Il Fatto Quotidiano

Senza gli aiutini politici si sgonfia la bolla Eataly

La società fondata da Farinetti perde 11 milioni, spiega che è finito il bengodi di Expo, con gli appalti senza gara dati da Sala

- » STEFANO FELTRI

Nel suo libro Matteo Renzi cita l’a mi co Oscar Farinetti solo una volta, per una telefonata dopo la sconfitta al referendum costituzio­nale del 4 dicembre. “Tu hai questa capacità di stare antipatico a tutti quando vinci. Ma quando perdi sei il numero uno, come dopo le primarie di Bersani. È meraviglio­so perdere, no?”, dice Farinetti. Renzi non gradisce, ma ora potrebbe ricambiare, chiamare l’amico imprendito­re e chiedergli se sono meraviglio­se anche le perdite 2016 di Eataly Distribuzi­one: ben 11 milioni di euro.

CERTO, FARINETTI non è più coinvolto formalment­e in quello che doveva essere un impero alimentare: le quote sono andate ai figli, alla presidenza c’è un supermanag­er come Andrea Guerra, già consulente di Renzi ed ex ad di Luxottica (con buonuscita da 40 milioni e passa). Ma Farinetti resta il volto e parte del brand di Eataly. Era lui che nel 2013 prometteva la quotazione quando il fatturato avesse raggiunto i 700 milioni. Lo scorso anno è stato di 178,8 milioni, in netto calo rispetto ai 211,7 del 2015. Il modello di business del supermerca­to del cibo di lusso è in crisi? Assolutame­nte no rispondono gli amministra­tori nella relazione sulla gestione, “tale andamento è determinat­o in prima istanza dalla riduzione del fatturato conseguent­e all’evento di Expo realizzato nel corso del 2015”.

Che è come dire che il bilancio 2015 è stato così positivo soltanto grazie al fatto che Giuseppe Sala, quando guidava Expo prima di diventare sindaco di Milano, nel 2013 ha concesso a Eataly senza gara il servizio di ristorazio­ne in due edifici dell’evento. Sala è stato indagato e archiviato perché non è stato riscontrat­o il“dolo intenziona­le” di favorire Far inetti. Ma anche il giudice che ha disposto l’archiviazi­one ha riconosciu­to che Eataly ha beneficiat­o di “condizioni economiche particolar­mente vantaggios­e” e “di maggior favore” rispetto a quelle applicate negli altri otto edifici con ristorazio­ne. Gli altri dovevano pagare a Expo “il 12% di royalty sul volume d’affari”, mentre Eataly solo “il 5%” (il 6% se i ricavi andavano oltre 40 milioni).

Ma non c’è sempre un partner così accomodant­e che - in nome dell’unicità di Eataly - permette di macinare milioni di fatturato.

E così nel 2016 Eataly, nonostante l’arrivo di Andrea Guerra, rallenta. Parecchio, perché 11 milioni di perdita sono tanti per una azienda che a inizio 2016 aveva un patrimonio netto di soli 16,2 milioni. Quando le perdite abbattono il patrimonio netto di oltre un terzo, gli amministra­tori devono convocare una assemblea dei soci subito per trovare una soluzione, perché il patrimonio netto è la misura della solidità dell’azienda. Per fortuna di Fari- netti e Guerra c’erano pronti 10,8 milioni di utili portati a nuovo che arrivavano dal 2014 e che sono stati bruciati per compensare le perdite 2016. Un tesoretto che si può usare una volta sola. Che succede se il 2017 sarà un altro anno senza eventi straordina­ri come Expo e con lo stesso livello di ricavi?

Tutto l’assetto finanziari­o di Eataly indica un approccio gestionale orientato come minimo alla prudenza. Anche per effetto del calo di fatturato, le disponibil­ità liquide crollano da 17,3 milioni di euro a 4,7. Il genere di cose che di solito preoccupan­o le banche, timorose di vedere i propri finanziame­nti usati per evitare il blocco dell’attività invece che per investimen­ti. Ma Eataly non ha di questi problemi perché mantiene i rapporti con gli istituti di credito al minimo: soltanto 9,9 milioni di euro ( 8,4 da rimborsare nel 2017).

EATALY HA TROVATO una fonte di finanziame­nto più economica e meno problemati­ca: rinviare i pagamenti ai fornitori. A fronte di 9,9 milioni da dare alle banche, il gruppo fondato da Farinetti deve ben 40,6 milioni di euro ai propri fornitori ( l’an no prima erano ancora di più, 43,6). Tutti soldi da pagare entro l’anno, certo, ma il de- bito intanto evita di contrarne altri più onerosi e fastidiosi con gli istituti di credito. Ci sono anche quasi sei milioni di debiti verso il fisco e l’Inps.

Queste difficoltà non frenano però le ambizioni del gruppo guidato da Andrea Guerra. Eataly continua a espandersi negli Emirati Arabi, in Canada, in Giappone ma anche qui in Italia. Se tutto questo basterà a invertire la tendenza - e gli amministra­tori assicurano di sì, nella relazione che accompagna il bilancio - lo capiremo soltanto tra un anno quando saranno divulgati i conti del 2017.

Come finanziars­i Con le banche i debiti sono meno di 10 milioni, ma i fornitori ne reclamano 40

 ?? Ansa ?? Amici di storytelli­ng Matteo Renzi e l’imprendito­re di Eataly, Oscar Farinetti. In basso Andrea Guerra
Ansa Amici di storytelli­ng Matteo Renzi e l’imprendito­re di Eataly, Oscar Farinetti. In basso Andrea Guerra
 ?? Ansa ?? In calo L’anno scorso Eataly ha fatturato 178 milioni di euro. Puntava ai 700
Ansa In calo L’anno scorso Eataly ha fatturato 178 milioni di euro. Puntava ai 700
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