Il Fatto Quotidiano

“Basta sfruttare il nome di mia madre È stata la prima showgirl per famiglie”

Figlia di Stefania, mito della tv negli anni ‘70, racconta la sua operazione verità

- » ENRICO FIERRO

na cosa voglio dirla subito: ho fiducia nella scienza e nella medicina, non mi piacciono alcuni toni usati in questa triste storia dei vaccini, non sopporto chi illude gli ammalati proponendo cure miracolist­iche e alternativ­e. I vaccini sono importanti, se mia madre avesse potuto vaccinarsi contro il papilloma virus, sarebbe ancora viva. Invece…”. Parla Federica Rotolo, cantante col nome d’arte di Jasmine, autrice, scrittrice ed esperta in tecniche digitali da applicare al mondo degli eventi e degli spettacoli, ma soprattutt­o figlia di Stefania Rotolo, uccisa ad appena 30 anni da un tumore.

“Stefania baby, Stefania disco, Stefania soft, ovvero: una showgirl per tutta la famiglia”, sono le parole scritte a macchina su un foglio ingiallito, un ingenuo story-board, ritrovato da Federica-Jasmine tra carte e appunti di sua madre.

Chi era sua madre?

Una ragazza che all’inizio degli Ottanta era una star della tv. Una perfezioni­sta, mi raccontano gli amici.

A tredici anni entrò ne “I Collettoni” che ballavano e cantavano con Rita Pavone… Sì, e con lei c’erano altri ragazzini che si chiamavano Renato Zero e Loredana Berté.

Poi venne il Piper.

E mamma continuò a ballare. La danza classica ce l’aveva nel sangue, una sorta di segno nel Dna ereditato da sua madre, Marta Matoussek, austriaca che debuttò nelle Blubelles, le ballerine della compagnia di Macario. Che tempi!

Danza ma anche musica. Mia madre andò in Sudamerica, poi in Brasile a studiare alla Escola de samba di Joao Gilberto. Tornata in Italia incise tanti dischi, condusse una serie di trasmissio­ni, cantò con personaggi del calibro di Charles Aznavour, fece un film, ma non riuscì a realizzare il suo sogno: cantare, ballare e recitare in un musical con Vittorio Gassman. La fer- mò il tumore.

Che ricordi ha di quei giorni.

Devastanti. Ricordo la paura dell’abbandono, quella sensazione di vuoto che non ti lascia mai. Un dolore che si ripete: il mio compleanno è il 26 luglio, mamma è morta il 30 luglio 1981. Per questa ragione ho in mente un progetto ambizioso e bello: voglio che la sua stella brilli di nuovo. Renato Zero ha scritto una canzone bellissima per mia madre “Ciao Stefania”. Ascoltando­la e riascoltan­dola mi è venuta l’idea. “E adesso tu/ sei di scena nel blu/ Quanto cielo ballerai…/ Ora hai tutto l’immenso”. Ecco, posso riportare mia madre sul palco.

Come?

Da anni ho una società, la Groove Me, ci occupiamo dello sviluppo di contenuti digitali, computer grafica, motion graphic, grazie alle nuove tecnologie posso riproporre mia madre attraverso un ologramma, farla cantare insieme ai suoi amici, Renato, Sammy Barbot. Insieme allo spettacolo ho in mente un libro, una biografia di mia madre.

Un pezzo della storia d’Italia attraverso lo spettacolo e la tv. Sarà fondamenta­le per me capire come una giovane donna, una ragazza sia riuscita ad attraversa­re anni importanti di tumultuose trasformaz­ioni del costume e della vita delle persone, quali erano le sue emozioni, paure, felicità e momenti di infelicità. Per farlo non mi bastano i materiali che sto raccoglien­do, l’immenso patrimonio della Rai e delle case discografi­che, gli archivi dei giornali, ho bisogno delle testimonia­nze di amici e artisti che l’hanno frequentat­a.

L’omaggio di una figlia… Un’operazione verità. In questi anni ho dovuto combattere mille battaglie legali contro chi sfruttava il nome e l’immagine di Stefania per improbabil­i premi e trofei.

Titolo del libro e dello spettacolo teatrale?

Ci sto pensando. O forse l’ha già scritto mia madre nei suoi appunti: “Stefania Rotolo una showgirl per tutta la famiglia”.

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LaPresse La ragazza uragano Stefania Rotolo veniva chiamata così perché non stava mai ferma

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