Bpvi, Bankitalia sapeva dal 2012 dei fidi “baciati”
L’ex vice dg di Pop Vicenza: “Segnalai chi aveva avuto prestiti per le azioni”. La conferma nel report Consob
La notizia è una bomba per la vigilanza bancaria: la Banca d’Italia venne informata nel 2012 delle operazioni “baciate” effettuate da Popolare di Vicenza: si tratta della prassi illegale di finanziare il proprio capitale con prestiti ai soci perché acquistino azioni, prassi che ha scassato la banca ai tempi di Gianni Zonin, oggi indagato per gravi reati finanziari. Bankitalia, però, non formulò “alcuna osservazione”. Lo ha rivelato ieri l’ex vice direttore generale di Bpvi, Paolo Marin, indagato per ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto nell’inchiesta chiusa dalla procura di Vicenza sul dissesto della banca. “Nel 2012 ho fornito agli ispettori ogni informazione in mio possesso, compresa una lista - che io e i miei collaboratori abbiamo a più riprese discusso con loro - dei principali soggetti affidati e del numero di azioni della banca da loro acquistate con i finanziamenti”, ha detto Marin (ex responsabile della divisione crediti), che ha sottolineato come all’epoca i vigilantes di via Nazionale non formularono “alcuna osservazione”. Interrogato dai pm il 28 aprile Marin, secondo il verbale riportato da Repubblica, disse di aver “consegnato operazioni baciate per 234 milioni agli ispettori”.
LA VICENDA è inquietante. Via Nazionale ha sempre detto di aver saputo delle operazioni baciate solo dopo il 26 febbraio 2015, quando a Vicenza entrano gli ispettori della Bce - con quelli di Bankitalia - e scoprono che un miliardo del capitale è sottoscritto con prestiti della banca, il che si traduce in un buco di un miliardo. Questa è stata la difesa del governatore Ignazio Visco e del capo della vigilanza Carmelo Barbagallo dopo le polemiche sulla “distrazione” di Palazzo Koch e i rapporti incestuosi con la banca del prediletto Zonin.
La circostanza illustrata da Marin è provata anche da un’ispe- zione che la Consob, l’Authority di Borsa, ha eseguito tra marzo 2015 e febbraio 2016, in possesso del Fatto. Tutto emerge dalla segnalazione di Antonio Villa, ex dipendente della banca, che in una lettera del giugno 2014 segnala al cda e a Zonin che la banca effettua operazioni “baciate” e che lo sanno “tutti i funzionari operativi”.
Il responsabile dei controlli interni Massimo Bozeglav avvia un
audit estraendo la posizione di 171 soci con grandi finanziamenti e azioni per circa 422 milioni. A settembre 2014 Bozeglav segnala “brevi manu” al dg Samuele Sorato (oggi indagato) una lista di soci “potenzialmente finanziati”, ma le verifiche non partono perché pochi giorni dopo il vice dg, Emanuele Giustini si fionda nel suo ufficio “chiedendo la restituzione del documento e di qualsiasi copia in quanto, d’intesa con il dg, era opportuno che non fosse circolarizzato”. A settembre 2015 Bozeglav spiegherà al collegio sindacale di non aver fatto un report anche perché nella lista c’erano nominativi “che erano stati oggetto di valutazione da parte della Banca d’Italia nella verifica ispettiva credito del 2012 senza formulazione di alcun rilievo”. La prassi andava avanti “dal 2009”.