“Siamo i dottori delle canzoni, ma il tormentone non ha ricetta”
L’INTERVISTA I produttori di J-Ax, Fedez, Pausini e Calcutta firmano il loro primo singolo, “L’esercito del selfie”:“Un discorso serio col naso rosso”
Avete passato tutta l’estate 2016 a ballare “Vorrei ma non posto” sulla spiaggia e non sapete perché, voi che amavate Baglioni? Due anni fa vostra figlia è andata in fissa con “Roma, Bangkok” e vi siete dovuti andare a cercare su Internet che faccia avesse Baby K? Oppure, amanti dell’indie pop, vi siete appassionati a Calcutta e volete sapere “ma questo, come nasce”? La risposta a tutte queste domande è una sola, anzi due: Takagi & Ketra, leggi Alessandro Merli e Fabio Clemente, il primo già membro dei Gemelli DiVersi e il secondo beatmaker dei Boom Da Bash. Sono loro i producers di quasi tutti i più grandi successi (e/o tormentoni estivi) degli ultimi anni: Fedez, J-Ax, Fabri Fibra, Marracash, Laura Pausini, Jovanotti, Giusy Ferreri, tanto per citarne alcuni. Platini, multi-platini e (è il caso di dirlo) compagnia cantante. Volti finora sconosciuti ai più, Takagi & Ketra, quest’anno hanno deciso invece di uscire allo scoperto. “L’esercito del selfie”( feat. Arisa e Lorenzo Fragola) si chiama il brano che hanno lanciato “mettendoci la faccia: siamo gli uomini delle pulizie finali” e prima che lo balliate in spiaggia possiamo dirvi che il video (che vede la partecipazione di Pippo Baudo e Francesco Mandelli) in rete ha già oltre un milione e duecentomila visualizzazioni. Takagi & Ketra, facciamo finta che siate dei cuochi alla “Masterchef ”. Qual è la ricetta per il tormentone perfetto?
Takagi: Sarebbe bello poter fare la musica così come gli chef preparano le ricette. Ma in realtà non si può: non esiste una ricetta. Altrimenti sarebbe facilissimo, sarebbe pieno di canzoni di successo fatte da chiunque. Gli ingredienti di base sono sempre diversi. L’unica cosa certa è che cerchiamo di divertirci. Lavoriamo per il momento in cui io e Ketra ci guardiamo in faccia e diciamo: ‘ Frate, è una X’. Ketra: Il divertimento è l’unico ingrediente comune nei nostri brani. Questo modo di approcciarci alla produzione fa sì che poi, molto spesso, arriva la X.
Sono gli artisti che vi chiamano per chiedervi aiuto o siete voi che scrivete un pezzo e poi lo proponete a loro?
T: Entrambe le cose. Vengono e ci dicono: ‘Dottori, ho una canzone che sta male, aiutatemi a farla stare meglio’. Oppure, poiché facciamo session con gli autori più forti, abbiamo di solito nel cassetto una decina di pezzi che possiamo far girare. Abbiamo l’opportunità di lavorare con gente che non deve pensare troppo alle parole, perché escono spontanee. ‘L’esercito del selfie’ è nato così.
Qual è l’artista con cui vorreste lavorare?
T: Devo sparare alto? Mina. Why not...
E con quale, invece, proprio no?
K: Lo chiede a me, che sono quello buono? Allora le dico che non c’è, facciamo musica con tutti. Certo, ci deve essere affinità. A volta abbiamo iniziato collaborazioni che non sono andate a buon fine: non tutte le ciambelle riescono col buco. Se un brano finito non ci piace, allora non va. Non è che cerchiamo di farne più possibile.
E se domani venisse da voi Gigi D’Alessio?
K: Scherza? Gigi è venuto ieri... ( ride)
Un aneddoto divertente? K: Qualche tempo fa, nella stessa settimana siamo passati da un remix della Pausini, regina del pop, a un brano di colui che poi è diventato il re dell’indie pop, Calcutta. Facevamo due canzoni insieme e ci sembrava strano. Poi ci siamo accorti che siamo noi il trait d’union.
Com’è cambiato il pop italiano negli ultimi anni?
T: Sta cambiando anche men- tre parliamo. Il pop, inteso come cultura popolare, nella sua declinazione musicale è in costante movimento, così come il nostro gusto. La fase on demand della musica sta aprendo le menti degli ascoltatori. L’Italia sta cambiando molto sia a livello di testi, sia a livello di suoni. Prima eravamo schematici, oggi gli artisti osano di più.
I tormentoni estivi si traducono in conti correnti pieni di zeri...
K: Non ho ancora comprato nè una villa nè una macchina sportiva... ( ride) Sarà che ho solo 31 anni, ma forse sono arrivato tardi: la torta se l’erano già mangiata gli altri...
T: Se uno si alza e dice: ‘Voglio vendere e fare tanti soldi...’, al 99,9 per cento non ci riesce. Non è una cosa che si cerca, è una cosa che si trova.
Mi sta dicendo che i tormentoni sono canzoni d’autore? O sono solo canzonette?
T: Sono canzonette, ma sono più intelligenti di quanto sembrino. È un discorso serio con il naso rosso da pagliaccio. Vogliamo arrivare alle stesse cose senza pesantezza. A forza di cantare un brano, a chiunque rimane dentro qualcosa.
K: Però tutti cantano “Despacito” e nessuno sa cosa significa... ( ride ancora)
Poiché le vostre canzoni sono amate anche dai ragazzini, avete mai paura che una mamma avvelenata possa corrervi dietro per mandarvi a quel paese?
K: Per fortuna negli altri pezzi eravamo dietro le quinte. In questo nostro primo brano ci mettiamo la faccia e quindi... speriamo!
I soldi? Non ho ville né auto sportive Forse siamo arrivati tardi: la torta se l’erano già spartita gli altri...