Al confine un obitorio a cielo aperto: America, ti voglio da morire
Il flusso di migranti non si ferma, ci sono 400 arresti al giorno e si muore ancora
Voglia d’America da morire. Nei deserti lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, ne ha uccisi più l’immigrazione clandestina che l’11 Settembre e l’uragano Katrina messi insieme: gli attacchi contro New York e Washington nel 2001 fecero 3000 vittime, i vortici di vento e le inondazioni sulla Louisiana e gli Stati limitrofi nel 2005 quasi 2000. Passare il Rio Bravo o la frontiera di terra più a Ovest è pericoloso quasi come attraversare il Mediterraneo sui barconi: almeno 6000 vittime documentate in 15 anni.
E I BOLLETTINIdi morte si sono fatti drammaticamente più frequenti quest’anno, nell’era di Trump. ‘Liquidato’ il clima, avviando a liquefazione i ghiacciai, il presidente Donald Trump è tornato a occuparsi d’immigrazione. Bloccata dal Congresso, perché mancano i soldi, l’elevazione del muro al confine con il Messico, l’Amministrazione persiste nella stretta anti-immigrati - il numero degli arrestati è salito del 38% nei primi 100 giorni di Trump presidente, con una media di oltre 400 al giorno - e nell’atteggiamento anti-Islam; per la prima volta da almeno vent’anni, la Casa Bianca non ha organizzato la consueta cena per la comunità musulmana a fine Ramadan. Parlando nello Iowa, che non è proprio terra di frontiera, Trump annuncia come imminenti nuove regole sull'immigrazione: “Chi vuole entrare negli Usa deve potersi sostenere finanziariamente e non potrà avere i benefici del welfare per almeno cinque anni dal suo ingresso”.
Quanto al muro, una promessa elettorale, accantonata l’idea strampalata che lo paghi il governo messicano, l’idea, altrettanto strampalata, è ora di attrezzarlo con pannelli solari che produrranno energia e ne ripagheranno il costo.
Nonostante la stretta e le minacce di giri di vite ulteriori, il flusso dei migranti non s’arresta. Anzi, le prospettive di muri più alti e di riforme penalizzanti spingono forse i disperati a serrare i tempi dei viaggi. Del resto, l’economia va bene e i posti di lavoro per gente senza pretese non mancano. Così, nei deserti lungo il confine tra il Messico e il Sud degli Usa, Texas, New Mexico, Arizona, si consuma una strage che – come detto – è paragonabile per dimensioni ai naufragi dei migranti nel Mediterraneo. Ma di quelle vittime, più immanenti di quelle in mare, perché i loro resti sono ben visibili lungo i sentieri della morte, poco si parla, nell’America di Trump.
LA COPERTINA dell’inchiesta realizzata per il New York Times da Manny Fernandes, con fotografie di George Etheredge che sono un pugno nello stomaco, è agghiacciante: una galleria di crani, ciascuno con un numero di identificazione. Quel che resta di persone che, dopo avere illegalmente passato il confine tra Messico e Usa, sono morte nel deserto, di sete, di fame, di stenti, di fatica.
I loro corpi, talora abbandonati, talora sepolti alla meglio da compagni di viaggio, sono stati trovati, ma, in assenza di documenti, non sono stati identificati. Alcuni teschi sono bianchi calcificati, come le carcasse degli animali dei film western; uno è traversato da una striscia di tinta rossa, lasciata dalla decomposizione di una bandana che quel disgraziato portava in testa per ripararsi dal sole.
Un obitorio per immigranti clandestini allestito alla Texas
State University accoglie i resti senza nome di
212 persone: il laboratorio dell’Ateneo, a San Marco, si sforza di identificarli, incrociando dati e dna disponibili e facendo l’inventario degli oggetti trovati. Ma è un granello di sabbia di pietà in un deserto di morte.
“Vogliamo restituire loro almeno il nome”, spiega al NYT Timothy P. Gocha, un antropologo forense impegnato nell’Operation Identification: “Ciascuno di loro merita di più d’un numero”. dietro s’intravedono vicende umane, fedi religiose: il Caso 377 portava dentro una croce un grano di riso con su incisi due nomi, Sara e Rigo, forse i figli; il caso 519 aveva con sé le pagine dei Salmi strappate da una Bibbia in spagnolo. Dal 2000 a oggi, la Border Patrol, la polizia di frontiera rafforzata da Trump con migliaia d’effettivi, che pattuglia il confine per intercettare i convogli dei migranti, ha documentato oltre 6000 cadaveri.
Nella sola contea di Brooks, tra Laredo e Corpus Christi, dal 2009 a oggi è stata accertata la morte di oltre 500 migranti.
Nei primi quattro mesi del 2017 le vittime certificate sono state quante quelle di tutto il 2010: questo potrebbe risultare l’anno più tragico per l’immigrazione, dai picchi del 2012/2013, quando la ripresa d e ll ’ economia si cumulava con la speranza di una riforma dell’immigrazione fatta da Obama che regolarizzasse chi già si trovava sul territorio americano. I cadaveri ritrovati negli ultimi 15 anni dalla Border Patrol al confine con il Messico I resti senza nome di migranti illegali che sono catalogati solo con numeri in una stanza della Texas State University
Senza nome All’Università del Texas si raccolgono teschi e ossa umane: sono catalogate solo con numeri
I migranti di cui è stata accertata la morte dal 2009 a oggi fra Laredo e Corpus Christi, a pochi chilometri dal confine con Nuevo Leon in Messico