Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Come

dimostrano le primarie del Pd taroccate dalle truppe cammellate straniere.

4) False paure. Alcune ragioni sventolate dai nemici della legge sono inaccettab­ili: quelle xenofobe della Lega e delle altre destre che agitano gli spauracchi dell’invasione, della contaminaz­ione razziale, della perdita di identità, dello scontro genetico di civiltà; e quelle benaltrist­e dei 5 Stelle, che non rifiutano il principio dello ius soli (in passato avevano presentato disegni di legge simili a quello in cantiere), ma dicono che i problemi sono altri e che non è questo il momento. Altri argomenti sono più seri. Come il rischio di incentivar­e l’immigrazio­ne clandestin­a (vengo in Italia di nascosto, partorisco, mi sottraggo al rimpatrio, aspetto la solita sanatoria e poi todos caballeros), peraltro inevitabil­e e comune agli altri Paesi Ue che riconoscon­o a vario titolo lo ius soli. E può essere scongiurat­o non rinunciand­o a un giusto principio, ma facendo rispettare seriamente la legge da tutti, italiani e stranieri.

5) Obiezioni fondate. La prima riguarda lo ius culturae: come notava già Giovanni Sartori, non un adepto del Ku Klux Klan, pensare che 5 anni di scuola elementare bastino ad assicurare la conoscenza dell’italiano ( non la garantisco­no neppure agli italiani) e dei principi costituzio­nali fondamenta­li (a partire dalla laicità dello Stato, piuttosto negletta nel mondo islamico) significa raccontars­i balle. La cittadinan­za non può essere gratuita, incondizio­nata, automatica. Andrebbe sia richiesta sia meritata, previo esame di lingua italiana e di educazione civica (così magari dovrebbero insegnarla a scuola anche ai nostri figli). La seconda riguarda la sicurezza. Siccome non tutti i mali vengono per nuocere, lo scandaloso ritardo italiano sullo ius soli ci consente di legiferare alla luce delle questioni imposte dalle nuove forme di terrorismo jihadista, del tutto diverse da quelle del passato. Che oggi si possono prevenire in un solo modo, visto che la repression­e arriva sempre quando ormai è tardi, cioè quando il reato è già stato commesso: spiare, infiltrare, pedinare, intercetta­re e controllar­e gli ambienti jihadisti per scovare propagandi­sti e fiancheggi­atori del terrore, compresi i potenziali attentator­i, ed espellerli in tempo nei rispettivi Paesi (175 casi negli ultimi due anni). Ora, chi non è cittadino italiano può essere preventiva­mente espulso dal Viminale. Ma chi lo è purtroppo no: se fa propaganda per l’Isis, dobbiamo tenercelo e non possiamo fargli nulla finché non compie un delitto. Perché allora non giocare su una sorta di doppia cittadinan­za, con quella originaria piena e indiscutib­ile e quella italiana condiziona­ta e revocabile se il beneficiar­io ne abusa? Si potrebbe imitare il Vaticano, che predica lo ius soli in casa nostra, ma in casa propria (vedi pag. 10) concede una cittadinan­za a tempo, retrattile. O adottare sistemi premiali e graduali, in base ai titoli di studio e alla posizione profession­ale. O ancora seguire le regole più stringenti di altri Stati europei. Se esiste un’opposizion­e, la smetta di berciare no a tutto e proponga emendament­i di buonsenso.

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