Sms, pedinamenti: ora basta una multa E intanto le donne vengono uccise
Si parte sempre da comportamenti ossessivi. Poi scatta l’omicidio
Dopo
la denuncia per stalking presentata dalla sua ex compagna, a Vittorio Vincenzi era stato permesso in rarissime occasioni di recarsi nella casa dove avevano convissuto. Una di queste è stata il compleanno della loro figlia, la più piccola dei due. Una festa prima trasformata nel teatro dell'ennesimo litigio e poi finita in tragedia: l'uomo ha strangolato la donna, Elizabeth Huayta Quispe, e ha subito confessato per telefono l'omicidio a un parente. Quando sono accorse le forze dell'ordine, lo hanno trovato in stato confusionale.
Questa vicenda è accaduta a Seveso, in provincia di Monza e Brianza, alla fine di no- vembre 2016. Assieme a tante altre storie simili dimostra quanto sia necessario fermare in tempo chi si rende colpevole di atti persecutori. Perché, sebbene non si tratti di un automatismo, le cronache raccontano troppo spesso che il passo da un pedinamento asfissiante alla vera e propria violenza è breve. Ed è su questo che stanno insistendo quelli che in questi giorni conte- stano la riforma del reato di stalking: sottovalutare le azioni considerate meno gravi con una multa – sostengono - sarebbe un grosso errore.
Anche la ventenne Giordana Di Stefano, di Catania, sperava di ottenere giustizia dopo che nel 2013 aveva segnalato alle autorità i comportamenti ossessivi del suo ex compagno, dal quale aveva avut o an c h e una bambina. Il 6 ot- tobre del 2015 doveva essere la data della prima udienza del procedimento penale: è stato invece il giorno della morte della donna, inferta con 42 colpi di coltello. Antonio Luca Priolo è stato poi arrestato a Milano e ora è sotto processo.
Si parte da un inseguimento, che diventa una lite e culmina in aggressione. Uno schema che si ripete. Nel centro di Genova, una settimana fa, un cinquantenne di nome Roan Samarasinghe ha colpito con una lama sia la sua ex compagna sia un signore che, passato per caso, aveva provato a difenderla. In questo caso la tragedia è stata solo sfiorata ma, tanto per cambiare, si trattava di una persona già accusata di atti persecutori. Circostanza la quale alimenta la convinzione che anche questo episodio poteva e doveva essere evitato.
(In)giustizia Molto spesso fidanzate e mogli sporgono denuncia, ma non basta a fermare il killer
L'OMICIDIO di Ester Pasqualoni, avvenuto dieci giorni fa a Sant'Omero in provincia di Teramo, è ancora nella memoria di tutti perché ha scosso il Paese. La dottoressa cinquantatreenne, madre di due ragazzi di 14 e 16 anni, era vittima di uno stalker da oltre dieci anni. Aveva denunciato i continui appostamenti e i messaggi ri-
cevuti, ma – secondo i racconti – non ne parlava quasi con nessuno. Il 20 giugno è stata uccisa nel parcheggio dell'ospedale nel quale aveva appena terminato il turno di lavoro. Tre giorni dopo, l'uomo è stato ritrovato morto impiccato.
A fare le spese, però, non è sempre la donna. A poche ore di distanza dal delitto Pasqua- loni, qualcosa di molto simile è avvenuta a Cellole, nel Casertano. La vittima questa volta è l'imprenditore Giuseppe Capraro, accoltellato dall'ex compagno della sua convivente. Quest'ultimo era stato arrestato nel 2016 proprio per lo stalking ai danni della donna, ma ad aprile di quest'anno è stato scarcerato. Ha approfittato della ritrovata libertà, insomma, per regolare i conti con chi aveva preso il suo posto.
QUALCHE VOLTAcapita anche che i ruoli si invertano, cioè che l'omicida sia la vittima delle molestie. Il 19 giugno a Villongo, nel Bergamasco, una signora di 44 anni ha investito e ucciso un albanese. I due non avevano avuto un rapporto sentimentale, ma l'uomo la stava minacciando da tempo, secondo quanto aveva lei stessa raccontato ai carabinieri. Quel giorno era appostato nel parcheggio della biblioteca e a quanto pare aveva un coltello in mano. La donna, in preda al panico, lo ha travolto con l'automobile.