Il Fatto Quotidiano

È tutto rock’n’ roll: anche il formicaio che lavora al palco

più grande spettacolo a pagamento di tutti i tempi organizzat­o secondo il volere del rocker: in armonia, come a una festa

- » MICHELE MONINA

Dicono, è solo rock’n’ roll, ma mi piace. Dicono bene, ma anche il rock’n’roll prevede il lavoro di tanta gente, a partire dagli artisti, via via, fino all’ultimo degli operai che, finito il concerto, smonterà il palco. È da sempre così. Ma se il rock’n’roll in questione è quello di Vasco Rossi, e se lo show è Modena Park, il concerto con il più alto numero di spettatori paganti della storia, beh, facile capire che di gente che lavora ce ne deve essere davvero tanta, tantissima. Passare una giornata nel backstage, e ancora prima nel cantiere ancora aperto per far sì che tutto sia pronto per la fatidica apertura dei cancelli è un’esperienza unica. Nonostante il look vagamente fricchetto­ne di un po’ tutti gli addetti ai lavori, con divisa quasi d’ordinanza che prevede bermuda e t-shirt, su cui balla l’immancabil­e pass senza il quale è impossibil­e muoversi, il tasso di profession­alità è altissimo, e non potrebbe che essere così.

ALLE VENTUNO del primo luglio 2017, infatti, Vasco Rossi e la sua super- band, Matt Laug alla batteria, Claudio “il Gallo” Golinelli al basso, Alberto Rocchetti alle tastiere, Andrea “Cucchia” Innesto ai fiati, Frank Nemola alle macchine e alla tromba, Clara Moroni ai cori, Vince Pastano e Stef Burns alle chitarre, più i già annunciati ospiti Gaetano Curreri, Maurizio Solieri e Andrea Braido, saliranno sul palco del Modena Park, una struttura gigantesca, alta ventotto metri e larga quasi centocinqu­anta, e faranno il loro show per duecentove­ntimila persone, normale che siano presenti in loco i più grandi profession­isti del settore. Già solo l’idea che tutti gli spettatori paganti, disposti in un’area enorme, possano sentire tutti alla stessa maniera richiede effetti speciali mica da ridere. Per questo su tutto il parco, diviso in quattro zone, PIT 1, PIT 2, PIT3 e spazio seguente, sono disposte ventinove torri di ritardo, affinché da sotto il palco come a trecento metri di distan- za la musica arrivi con la stessa potenza. E siccome la distanza dal palco, ovviamente, non può essere eliminata con torri o casse, ecco che la produzione ha pensato di mettere in campo qualcosa come millecinqu­ecento metri quadri di schermi in movimento, a partire da quello centrale, diciotto metri per quindici, cui vanno aggiunti altri quattro, sempre sul palco e quattro megascherm­i posti sul parco, per agevolare chi si trova più distante. Ma questo è lo spettacolo, di cui si parlerà solo domenica. Un concerto con così tanta gente prevede tutta una serie di altre necessità, dal cibo, alle bevande, ai servizi igienici, alla sicurezza, che mai come quest’anno è stata ed è capillare, agli aspetti sanitari. Ultimo, ma altrettant­o importante, l’aspetto della logistica, come far entrare e come far defluire un tale flusso di persone. Per questo da maggio circa trecento persone lavorano quotidiana­mente nell’area del parco, che dispone di tutta una serie di tendoni, circa cinquemila metri quadri, nei quali è possibile trovare ristoro, assistenza, e anche l'immancabil­e merchandis­ing, circa mille servizi igienici chimici e docce, e tutta una serie di punti di intratteni­mento, dal campo da beach volley a parchi giochi per i più piccoli. Nei giorni precedenti allo spettacolo passeggiar­e per il backstage, o andare a farsi un giro per il parco a bordo di una golf car, equivale a vedere un formicaio nel suo momento di massima agitazione. Ci sono circa due chilometri e mezzo di transenne antipanico da posizionar­e, più da ideare e realizzare in tempi record un corridoio centrale per le forze dell’ordine, frutto delle nuove regole imposte dopo i fatti di Torino. Ci sono poliziotti coi cani che provvedono alla bonifica del territorio. Ci sono circa trecento persone, più i giornalist­i e gli ospiti da far mangiare. C’è qualche buca da livellare, gli ultimi cavi da tirare.

COME SEMPRE tutto finirà un attimo prima che si accendano le luci del palco, le macchine del ghiaccio secco sparino i famosi fumogeni, e la band attacchi con la prima canzone. Una macchina, quella diretta da Danilo Zuffi, direttore di produzione di vecchio corso, che si muove in grande armonia, forse per l’ospitalità della città in cui il concerto ha luogo, o per quell’aria di festa che più volte è stata dichiarata da Vasco e dal suo entourage e che, in effetti, si riesce a respirare nonostante la mastodonti­cità dell’evento. Modena Park è, a oggi, il più grande spettacolo a pagamento di tutti i tempi, in ambito musicale, sarà solo rock’b’ roll, ma a renderlo possibile non è solo Vasco e la sua band.

La struttura

Il mega “teatro” è alto ventotto metri e largo centocinqu­anta, in un parco diviso in tre zone

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