Battaglia di Mosul: trappola mortale anche per gli inviati
Due giornalisti francesi e un collega iracheno finiti su una mina, preparavano uno speciale per France 2
Neanche Véronique Robert ce l’ha fatta. La giornalista franco-svizzera era rimasta gravemente ferita nell’esplosione di una mina a Mosul, in Iraq, la stessa che aveva ucciso i suoi due colleghi, Stéphan Villeneuve, francese, e Bakhtiyar Haddad, iracheno.
I tre inviati sono morti facendo il loro mestiere, in una città pericolosa, anche a dispetto del rischio che sapevano di correre. Tutti e tre erano specialisti dei terreni di guerra. Stéphan Villeneuve, 48 anni e 4 figli, aveva cominciato come fotoreporter in Bosnia a 25 anni.
DOPO SARAJEVO, aveva seguito per diversi anni all’agenzia Capa il Rwanda, lo Yemen, la Libia, l’Iraq. In un intervento a L i bé r a t io n i suoi genitori hanno scritto: “Avevamo capito che della tua passione avresti fatto il tuo mestiere, per realizzarti, per essere felice. Il pericolo? Era il prezzo da pagare per la tua mordace voglia di vivere. Lo abbiamo accettato”. E ancora: “Tutto è andato così in fretta, ma la tua vita è stata quella che desideravi, ricca, utile. Lasci i tuoi reportage potenti e sinceri che non dimenticheremo mai e che faremo vivere”,
Véronique Robert, 54 anni, viveva con la famiglia a Dubai e seguiva i conflitti mediorientali per Par is Match, Marianne e Le Figaro. L’amica e collega Caro- line Mangez la descrive come una donna “iper-femminile, sottile come un fiammifero, senza peli sulla lingua, molto determinata e rigorosa”. Questa volta erano a Mosul per realizzare un reportage della trasmissione “Envoyé Spécial” di France 2. Assieme a loro c’erano un altro collega francese, Samuel Forey, che vive in Medio Oriente dal 2011 dove lavora per diversi media, e il giornalista e interprete iracheno di orgini curde Bakhtiyar Haddad, che collaborava regolarmente con i media francesi in zone di conflitto. Un coraggio, quello di andare a vedere le guerre con i propri occhi per raccontarle al mondo, in nome della verità, che sono ancora
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