Nella difesa della famiglia imbarca anche la figlia, ma è solo propaganda
Le parole pubbliche e quelle private del segretario pd
L’immagine
ondivaga a seconda delle circostanze del suo rapporto con il padre, che Matteo Renzi ha fornito al pubblico in questi mesi, è molto diversa dalla costante diffidenza nei riguardi della condotta del genitore che invece traspare dalle intercettazioni pubblicate dal Fatto.
DALLE INIZIALI cautele con cui sembra voler prendere subito le distanze da eventuali comportamenti penalmente rilevanti di Tiziano Renzi, la linea mediatica del segretario del Pd sulla vicenda Consip subisce una svolta quando i magistrati cominciano a indagare su una presunta manipolazione dei carabinieri del Noe sui riscontri delle prove a carico del padre. E da lì, dall’indagine che coinvolge il capitano Scafarto, inizia un’altra narrazione. Eccola, in breve.
“Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia, di quello che ha fatto mio padre ne deve rispondere lui davanti ai magistrati”. “Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto” (3 marzo a Otto e mezzo su La7).
“Sono 13 anni che faccio politica, sono quasi imbarazzato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Pulito.” (23 marzo a Corriere live).
“Ho chiamato io mio padre e la reazione è immaginabile, si è messo a piangere. È pur sempre un uomo di 65 anni e questa vicenda è una cosa grossa che colpisce come accadrebbe a qualunque famiglia. Infatti sto andando a casa perché voglio portare i miei figli a cena dal nonno”(10 aprile a margine di Porta a Porta dopo la notizia dell’indagine avviata sui rapporti del capitano del Noe).
“Aspettiamo le sentenze e se qualcuno ha fabbricato prove false a maggior ragione, sarebbe cosa gravissima per istituzioni e per ordinamento
L’evoluzione
Dalla “pena doppia” da comminare al genitore, alla sua notoria “onestà”
giudiziario.” (23 aprile in diretta Facebook).
“Mio padre si è preso un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta la cui indagine poi è stata archiviata, ha la fedina penale pulita, non è abituato a questa pressione che deriva più dal cognome che dai comportamenti” (16 maggio in diretta Facebook).
“Adesso che si è consumato questo magnifico show mediatico, diversivo per vendere qualche copia in più di un libro (di Marco Lillo ndr), confermo la mia posizione degli ultimi quattro mesi. Non permetteremo che su questa indagine cali il sipario o il silenzio. Andremo fino in fondo. Vogliamo la verità. Il dibattito sulle intercettazioni è il dito, noi non perdiamo di vista la luna: chi ha violato la legge deve pagare” (18 maggio, post su Facebook).
“Conosco mio padre e conosco la sua onestà: alla storia dello stipendio in nero da 30mila euro non crederebbe nemmeno un bambino”. Sulle intercettazioni: “...se tuo pa- dre bluffa lo senti. Mio padre mi ribadisce: “Non c’è stata nessuna cena, devi credermi. Matteo, è una notizia falsa, devi credermi”. Con l’aggiunta di qualche espressione colorita toscana. E alla fine mi rassicuro. Gli credo”
(12 luglio, dal libro di Renzi Avanti).
“Mio padre, che oggi è stato operato al cuore, mi ha scritto: sarei pronto a fare una pazzia (...) quando andavo a dire le preghiere con i miei figli la sera, mia figlia non voleva più pregare per ‘ quelli che ce l’hanno col nonno.” (19 luglio, presentazione del libro a Milano).
“Siamo gente per bene, semplice, onesta. A casa nostra trovano mutui, non tangenti. E se ci sono stati errori lo diranno i magistrati italiani” (20 luglio, Dal libro Avanti).