Il Fatto Quotidiano

Scalfari, ora devi spiegare ai lettori cosa pensi degli atei

- » ANGELO CANNATÀ

L’attacco di Eugenio Scalfari all’ateismo ( L’Espresso, 23 luglio) merita una riflession­e. È un testo duro. Inatteso. Sorprenden­te, perché proviene da un intellettu­ale che si è sempre dichiarato ateo; non credo sia il primo passo verso la conversion­e – sarebbe la plateale sconfessio­ne di una vita – ma di sicuro spiazza. Gli atei? Il loro

Io è sostanzial­mente elementare, “è un Io che non pensa… e non si giudica… un Io di stampo animalesco. Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene”. Incredibil­e. Non solo perché faccio fatica a vedere così Umberto Eco e Paolo Flores d’Arcais che hanno dialogato, da atei, rispettiva­mente col cardinale Martini e il cardinale Ratzinger; il testo è sorprenden­te anche perché propone un confronto atei/credenti che – con tutta evidenza – non regge. Per Scalfari i credenti “ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitame­nte più cauti degli atei”. Leggendo si cercano dimostrazi­oni ma il testo va nella direzione opposta: le religioni proclamano verità assolute “che nessuno può mettere in discussion­e… il mondo è stato spesso insanguina­to da guerre di religione.” Poiché “essere cauti” e“insanguina­re il mondo” è una palese contraddiz­ione, Scalfari – di cui ho sempre apprezzato la logica – dovrebbe argomentar­e sul punto con maggiore chiarezza. La verità è che il fondatore di Repubblica, all’improvviso, ha deciso d’attaccare l’ateismo – da cui proviene (cfr. L’uomo che non credeva in Dio) – e si contorce in ragionamen­ti strani: dopo aver mostrato che l’intolleran­za appartiene all’universo religioso (Verità assoluta, guerre di religione), sposta l’attenzione sugli atei e attribuisc­e loro assolutism­i e violenze. Ovvio che l’Uaar contesti. È un continuo arrampicar­si sugli specchi: “Il loro ateismo – scrive – non lo predicano con elegante pacatezza ma lo mettono in discussion­e partendo all’attacco contro chi crede in qualunque aldilà, lo insultano, lo vilipendon­o…”. Siamo alla costruzion­e di un bersaglio, per colpire meglio. Non va bene. Che fine ha fatto l’amore per Nietzsche e Diderot? Dov’è finito il materialis­mo di Incontro con Io? C’è un punto filosofica­mente forte che va segnalato. Su un numero monografic­o di MicroMega(Per una riscossa laica), si discute di Habermas e della presunta persecuzio­ne dei credenti. Flores d’Arcais obietta: “È vero il contrario. Ogni legge occidental­e sull’aborto non costringe nessuna donna. Mai. La lascia libera di scegliere (…). L’imposizion­e del punto di vista credente attraverso la legge costringe invece il non credente, cui è precluso di fare ciò che il Papa ritiene peccato, pena la galera”. Questa posizione – “atea, laica e tollerante”– è stata fino a ieri anche di Scalfari (cfr., Risposta a Habermas su religione e laicismi, Repubblica, 23 luglio 2008). Cosa sta accadendo? Gli incontri col Papa stanno producendo cambiament­i nella filosofia di Scalfari?

Immagino che i lettori attendano una risposta; soprattutt­o quelli più sofisticat­i. Ricordo una cena a Torino, Eugenio, al tavolo con noi c’erano, tra gli altri, Alessandro Baricco e Piergiorgi­o Odifreddi; cosa avrà detto il matematico e logico e ateo Odifreddi leggendo che gli atei hanno un Io sostanzial­mente elementare, che non pensa? Infine, un aneddoto raccontato da Umberto Eco: “Era ai tempi di Giovanni XXIII e un mio anziano amico, nel celebrarne entusiasti­camente le virtù, disse (con evidente intento paradossal­e): ‘Papa Giovanni deve essere ateo. Solo chi non crede in Dio può volere tanto bene ai propri simili!’. Come tutti i paradossi anche questo conteneva un germe di verità”, un ateo “può sentirsi confortato solo dall’amore per gli altri” (Martini/Eco, In cosa crede chi non crede, 1996). L’ateismo è una cosa seria: per Nietzsche, “l’atto più ricco di conseguenz­e di una bimilenari­a educazione alla verità”. Io temo di vederti cadere, Eugenio, nei compromess­i – e nei tormenti – dell’ultimo Voltaire di cui parli in Alla ricerca della morale perduta. I lettori meritano un chiariment­o.

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