Ricollocamenti, le richieste impossibili di Palazzo Chigi
Lo
Stato presidente di turno dell’Unione europea, l’Estonia, avverte: nel vertice informale dei ministr i d el l’ I n te rno del 6 e 7 luglio a Tallinn non ci saranno decisioni sui migranti. Già svanite le dichiarazioni di solidarietà all’Italia di questi giorni, dopo i 12 mila sbarchi in 48 ore? Sì e no. Il vertice informale non può decidere nulla, la precisazione dell’Estonia era una nota tecnica che assume un indesiderato valore politico. A Bruxelles la Commissione europea di Jean-Claude Juncker sta lavorando per dare qualche supporto concreto all’Italia e dopo il weekend dovrebbe dare qualche segnale, la minaccia del blocco dei porti per le navi private delle Ong che salvano migranti ha scosso Bruxelles dal torpore. Ma non è facile. Soprattutto perché non si sa bene cosa chiede Roma.
C’È UN PROBLEMAeconomico: l’Italia, assistendo al boom di sbarchi in corso da mesi, ha preventivato nel Def di aprile una spesa per l’accoglienza di 4,7 miliardi nel 2017. Un’enormità, ma la discussione su quanti scorporarne dal deficit partirà in autunno. Per ora serve un intervento immediato che riduca lo stress per forze di sicurezza e amministrative che gestiscono gli sbarchi. C’è un solo modo: con i ricollocamenti. Finora solo 7.000 persone identificate in Italia sono state mandate in altri Paesi dell’Ue. Il problema non è solo la riottosità degli altri Stati ad accoglierli. Ma i requisiti per i ricollocamenti: si possono spostare solo i rifugiati, che per l’Italia sono quasi solo eritrei e qualche nigeriano. Bisognerebbe convincere gli altri 27 Paesi dell’Ue a prendersi persone – identificate – che non hanno titolo di stare in Europa ma devono essere rispedite nei propri Paesi, se possibile, o contenuti in centri di detenzione. Nessuno li vuole, come ha ricordato il presidente francese Emmanuel Macron, a nome di vari Stati membri. La soluzione a questo stallo, per ora, non c’è.