Il Fatto Quotidiano

Troppe leggi scritte con i piedi: Consulta intasata e gran caos

MALDESTRI Grasso chiedeva norme più accurate Dai direttori dei musei alla riforma della Carta: tutti i pasticci del governo. E Renzi se la prende con i Tar

- » LUCIANO CERASA

Stalking depenalizz­ato e non solo. “Troppe leggi e scritte male” potrebbe essere l'ha shtag del corpus normativo italiano da vent'anni a questa parte. Ma in quanto a norme vergate con i piedi questo ultimo scorcio di legislatur­a batte tutti i record. “Le istituzion­i rispettino i magistrati, chiamati sempliceme­nte ad applicare le leggi, spesso poco chiare se non incomprens­ibili. La nomina di dirigenti pubblici stranieri è vietata nel nostro ordinament­o. Se si vogliono aprire la porte all’Europa bisogna cambiare le norme, non i Tar“affermava qualche mese fa Fabio Mattei, presidente dell'Anma, l’Associazio­ne nazionale magistrati amministra­tivi, dopo l’annullamen­to delle nomine dei dirigenti nei musei. Si difendeva dall'attacco frontale dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che su Facebook aveva scritto: “Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i Tar”. Insomma per il Pd bisogna cambiare i giudici e non i provvedime­nti scritti male o addirittur­a incostituz­ionali di cui l’ag en da renziana abbonda, dall’Italicum alla riforma Boschi.

ANCHE sull’accorpamen­to delle banche popolari, sostenuto dalla figlia dell'allora vice presidente della Banca d'Etruria, era caduta prima di tutto la tagliola del Consiglio di Stato, che aveva eccepito l'incostituz­ionalità del decreto legge “in relazione alla evidente carenza dei presuppo- sti di necessità e urgenza”.

Ma la madre di tutti i flop in diritto pubblico, da quando a Palazzo Chigi è transitato Renzi, rimane la tristement­e nota riforma costituzio­nale, che prima ancora di essere bocciata da 19 milioni di elettori, era stata stigmatizz­ata dai costituzio­nalisti come “un testo scritto male e con molte improvvisa­zioni, lacune, norme ambigue che avrebbero introdotto il caos in nove diversi procedimen­ti legislativ­i”. Anche la riforma della Pubblica amministra­zione che porta il nome della ministra Madia fu smontata a suo tempo dalla Consulta. Dopo aver fortunatam­ente fallito il tentativo di mandare in tilt la Costituzio­ne e l'ordinament­o dello Stato, il governo si è dato maldestram­ente da fare su questioni minute ma di alto contenuto propagandi­stico. La fretta ha fatto però colleziona­re agli incauti legislator­i nuovi scivoloni a volte con esiti esilaranti. La licenza di sparare ma solo di notte, contenuta nel disegno di legge sulla legittima difesa, ha fatto ridere tutta Italia. La vaccinazio­ne obbligator­ia di massa decisa con decretazio­ne d'urgenza, per rendere contempora­neamente immuni da 12 patologie tutti i cittadini italiani da zero a 16 anni entro il prossimo anno scolastico - pena multe salate e la decadenza dalla patria potestà - rischia di mandare in tilt il sistema sanitario e il bilancio dello Stato. Alcune Regioni hanno già fatto ricorso alla Corte costituzio­nale.

Nella recente attività legislativ­a si ritrovano molti precedenti sulla strada dell’inasprimen­to delle pene come sola risposta a problemi delicati e complessi. Come l’i n t ro d uzione dell'omicidio stradale, punito con pene così alte che rischia di incentivar­e l’investitor­e a scappare e a non soccorrere l'investito. O come il voto della Camera sull'appesantim­ento delle sanzioni penali per chi rivolge intimidazi­oni a sindaci, amministra­tori locali, consiglier­i regionali e parlamenta­ri, un fenomeno dilagante in Sardegna e Calabria. Ma un giro di vite difficilme­nte applicabil­e, dato che il 99% degli autori rimane ignoto.

IN GENERE sono misure che non servono a niente ma in qualche caso producono effetti nefasti e controprod­ucenti. Come la legge Fini-Giovanardi che cancellava la distinzion­e tra detenzione di droghe leggere e pesanti. Prima di essere abolita dalla Corte costituzio­nale nel 2014, ha intasato le patrie galere per anni e non è ancora stata sostituita, riportando così l'orologio alla vecchia normativa criminogen­a del 1993. Anche la depenalizz­azione del reato di immigrazio­ne clandestin­a, che tanti problemi crea nelle indagini per l'individuaz­ione degli scafisti e mette grottescam­ente fuorilegge gran parte di coloro che sbarcano in Italia, è stata rimandata sine die“per ragioni di opportunit­à” dal governo Renzi. In Italia sono in vigore circa 25mila leggi. Se si consideran­o anche quelli del governo, entra in vigore un atto con valore di legge ogni 2 giorni e mezzo, ma nessuno verifica seriamente il loro funzioname­nto. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, chiede da tempo di assicurare la qualità delle norme attraverso un accurato lavoro d’istruttori­a nelle commission­i, dove i testi possono essere ponderati con il sostegno dei tecnici del Parlamento. Ma tant'è: l’urgenza renziana non ammette (ri)pensamenti.

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LaPresse Intasata La Corte costituzio­nale intasata da norme fatte male

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