Fini e Sallusti, caso chiuso: dal duello alla bicchierata
Alessandro Sallusti ha nuovamente replicato sul Giornaledella famiglia Berlusconi a Massimo Fini, che l’aveva sfidato a duello dopo un primo attacco al l’ar ti colo: “Il pm Wo o dcock, nemico p ub bl ic o dell’Italia ladra” ( Il Fatto del 27 giugno 2017): “Che brutta cosa apprendere – scrive il direttore del Giornale – che la difesa servile di John Woodcock è tutta, ma proprio tutta, farina del tuo sacco. Già questo per me è un colpo al cuore, il duello l’hai già vinto. (...) Potevi sfidarmi sui libri letti (e scritti), sul quoziente intellettivo, pure sul fascino e avresti vinto facile. Per sparare non ci vuole testa ma occhio, in questo sono meno acciaccato di te. Non avresti scampo. Controproposta: facciamola fuori davanti a una bottiglia di buon vino. Perché “in vino veritas”, e lì cadrai. Ne sono certo”. Ecco la controreplica di Fini:
Ame premeva che tu riconoscessi la mia integrità morale e profess ionale. E questo hai fatto. Su W o o dcock e tutt o l’ u n iverso mondo si possono avere, legittimamente, opinioni diversissime com’è stato spesso fra noi, anche se non sempre perché a mia volta devo riconoscere che nonostante io sia un antiberlusconiano doc dal 1986, quando l’allora Cavaliere, non ancora politico, presentò il Milan all’Arena con contorno di majorettes, attricette e cantanti, cioè all’am er ic an a, preannunciando la fine del nostro giocattolo preferito, Il Giornale e i media della destra hanno avuto sempre molta attenzione per il mio lavoro di intellettuale e di scrittore, mentre se fosse stato per la cosiddetta sinistra (compreso il manifesto di cui sono stato, in un loro periodo di défaillance, anche azionista) io non sarei esistito, culturalmente, in questo Paese.
A bere posso andare avanti fino alle sei del mattino e oltre. Benissimo quindi per la bicchierata. Perché, in questo caso, sarai tu a non avere scampo.