Dalla Prima
Come
dimostrano le primarie del Pd taroccate dalle truppe cammellate straniere.
4) False paure. Alcune ragioni sventolate dai nemici della legge sono inaccettabili: quelle xenofobe della Lega e delle altre destre che agitano gli spauracchi dell’invasione, della contaminazione razziale, della perdita di identità, dello scontro genetico di civiltà; e quelle benaltriste dei 5 Stelle, che non rifiutano il principio dello ius soli (in passato avevano presentato disegni di legge simili a quello in cantiere), ma dicono che i problemi sono altri e che non è questo il momento. Altri argomenti sono più seri. Come il rischio di incentivare l’immigrazione clandestina (vengo in Italia di nascosto, partorisco, mi sottraggo al rimpatrio, aspetto la solita sanatoria e poi todos caballeros), peraltro inevitabile e comune agli altri Paesi Ue che riconoscono a vario titolo lo ius soli. E può essere scongiurato non rinunciando a un giusto principio, ma facendo rispettare seriamente la legge da tutti, italiani e stranieri.
5) Obiezioni fondate. La prima riguarda lo ius culturae: come notava già Giovanni Sartori, non un adepto del Ku Klux Klan, pensare che 5 anni di scuola elementare bastino ad assicurare la conoscenza dell’italiano ( non la garantiscono neppure agli italiani) e dei principi costituzionali fondamentali (a partire dalla laicità dello Stato, piuttosto negletta nel mondo islamico) significa raccontarsi balle. La cittadinanza non può essere gratuita, incondizionata, automatica. Andrebbe sia richiesta sia meritata, previo esame di lingua italiana e di educazione civica (così magari dovrebbero insegnarla a scuola anche ai nostri figli). La seconda riguarda la sicurezza. Siccome non tutti i mali vengono per nuocere, lo scandaloso ritardo italiano sullo ius soli ci consente di legiferare alla luce delle questioni imposte dalle nuove forme di terrorismo jihadista, del tutto diverse da quelle del passato. Che oggi si possono prevenire in un solo modo, visto che la repressione arriva sempre quando ormai è tardi, cioè quando il reato è già stato commesso: spiare, infiltrare, pedinare, intercettare e controllare gli ambienti jihadisti per scovare propagandisti e fiancheggiatori del terrore, compresi i potenziali attentatori, ed espellerli in tempo nei rispettivi Paesi (175 casi negli ultimi due anni). Ora, chi non è cittadino italiano può essere preventivamente espulso dal Viminale. Ma chi lo è purtroppo no: se fa propaganda per l’Isis, dobbiamo tenercelo e non possiamo fargli nulla finché non compie un delitto. Perché allora non giocare su una sorta di doppia cittadinanza, con quella originaria piena e indiscutibile e quella italiana condizionata e revocabile se il beneficiario ne abusa? Si potrebbe imitare il Vaticano, che predica lo ius soli in casa nostra, ma in casa propria (vedi pag. 10) concede una cittadinanza a tempo, retrattile. O adottare sistemi premiali e graduali, in base ai titoli di studio e alla posizione professionale. O ancora seguire le regole più stringenti di altri Stati europei. Se esiste un’opposizione, la smetta di berciare no a tutto e proponga emendamenti di buonsenso.