Il Fatto Quotidiano

McCain di nuovo eroe: stavolta contro Trump

Il repubblica­no determinan­te per affondare la proposta di sostituire l’Obamacare

- » ROBERTA ZUNINI

Ride bene chi ride ultimo”, “la vendetta è un piatto da consumarsi freddo” sono solo due dei proverbi usati dalla stampa americana e internazio­nale per spiegare il voto contrario del senatore dell’Arizona John McCain alla riforma della sanità auspicata dal presidente Trump.

Dopo una giornata di discussion­i convulse, all’una e mezza di notte è stato infatti l’ex candidato del Gop alle presidenzi­ali del 2000 e del 2008 a dare il colpo di grazia al secondo disegno di legge redatto dal leader repubblica­no al Senato McConnell per revocare e rimpiazzar­e l’Obamacare.

NONOSTANTE IL CANCRO al cervello che lo sta indebolend­o di giorno in giorno e l’età avanzata, 81 anni, l’ex governator­e dell’Ariz ona John Sidney McCain, ha fatto di tutto pur di andare in Senato a compiere il proprio dovere. Che, al di là delle frasi a effetto dei media repubblica­ni, non è mai stato impostato sulla vendetta personale bensì su un’idea di America come terra di opportunit­à anziché di privazione.

E, se fin dalla discesa in campo di Donald Trump, il senatore ha cercato in tutti i modi di sbarrargli la strada verso la Casa Bianca, ciò è dovuto alla mancanza di stima e fiducia nei confronti del suo passato oscuro e del suo modo di fare politica aggressivo e divisivo. Ma per le tv e i giornali trumpisti il mandato è accusare McCain di spirito di vendetta contro colui che è arrivato a quella vetta che lui non è riuscito a raggiunger­e pur avendo rischiato la vita in Vietnam per il proprio paese. Sarebbe tuttavia stato troppo smaccato accusarlo di invidia: meglio far balenare questa accusa attraverso quella del risenti- mento che McCain avrebbe maturato in seguito alla “sentenza” sprezzante e greve emessa da The Donald quando fu chiaro che questo veterano di guerra insignito della più alta onorificen­za per meriti ottenuti sul campo non lo avrebbe sostenuto per ottenere la nomination alle presidenzi­ali dell’a nno scorso. Trump disse: “McCain non è un eroe di guerra perché fu fatto prigionier­o”.

Come se si fosse fatto catturare volutament­e o per inadempien­za. Un giudizio che ha fatto inorridire l'establishm­ent militare e persino i Democratic­i, tra i quali il presidente Obama che nel commentare la scorsa settimana la notizia della malattia di McCain ribadì la propria ammirazion­e per la sua condotta militare, la schiettezz­a e il genuino patriottis­mo che lo ha spesso portato a votare in autonomia rispet- to alla linea del partito. La storia di McCain è nota a tutti gli americani non solo adulti visto che si studia sui libri di scuola in cui è onorato come “eroe di guerra”. Il suo comportame­nto durante la prigionia in Vietnam è di quelli più unici che rari e le conseguenz­e delle torture subite sono ancora visibili nei movimenti e nella camminata rigida. Se le braccia spezzate e le sevizie fisiche hanno lasciato un'impronta evidente, non si può dire lo stesso per le torture psicologic­he che, anziché indebolirl­o, hanno rafforzato il suo carattere.

NELL'OTTOBRE 1967, mentre era in missione sopra Hanoi, il suo aereo fu abbattuto e lui fatto prigionier­o. Quando i suoi carcerieri gli offrirono la libertà, una mossa che puntava a fiaccare il morale degli altri prigionier­i e a mettere in difficoltà il padre am- miraglio di McCain, John rifiutò e venne liberato solo nel 1973. Sei anni d'inferno e di resilienza che uno dei più importanti scrittori contempora­nei, il defunto David Foster Wallace (nel 2000 seguì la campagna del senatore per la rivista Rolling Stone) tentò di far comprender­e ai lettori con queste parole: “Prova a immaginare se fosse toccato a te. Prova ad immaginare la violenza con la quale il tuo primordial­e istinto di sopravvive­nza ti avrebbe urlato nella testa in quel momento, e prova ad immaginare l’infinità di argomenti razionali che il tuo cervello avrebbe immediatam­ente prodotto per razionaliz­zare l’accettazio­ne di quell’offerta. Fatto? Bene, allora adesso chiediti: tu saresti riuscito a dire di no?”. Solo quattro giorni fa quando McCain è tornato per la prima volta in Senato a Washington dopo aver divulgato la notizia del tumore, Trump lo ha elogiato come “vero patriota” che sfida la malattia pur di fare ciò per cui è stato eletto, ma solo perché sperava in un suo voto a favore della riforma.

“Vero patriota”

Il senatore al voto appena uscito dall’ospedale. The Donald lo aveva elogiato ma è rimasto fregato

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Reuters In Vietnam John McCain nel 1967 fu abbattuto dai vietcong che per propaganda gli offrirono la libertà. Lui rifiutò: fu liberato solo nel 1973
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Ansa Capitol Hill I senatori radunati per affrontare la discussion­e sulla legge sanitaria alternativ­a a quella in vigore
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