Il Fatto Quotidiano

La versione del manager: “Li avevo avvisati da tempo che sarei andato via”

“Proposi già a giugno un piano per il concordato preventivo”

- » GIANNI BARBACETTO

Scuote

la testa e dice: “Ma come fanno a cacciare un dirigente che ha già dato le dimissioni da sette giorni?”. Bruno Rota, direttore generale di Atac, ha tentato fino all’ultimo di non trasformar­e in un caso politico il suo distacco dall’azienda dei trasporti di Roma.

HA SEMPREsott­olineato il pieno accordo con il sindaco Virginia Raggi e l’ha ringraziat­a per la comprensio­ne e il sostegno che da lei ha sempre ricevuto. Ora il sindaco tace. Ma ormai le versioni di Rota e dell’amministra­zione sono inconcilia­bili. “Ho proposto a Raggi già a giugno”, racconta Rota, “un piano per Atac che prendeva atto della grave situazione debitoria dell’azienda e prevedeva dunque il ricorso al concordato preventivo, da chiedere al Tribunale fallimenta­re, con p r os e g ui m e nt o del servizio ma arrivo di un commissari­o con poteri di ristruttur­are il debito”. Raggi è d’accordo. Restano forti le preoccupaz­ioni del manager: “Ho passato una vita a rispettare le regole anche a costo di pagare prezzi profession­ali pesanti” (è stato cacciato due volte dalla società Serravalle, la prima da un politico di Forza Italia, Ombretta Colli, la seconda dal suo successore del Pd, Filippo Penati). “E adesso rischio ogni giorno un’accusa di abuso d’ufficio, con tutto quello che mi fanno firmare. Se poi succede un incidente grave e ci scappa il morto, visto che non abbiamo più i soldi per fare tutte le manutenzio- ni necessarie, le mie responsabi­lità potrebbero essere anche più gravi”. Per questo manifesta al sindaco la sua intenzione di lasciare l’incarico. Virginia Raggi mostra comprensio­ne e gli chiede di resistere. Più tiepidi i rapporti con gli assessori alle Partecipat­e e alla Mobilità, Massimo Colomban e Linda Meleo. Tiepidissi­mi quelli con l’amministra­tore unico di Atac, Manuel Fantasia, che gli concede le deleghe operative soltanto il 28 giugno, due mesi dopo il suo arrivo in azienda. Rota presenta il piano che prevede il ricorso al concordato il 29 giugno, esplicitan­do che, visti i rischi, potrebbe non es- sere lui a realizzarl­o. Raggi insiste, gli chiede di rimanere. Accetta, anche per completare il regolament­o gare e contratti Atac, 70 pagine di regole molto rigorose, e per avviare la gara (in corso) che deve scegliere l’advi sor della procedura di concordato preventivo.

Fretta di fuggire L’ex dg di Atm insisteva per andarsene: “Ogni giorno di più in questa situazione è a rischio”

LE SUE PREOCCUPAZ­IONI crescono quando vede che attorno a lui i tempi rallentano. Teme che si voglia lasciar passare l’estate. “E ogni giornata di più in questa situazione è a rischio”. Venerdì 21 luglio mette nero su bianco le sue dimissioni: “Con la presente rassegno le mie dimissioni da dipen-

dente di Atac e cesso da ogni incarico. Sono disponibil­e a concludere la mia prestazion­e il giorno 4 agosto, come previsto dalla lettere di assunzione che mi impone una lettera di preavviso. Resta inteso il mio fermo interesse a concludere, anche in una data precedente, se ovviamente ciò non comporta oneri da parte mia”. La lettera porta il numero di protocollo Atac 0117314. Eppure l’amministra­tore unico, Fantasia, dichiara ieri di aver cacciato lui il direttore generale: “Atac precisa che le dimissioni del direttore generale, dottor Bruno Rota, sono state presentate su richiesta d el l’amministra­tore unico Manuel Fantasia ieri pome- riggio. Al numero di protocollo aziendale, di cui ad alcune dichiarazi­oni rilasciate dal dottor Rota, non è mai risultato alcun documento allegato e neanche adesso è presente. Le dimissioni del dottor Rota sono state accettate oggi”. Replica Rota: “Ho mantenuto la notizia riservata, come mi era stato richiesto. Vedo però che questa correttezz­a viene ripagata con comportame­nti non di pari correttezz­a e quindi sono costretto a precisare questa circostanz­a. Come si possa silurare un manager che ha dato le dimissioni da sette giorni resta un mistero dell’amministra­zione capitolina. O forse l’ennesimo tentativo di ingannare l’opinione pubblica senza rispettare dignità e lavoro”.

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In uscita L’ex direttore generale di Atac, Bruno Rota. Per sei anni era stato dg della milanese AtmAnsa

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