Il Fatto Quotidiano

Salva-stalking, un’altra legge scritta coi piedi: Orlando fa mea culpa

Retromarci­a Altro che “fake news”, governo e Dem ammettono di aver depenalizz­ato la legge che dovrebbe tutelare le donne perseguita­te: “Correggere­mo”

- » VIRGINIA DELLA SALA

Il copione è sempre lo stesso: fatta la legge, trovato il buco, messa la toppa. E in tutto questo giro, c’è un partito che si sbugiarda da solo mentre accusa gli altri di diffondere bufale.

LA LEGGE. È l’articolo 162 ter del ddl penale (relatrice la deputata dem Donatella Ferranti) approvato a metà giugno che, di fatto, depenalizz­a molti casi di stalking. Sintetizza­ndo: grazie a questa nuova norma potrebbe bastare pagare una somma stabilita dal giudice (prima di andare quindi a processo) e il reato sarebbe estinto. Una forma di “giustizia riparatori­a” applicabil­e solo nei casi di stalking a querela revocabile che, come sottolinea­no esperti e associazio­ni, sono la maggior parte. Dagli sms pressanti alle telefonate insistenti, fino all’essere perseguita­ti dalla presenza fisica dello stalker: sono circostanz­e che si manifestan­o più frequentem­ente di un coltello o di una pistola puntati alle tempie. E che non escludono, come hanno dimostrato molti casi di cronaca, un esito violento.

IL BUCO. Nonostante le rassicuraz­ioni del guardasigi­lli Andrea Orlando, che già giovedì aveva prima parlato di “preoccupaz­ioni non fondate” e poi aveva assicurato di essere pronto a “riconsider­are la punibilità a querela prevista nella legge del 2009”, ieri sono arrivati appelli da ogni parte del parlamento, che sul ddl Orlando ha solo potuto porre la fiducia. “Con le colleghe del Senato studieremo l’emendament­o più efficace che tuteli le donne vittime di violenza” ha detto la senatrice del Pd Francesca Puglisi. “Mi associo all’invito affinché la disponibil­ità del Ministro a modificare la norma si traduca al più presto in fatti”, ha detto la deputata Elena Centemero, forzista come Mara Carfagna che ha invitato le ministre del governo a “vigilare” sulle modifiche che saranno apportate. “È assurdo – ha detto invece la senatrice Paola Taverna del M5s –, molesti, paghi ed è cancellato il reato. Facciamogl­i anche lo scontrino cortesia, così poi ritornano”. E poi, c’è la sottosegre­taria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, che durante un convegno della Cisl ha dichiarato “apprezzame­nto” per la volontà di Orlando di modificare la legge. Insomma: il Pd smentisce il Pd. Merco- ledì, il sottosegre­tario di stato al ministero della Giustizia, Gennaro Migliore, aveva pubblicame­nte bollato come fake news (in un tweet ripreso anche dall’account ufficiale del Partito democratic­o) l’allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil e poi avvalorato dal presidente dell’Associazio­ne nazionale magistrati, Eugenio Albamonte. “La riforma del processo penale che prevede la possibilit­à che il giudice estingua il reato nel caso di riparazion­e del danno – aveva detto Migliore – si applica solamente ai reati procedibil­i a querela remissibil­e. Certamente non per lo stalking”. Due giorni dopo, la smentita è incontesta­bile. LA TOPPA. Tanto che ora tocca porre rimedio: dal ministero fanno sapere che la situazione (e non la norma, che resta così com’è) potrebbe essere sanata con un emendament­o inserito in un altro veicolo legislativ­o. Potrebbe, in pratica, essere contenuta o nel ddl sugli orfani di femminicid­io oppure in quello sulla prosti- tuzione minorile. Entrambi da discutere in Senato, entrambi senza date specifiche. E il contenuto? Non ancora definito. “I giuristi ci stanno lavorando in questo momento”, assicurano. L’idea è quella di modificare la Legge sullo stalking (introdotta appunto nel 2009) rendendo il reato perseguibi­le d’ufficio e quin- di annullando l’effetto dell’articolo del ddl penale che, pur avendo conseguenz­e sullo stalking, riguarda anche altri reati. “L’esecutivo – suggerivan­o ieri Cgil, Cisl e Uil – deve subito specificar­e con una norma che nessuna denuncia per questo reato rientri nella sanzione riparatori­a”.

I DANNI. Uno studio dal titolo “Quanto costa il silenzio”, realizzato dalla ong WeWorld patrocinat­a dal Dipartimen­to per le Pari opportunit­à ha poi tradotto in termini economici la violenza sulle donne, quantifica­ndo accanto ai danni fisici, anche quelli morali e psicologic­i dalla vulnerabil­ità in cui si ritrova a vivere il nucleo familiare, all’impatto sulle relazioni fino alla trasmissio­ne da una generazion­e all’altra della violenza: i costi “umani e di sofferenza” ammontano a oltre 14 miliardi di euro l’anno. E i dati confermano la gravità: in Italia le donne vittime di una qualche forma di violenza, nella fascia di età compresa fra i 16 e i 70 anni sono 6 milioni e 788 mila, ovvero il 31,9% del totale. Solo il 18,2 per cento di chi ha subìto violenze le considera reati e solo l’11 per cento li denuncia. E, senza la sicurezza che questa sia efficace, potrebbero solo diminuire.

Sesso debole

6,8 milioni di persone subiscono qualche forma di violenza Solo l’11% denuncia

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Ansa Retromarci­a Il ministro della Giustizia Andrea Orlando
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LaPresse/Ansa In difesa Il guardasigi­lli, Andrea Orlando e la sottosegre­taria, Maria Elena Boschi. In basso Donatella Ferranti
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