Il Fatto Quotidiano

Il governo contesta la legge che tutela i precari

Sanità del Lazio Ai 20 mila esternaliz­zati la Regione riconosce un punteggio nei concorsi. L’esecutivo si appella alla Consulta

- » ROBERTO ROTUNNO

Poche righe nascoste nel chilometri­co ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato mercoledì. Tanto basta per far arrabbiare migliaia di precari esternaliz­zati della sanità laziale. Lavoratori, alcuni all'opera da quasi 20 anni, con i quali l'amministra­zione di Nicola Zingaretti aveva preso un impegno: nei prossimi concorsi per le assunzioni la loro esperienza nel servizio pubblico avrebbe migliorato il punteggio. Questo prevede una legge regionale approvata due mesi fa. Tale norma, però, sarebbe incostituz­ionale secondo il governo che l'ha rimandata alla Consulta. Ora i giudici potrebbero abrogarla e costringer­e medici e infermieri “ap- paltati” a giocarsela alla pari con tutti gli altri nelle future selezioni.

Questo tipo di reclutamen­to è iniziato nei primi anni 2000. All'inizio vi si ricorreva per sopperire a momentanee emergenze. Poi, con il blocco del turn over e i vincoli sul personale, è diventato quasi la regola. Anche negli ospedali e ambulatori del Lazio si è creato il precariato storico che interessa varie figure profession­ali: medici, terapisti, psicologi, infermieri, ausiliari. Lavorano tutti a contatto con i pazienti e hanno quindi accesso a dati sensibili. Svolgono le stesse mansio- ni dei loro colleghi, solo una cosa li distingue: non hanno un contratto di pubblico impiego con le annesse tutele. Nella maggior parte dei casi sono dipendenti di cooperativ­e che hanno ottenuto l'appalto, qualcuno lavora da autonomo a partita Iva. La differenza con chi affiancano quotidiana­mente si riversa pure nel trattament­o economico: “Guadagnano il 40% in meno rispetto a noi – spiega Graziella Bastelli, coordinatr­ice sanitaria al Policlinic­o Umberto I di Roma – ma solo perché non rientrano nelle nostre trattative decentrate. Fanno però lo stesso lavoro”. Non è facile quantifica­rli, ma una stima approssima­tiva li avvicina a 10 mila. “Nel mio reparto – spiega la dottoressa – arrivano al 70% e in tutta la struttura sono 800. Gente che abbiamo formato e alla quale il governo non vuole riconoscer­e un punteggio per l'esperienza”.

LE LOTTEdei mesi passati hanno convinto la Regione a venire incontro a questi precari. Il 2 maggio ha approvato una norma che recita così: “Al personale impiegato in forme riconducib­ili a processi di esternaliz­zazione nell’a s s istenza diretta o indiretta ai pazienti del servizio sanitario regionale, sarà riconosciu­to, nelle procedure concorsual­i, un punteggio relativo agli anni di lavoro svolto”. Non una stabilizza­zione diretta, insomma, ma solo punti in graduatori­a. Per il governo Gentiloni, su proposta del mini- stro per gli Affari regionali Enrico Costa, questa norma “non è conforme alla normativa statale sui concorsi nelle Asl pubbliche”; così si legge nell'impugnativ­a molto contestata dalla Camera del lavoro autonomo e precario. “È un regalo al privato – conclude Bastelli – Se internaliz­zassimo quelle persone, migliorere­mmo la loro condizione lavorativa e risparmier­emmo soldi pubblici perché non pagheremmo più le intermedia­zioni alle cooperativ­e”.

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Ansa Infuriati Precari in protesta

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