guardo attorno e non posso dirmi soddisfatto. Ho la sensazione che in tutti questi anni abbiamo perso una serie infinita di occasioni”.
PAUSA SIGARETTA. Cinque minuti, mica di più. “Si ricomincia con quella veloce-veloce. Capito qual è?”. Risponde il batterista: “Nun ce vole molto...”.
Precisazione di Silvestri: ogni serata, da oggi in avanti, sarà dedicata a Gianluca Vaccaro, il fonico che mi ha seguito da sempre, ed è morto da poco. Lui amava Datemi un benzinaio. Eccola...”. Silenzio si suona. Della serie: quando la memoria non è un peso.
Da metà luglio sarò in giro con la Consoli, Gazzè e i nostri gruppi: sarà qualcosa di unico
Twitter: @A_Ferrucci