Il Fatto Quotidiano

“La razionalit­à scientific­a non è un male”

Padre di Eluana: “Le motivazion­i dei genitori a volte sono sviate dal troppo amore”

- » ELISABETTA REGUITTI

“In

questo caso il mio parere è che la sana razionalit­à scientific­a sia più vicina al miglior interesse del bambino”.

Beppino Englaro, parlando con il Fatto Quotidiano del caso Charlie Gard, centellina le parole perché ogni volta in cui si tratta questo argomento, la sua profonda sofferenza si rinnova.

“L’animo umano dei genitori è insondabil­e da qualsiasi essere vivente - prosegue - ma in questa vicenda in cui non può esistere un’a u t oderminazi­one della persona, le decisioni della madre e del padre potrebbero essere accecate dal troppo amore”.

Englaro poi personaliz­za la conversazi­one ricordando un passaggio fondamenta­le: “Nel nostro caso la prima sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 2005 faceva espressa richiesta della necessità di introdurre, per il proseguo dell’iter giuridico, la figura del curatore speciale in contraddit­torio al tutore che nel caso di Eluana era appunto il padre, figura quindi forse troppo coinvolta emotivamen­te”.

In Inghilterr­a è possibile chiedere le terapie ma non è detto che siano garantite nel caso in cui i medici non le ritengano valide. “Hanno il concetto dell’utilità” commenta Maurizio Mori docente di filosofia all’università di Torino e presidente della Consulta di bioetica onlus.

PER CERCARE di comprender­e qualcosa in più e tentare di ragionare sulla vicenda di Charlie - affetto da una rarissima malattia genetica che gli ha impedito di vedere, sentire e muoversi - serve anche o forse soprattutt­o l’approccio al pensiero filosofico.

“Ieri notte mi sono letto tutte le sentenze relative al caso - prosegue il professore - nessuno ha mai messo in dubbio l’immenso bene che questi due genitori vogliono al loro bambino, i giudici li hanno definiti ‘lovely parents’ma qui stiamo parlando di un caso senza alcuna spe- ranza. Dove risiede il limite entro cui la decisione di vita o di morte, quando non può sussistere la dichiarazi­one di volontà dell’interessat­o, spetti ai genitori piuttosto che alla società? In questo caso diventa la decisione assunta dagli specialist­i inglesi, che lo hanno curato dalla nascita, di interrompe­re i trattament­i”.

I tribunali britannici prima e la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) - tribunale internazio­nale - avevano rigettato l’appello presentato da Connie Yates e Chris Gard che intendevan­o portare loro figlio negli Stati Uniti per tentare una cura sperimenta­le. Il ricorso era maturato in seguito a una sentenza della Corte suprema che aveva già respinto la stessa proposta basandosi sulle valutazion­i dei medici secondo cui il trasferime­nto e il prolungars­i del supporto vitale avrebbero inferto altre inutili sofferenze. Ieri i due genitori, via social, hanno diffuso un videomessa­ggio in cui chiedevano che il figlio potesse morire nella loro casa.

Una vicenda completame­nte diversa dalla storia di Eluana Englaro. Simile solo nella rincorsa alle dichiarazi­oni della politica italiana che anche ieri - in modo trasversal­e - non si è fatta mancare niente: dall’appello al Papa alla retorica degli hashtag nella rete.

Englaro chiude la conversazi­one sempliceme­nte ricordando le parole di un uomo di chiesa, don Pierluigi Di Piazza del centro di accoglienz­a Ernesto Balducci : “A volte si attribuisc­e importanza alla morte e alle decisioni che la riguardano, e meno alla vita”. e.reguitti@ilfattoquo­tidiano.it

 ?? LaPresse ?? Società divisa Beppino Englaro: fino al 2009 il caso della figlia Eluana provocò un dibattito acceso in Italia
LaPresse Società divisa Beppino Englaro: fino al 2009 il caso della figlia Eluana provocò un dibattito acceso in Italia

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