Il Fatto Quotidiano

La mini-Leopolda triste Sala: “Non ho la tessera”

Il primo cittadino è l’unico che fa autocritic­a, mentre Martina elogia il capo

- » GIANNI BARBACETTO

La mini-Leopolda milanese del Pd arriva dopo la batosta delle amministra­tive. In un teatro-tendone alla periferia di Milano, il Linear Ciak dove si è esibito anche Beppe Grillo, arriva Matteo Renzi a cercare di galvanizza­re le truppe. È il “Forum nazionale del P d”. Titolo: “Italia 2020”, “perché il futuro è il nostro orizz onte”, dice il ministro Maurizio Martina che ha il compito di aprire i lavori. Prima di lui, però, è Vasco Rossi a dettare la linea: “Non è facile pensare di cambiare/le abitudini di tutta una stagione”, canta a tutto volume. Solo dopo di lui parte l’Inno di Mameli e tutti in piedi.

MATTEO RENZI, prima di prendere posto accanto al sindaco di Milano Giuseppe Sala, attraversa la sala in un lungo tripudio di se l fi e, battute e strette di mano. Poi raggiunge gli altri in platea, il vicesegret­ario Lorenzo Guerini, i ministri Dario Franceschi­ni, Andrea Orlando, Claudio De Vincenti e Valeria Fedeli, i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, e poi Emanuele Fiano, Matteo Orfini, Matteo Richetti, Roberto Giachetti, Piero Fassino, Gianni Cuperlo, Barbara Pollastrin­i.

Martina cerca di scaldare la platea e curare le ferite, ben attento a non mettere in discussion­e il segretario e a non ammettere la sconfitta: “Altro che partito personale: siamo una comunità, una rete così organizzat­a che in tempi di antipoliti­ca militante riesce a mobilitare 2 milioni di persone per eleggere il segretario e scegliere la linea politica”. Dopo l’applauso, il seguito: “Ora dunque non è possibile aprire un secondo tempo con- g re s su a l e”. Avanti così, insomma, malgrado il disastro elettorale: “Abbiamo avuto un difficile voto amministra­tivo. E il tema dell’astensione ci rig ua r da ”, ammette. Ma poi, prosegue con un discorso tutto orgoglio di partito e niente ricerca delle ragioni della sconfitta. “No alle polemiche, no ai personalis­mi, no alle discussion­i sui destini personali, no ai veti alle persone”. Il Partito democratic­o resta il cuore della politica italiana: “Non ci può essere centrosini­stra senza Pd. Dobbiamo portare nel nuovo secolo le ragioni della sinistra italiana”.

Spiega Martina che il Pd non è contro, ma per. Strappa però altri applausi quando scandisce che “senza Pd non c’è argine alle derive populiste e antisistem­a” e quando tira due stoccate ai Cinquestel- le sul reddito di cittadinan­za (“assistenzi­alismo”) e sullo Ius Soli (“abbiamo capito di che pasta sono fatti”). “Se cercate la sinistra, la trovate nel reddito d’inclusione, nel superament­o di Equitalia, nei 19 miliardi di recupero dell’evasione fiscale, nella diminuzion­e della pressione fiscale, n el l’anticipo pensionist­ico, nel bonus cultura, nella quattordic­esima ai pensionati, nelle unioni civili” e via elencando i successi del governo.

Dopo un discorso così allineato, perfino Giuseppe Sala appare un guastatore, un frondista antirenzia­no, che comincia ricordando di non avere la tessera del Pd e prosegue dicendo che “la sconfitta c’è stata, e anche dura”. E“non illudiamoc­i che l’elettore emiliano di famiglia comunista che ha votato Lega alle amministra­tive torni a votare Pd alle politiche”. Una stoccata alle primarie: “Possiamo diventare campioni mondiali di metodo, ma poi perdiamo perché non scegliamo i candidati più competitiv­i, come sa fare il centrodest­ra”.

PER SALA, gli elettori hanno “due ossessioni: l’immigrazio­ne e il lavoro” e il Pd “non ha saputo fare abbastanza”. Del resto, non ci si può stupire dei risultati elettorali “se si passano dodici mesi a litigare. E quando si litiga, le colpe non sono mai da una parte sola”. Ma le critiche – fuoco amico? – restano sospese. A differenza che nei vecchi cineforum, qui alla mini-Leopolda non “segue dibattito”. Si volta pagina e si apre il siparietto glamour della serata, con l’intervento dell’ex ct della nazionale di pallavolo Mauro Berruto, che spiega quanto sia importante “fare squadra” proprio davanti al re dei solisti, Renzi, che lo applaude beato.

Oggi il Forum prosegue con il professor Roberto Burioni, grande difensore dei vaccini; Lucia Annibali, l’avvocato sfregiata dall’ex fidanzato con l’acido; e don Luigi Ciotti, prete della legalità e promotore di Libera. Poi le discussion­i (“piazze tematiche”) in 5 gruppi. Per finire, fuochi d’artificio: parla Renzi. Mentre a Roma Pisapia prova a riunire la sinistra.

Per oscurare gli altri Renzi rinvia a oggi il discorso previsto ieri per non lasciare i media a Pisapia I ministri

In trasferta anche il “dissidente” Franceschi­ni e poi Fassino e Orlando

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LaPresse Coppie Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il segretario Dem, Matteo Renzi

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