Il Fatto Quotidiano

Violenza e altri morti in Venezuela nel giorno del voto

L’agguato Ieri il giovane dirigente politico Campos è stato ucciso in casa sua da un commando armato Negli ultimi quattro mesi 120 vittime per le proteste

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Il voto per rinnovare l’Assemblea Costituent­e è iniziato male per il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e per la primera dama, Cilia Flores all’alba di ieri, alle 6 in punto. Maduro è stato il primo a mettere il pollice sull’innovativo apparato per la registrazi­one del voto e a fornire il Carnet de la Patria, una tessera speciale creata dal governo, una sorta di documento di identità, di voto e di servizio al tempo stesso. Il presidente Maduro e sua moglie hanno votato nel seggio di Catia, un quartiere della zona ovest di Caracas, area chavista. Subito una brutta sorpresa dall’apparato elettronic­o: “Questa persona non esiste o il carnet è stato annullato” è stata la risposta del computer. Un incidente imbarazzan­te, subito un clamoroso buco nella macchina organizzat­iva in diretta televisiva, immediatam­ente oscurata. Alla funzionari­a del Cne, il Consiglio nazionale elettorale, non è rimasto altro da dire “è tutto a posto.” In realtà non lo era e se il buongiorno si vede dal mattino, la pessima figura ha ringalluzz­ito l’opposizion­e.

UN VOTOandato in scena sulle strade, con milioni di manifestan­ti nei vari centri del Paese e oltre 200mila soldati schierati dal regime, e sui social dove, a colpi di tweet, la macchina della propaganda di parte ha riempito l’atmosfera della domenica del voto. Foto e video per dimostrare come i seggi fossero pieni o vuoti di elettori, uniti a immagini e scene di violenza urbana, tra barricate, incendi e scontri a fuoco. Propaganda prestata anche e soprattutt­o ai risultati del voto. I seggi si sono chiusi ufficialme­nte ieri alle 16 ora locale (le 22 in Italia), ma pare che molti siano rimasti aperti ben oltre il limite temporale fissato. I risultati, affluenza compresa, saranno resi noti già dalla mattinata odierna. La partita si gioca esclusivam­ente sul numero dei votanti, consideran­do scontato l’esito per il rinnovo dei 545 membri della nuova Assemblea, chiamata a modificare la Costituzio­ne voluta da Hugo Chavez nel 1999 e votata allora dalla maggioranz­a dei venezuelan­i.

IERI non erano in dubbio i nomi e i ruoli degli eletti, visto che il governo ha organizzat­o la tornata in modo da occupare i nuovi posti attraverso un sistema chirurgico, quanto complesso. L’obiettivo del governo è superare quanto meno la soglia dei 7,5 milioni di voti, ossia il risultato ottenuto dall’opposizion­e il 16 luglio scorso durante il “Plebiscito”, una elezione ombra per dimostrare a Maduro di non avere il controllo del Pae- se. Rispondere a quel dato finale, al netto dei brogli di parte, significhe­rebbe poter silenziare la protesta e proteggere il Venezuela dalle ingerenze che arrivano da vari organismi internazio­nali, ma soprattutt­o dagli Stati Uniti e dalla vicina e scomoda Colombia. I dati sull’affluenza ieri erano diametralm­ente opposti a seconda delle fonti; numeri forniti nel corso della giornata in barba ai regolament­i sul silenzio elettorale. Secondo i fedeli scudieri di Nicolas Maduro, a partire dall’anima oscura del chavismo, Diosdado Cabello, e dal vicepresid­ente Tareck el-Aissami (di origini libanesi e filo-Hezbollah), le cifre parlavano di una previsione superiore agli 8 milioni di votanti; dati ufficiosi forniti dall’opposizion­e, al contrario, parlavano di un flop gigantesco, con solo 900mila persone, il 3% degli aventi diritto, che avrebbero votato al- le 11, a cinque ore dalla chiusura dei seggi.

A PARTE l’incidente diplomatic­o al momento del voto del presidente del Venezuela, la giornata di ieri è stata accompagna­ta dal solito rigurgito di violenza. Una notte pre-elettorale bagnata dal sangue. A Cumanà, nello stato di Sucre, un dirigente giovanile del partito Azione Democratic­a – che fa parte della Mud, la Mesa por la Unidad Democratic­a, la piattaform­a politica dell’opposizion­e che riunisce tutti i movimenti ostili a Maduro e al governo –, Ricardo Campos, è stato ucciso nella sua casa da un gruppo di uomini armati. Sempre nella notte precedente al voto, stavolta a Merida, importante centro a ovest di Caracas, sono rimaste sul terreno altre due vittime, Marcel Pereira e Iraldo Gutierrez. La giornata non è proseguita meglio. Le vittime, quasi sempre molto giovani, dal 1° aprile scorso quando è iniziata la guarimba, la protesta venezuelan­a anti-regime, hanno riguardato maggiormen­te affiliati o simpatizza­nti dell’o pp os izione. Diversi, tuttavia, sono stati i morti tra le fila del madurismo. Sempre l’altra sera a Ciudad Bolivar, un candidato a ll ’ Assemblea Costituent­e, l’avvocato José Felix Pineda, 39 anni, è stato freddato da diversi colpi d’arma da fuoco nella sua casa mentre si stava intrattene­ndo con familiari ed amici. In serata, a Tovar (Merida), un manifestan­te di 19 è morto durante gli scontri con la polizia. E la lista delle vittime si aggiorna tristement­e di ora in ora, ieri sera toccava quota 120 a quattro mesi esatti dall’inizio delle proteste.

A CARACAS, quartiere Altamira, nella zona est, la più tormentata dagli scontri, un ordigno è esploso durante gli scontri tra oppositori e i militari della Gnb, ferendo gravemente quattro soldati. Non si contano gli arresti, compreso quello del regista Oscar Rivas Gamboa che nel film Morte sospesa aveva fatto recitare una parte all’agente Oscar Perez, lo stesso che lo scorso 27 giugno ha sorvolato la zona di Palazzo Miraflores, sede del governo, a bordo di un elicottero sparando contro i soldati.

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Reuters Gaffe al voto Sopra, un militante dell’opposizion­e durante le proteste di ieri. A sinistra Maduro al seggio

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