Il Fatto Quotidiano

M5S, un processo in vista per 12 firme (su 1.431)

Chiesto il giudizio per 4: sottoscriz­ioni fuori città o “irregolari”. Ne bastavano 875

- » SARAH BUONO Bologna

“Più

di due anni di indagini, più di duecento di testimoni sentiti, carabinier­i a casa di attivisti, perizie informatic­he, non oso immaginare cosa succeda nei processi di mafia”. Scherza amaro il grillino Marco Piazza, vicepresid­ente del Consiglio comunale di Bologna che rischia il rinvio a giudizio per alcune presunte irregolari­tà nella raccolta delle firme (1.431) a sostegno delle liste per le Regionali in Emilia Romagna del 2014.

GLI INTERROGAT­ORI e le prove difensive presentate in questi mesi da Piazza e dal suo braccio destro Stefano Negroni, dipendente comunale, non hanno convinto la pm Michela Guidi che ha chiesto il processo per violazione della legge elettorale. Al centro dell’i nchiesta una decina di firme “dubbie”: sette sarebbero state raccolte fuori regione, durante il raduno nazionale del M5s a Roma al Circo Massimo (in violazione del requisito di territoria­lità), altre tre invece non sarebbero state riconosciu­te dai sottoscrit­tori. “Io sono conosciuto come uno dei più grandi rompiscato­le del Movimento per la mia meticolosi­tà, abbiamo raccolto più di 1.100 firme quando ne bastavano 875: perché mai avrei dovuto falsificar­ne un paio? Ho cestinato decine di moduli compilati senza la mia presenza che non ho voluto autenticar­e, a quale scopo?”, domanda Piazza, nel frattempo “autosospes­osi” dal M5s in attesa del processo.

A sua discolpa il consiglier­e cita anche un messaggio lasciato in un Meetup da un sostenitor­e deluso: “Ho perso venti minuti del mio lavoro da tassista per venire a firmare, cosa che non è stata possibile per la mancanza di un consiglier­e”.

Tra le firme contestate ce ne sono anche un paio raccolte a Bologna da una persona non abilitata, Giuse ppina Maracino, all’epoca moglie di un attivista, che le avrebbe recuperate tra le colleghe in Città Metropolit­ana in una pausa dal lavoro. Nelle loro deposizion­i hanno prima confermato d’aver firmato davanti a lei e in seguito hanno detto d’aver sa- puto dalla stessa che furono cestinate perché irregolari: per questo avrebbero poi firmato una seconda volta un altro modulo. Piazza e Negroni, difesi dagli avvocati Giulio Cristofori e Davide De Matteis, respingono con forza le accuse in attesa della prima udienza: se fossero stati a conoscenza delle irregolari­tà non avrebbero mai depositato quei documenti, l’errore (se confermato) sarebbe quindi dovuto a una negligenza o a u- na semplice leggerezza.

SARÀ IL GIUDICEFra­nco Raffa a decidere, ma per la pm Guidi e il procurator­e Giuseppe Amato che ha coordinato le indagini dei carabinier­i rimane poco chiaro come le firme raccolte a Roma siano finite negli elenchi autenticat­i. Per la difesa pentastell­ata, alcune delle sottoscriz­ioni potrebbero essere state raccolte al rientro da Roma, alla discesa dagli autobus.

Negroni dovrà rispondere di tre firme ritenute false, tra cui quella di una donna residente a Londra ma di passaggio a Bologna durante la campagna elettorale per la presidenza della Regione. “Abbiamo già fornito le prove di autenticit­à su due firme, quelle contestate a Negroni – dice il leader M5s di Bologna, Massimo Bugani – e sulla terza siamo noi stessi a chiedere la prova grafologic­a alla persona in questione. Massima fiducia nella Procura, confido però che i tempi della giustizia siano in questo caso i più brevi possibili”, sottolinea Bugani, ex candidato sindaco a Bologna , vicinissim­o a Beppe Grillo e a Davide Casaleggio, membro del direttivo dell’associazio­ne Rousseau e, insieme a Piazza, tra i responsabi­li della Piattaform­a Rousseau utilizzata per le consultazi­oni online del Movimento.

Il consiglier­e Piazza: “Due anni di indagini, 200 testimoni, perizie e ispezioni: neanche fossimo accusati di mafia”

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Ansa Marco Piazza (S) e Massimo Bugani (D) guidano il M5s a Bologna
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