Il Fatto Quotidiano

“Siamo i dottori delle canzoni, ma il tormentone non ha ricetta”

L’INTERVISTA I produttori di J-Ax, Fedez, Pausini e Calcutta firmano il loro primo singolo, “L’esercito del selfie”:“Un discorso serio col naso rosso”

- » SILVIA D’ONGHIA

Avete passato tutta l’estate 2016 a ballare “Vorrei ma non posto” sulla spiaggia e non sapete perché, voi che amavate Baglioni? Due anni fa vostra figlia è andata in fissa con “Roma, Bangkok” e vi siete dovuti andare a cercare su Internet che faccia avesse Baby K? Oppure, amanti dell’indie pop, vi siete appassiona­ti a Calcutta e volete sapere “ma questo, come nasce”? La risposta a tutte queste domande è una sola, anzi due: Takagi & Ketra, leggi Alessandro Merli e Fabio Clemente, il primo già membro dei Gemelli DiVersi e il secondo beatmaker dei Boom Da Bash. Sono loro i producers di quasi tutti i più grandi successi (e/o tormentoni estivi) degli ultimi anni: Fedez, J-Ax, Fabri Fibra, Marracash, Laura Pausini, Jovanotti, Giusy Ferreri, tanto per citarne alcuni. Platini, multi-platini e (è il caso di dirlo) compagnia cantante. Volti finora sconosciut­i ai più, Takagi & Ketra, quest’anno hanno deciso invece di uscire allo scoperto. “L’esercito del selfie”( feat. Arisa e Lorenzo Fragola) si chiama il brano che hanno lanciato “mettendoci la faccia: siamo gli uomini delle pulizie finali” e prima che lo balliate in spiaggia possiamo dirvi che il video (che vede la partecipaz­ione di Pippo Baudo e Francesco Mandelli) in rete ha già oltre un milione e duecentomi­la visualizza­zioni. Takagi & Ketra, facciamo finta che siate dei cuochi alla “Masterchef ”. Qual è la ricetta per il tormentone perfetto?

Takagi: Sarebbe bello poter fare la musica così come gli chef preparano le ricette. Ma in realtà non si può: non esiste una ricetta. Altrimenti sarebbe facilissim­o, sarebbe pieno di canzoni di successo fatte da chiunque. Gli ingredient­i di base sono sempre diversi. L’unica cosa certa è che cerchiamo di divertirci. Lavoriamo per il momento in cui io e Ketra ci guardiamo in faccia e diciamo: ‘ Frate, è una X’. Ketra: Il divertimen­to è l’unico ingredient­e comune nei nostri brani. Questo modo di approcciar­ci alla produzione fa sì che poi, molto spesso, arriva la X.

Sono gli artisti che vi chiamano per chiedervi aiuto o siete voi che scrivete un pezzo e poi lo proponete a loro?

T: Entrambe le cose. Vengono e ci dicono: ‘Dottori, ho una canzone che sta male, aiutatemi a farla stare meglio’. Oppure, poiché facciamo session con gli autori più forti, abbiamo di solito nel cassetto una decina di pezzi che possiamo far girare. Abbiamo l’opportunit­à di lavorare con gente che non deve pensare troppo alle parole, perché escono spontanee. ‘L’esercito del selfie’ è nato così.

Qual è l’artista con cui vorreste lavorare?

T: Devo sparare alto? Mina. Why not...

E con quale, invece, proprio no?

K: Lo chiede a me, che sono quello buono? Allora le dico che non c’è, facciamo musica con tutti. Certo, ci deve essere affinità. A volta abbiamo iniziato collaboraz­ioni che non sono andate a buon fine: non tutte le ciambelle riescono col buco. Se un brano finito non ci piace, allora non va. Non è che cerchiamo di farne più possibile.

E se domani venisse da voi Gigi D’Alessio?

K: Scherza? Gigi è venuto ieri... ( ride)

Un aneddoto divertente? K: Qualche tempo fa, nella stessa settimana siamo passati da un remix della Pausini, regina del pop, a un brano di colui che poi è diventato il re dell’indie pop, Calcutta. Facevamo due canzoni insieme e ci sembrava strano. Poi ci siamo accorti che siamo noi il trait d’union.

Com’è cambiato il pop italiano negli ultimi anni?

T: Sta cambiando anche men- tre parliamo. Il pop, inteso come cultura popolare, nella sua declinazio­ne musicale è in costante movimento, così come il nostro gusto. La fase on demand della musica sta aprendo le menti degli ascoltator­i. L’Italia sta cambiando molto sia a livello di testi, sia a livello di suoni. Prima eravamo schematici, oggi gli artisti osano di più.

I tormentoni estivi si traducono in conti correnti pieni di zeri...

K: Non ho ancora comprato nè una villa nè una macchina sportiva... ( ride) Sarà che ho solo 31 anni, ma forse sono arrivato tardi: la torta se l’erano già mangiata gli altri...

T: Se uno si alza e dice: ‘Voglio vendere e fare tanti soldi...’, al 99,9 per cento non ci riesce. Non è una cosa che si cerca, è una cosa che si trova.

Mi sta dicendo che i tormentoni sono canzoni d’autore? O sono solo canzonette?

T: Sono canzonette, ma sono più intelligen­ti di quanto sembrino. È un discorso serio con il naso rosso da pagliaccio. Vogliamo arrivare alle stesse cose senza pesantezza. A forza di cantare un brano, a chiunque rimane dentro qualcosa.

K: Però tutti cantano “Despacito” e nessuno sa cosa significa... ( ride ancora)

Poiché le vostre canzoni sono amate anche dai ragazzini, avete mai paura che una mamma avvelenata possa corrervi dietro per mandarvi a quel paese?

K: Per fortuna negli altri pezzi eravamo dietro le quinte. In questo nostro primo brano ci mettiamo la faccia e quindi... speriamo!

I soldi? Non ho ville né auto sportive Forse siamo arrivati tardi: la torta se l’erano già spartita gli altri...

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I veri nomi di Takagi & Ketra
Alessandro Merli e Fabio Clemente I veri nomi di Takagi & Ketra
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