I privati che volteggiano sul cadavere di Atac per lucrarci un altro po’
Che sia concordato preventivo, commissariamento come l’Alitalia, o altre soluzioni ponte, l’Atac è arrivata al capolinea, sommersa da 1,3 miliardi di debiti e 100 milioni di perdite annue. I dubbi li ha fugati nel week end il dimissionario direttore generale, Bruno Rota: “L’Atac è ormai ingestibile, non ci sono soldi in cassa. La deadline è già superata. È una situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare”. Rota dice di aver convinto la sindaca Virginia Raggi a fare il concordato preventivo, una misura alternativa al fallimento in cui si cerca un accordo con i creditori (tra cui, il Comune, per quasi 500 milioni). Forza Italia e Pd chiedono da tempo il commissariamento e una soluzione privata.
IL REFERENDUM dei Radicali per togliere l’Atac al Comune intanto ha raccolto già 23 mila firme, ed è diventato un ulteriore elemento destabilizzante della giunta Raggi. Si chiede ai cittadini se sono d’accordo a mettere a gara il servizio, per farla in breve: privatizzare, anche se il termine non sarebbe il più corretto, visto che alle gare potrebbero partecipare anche soggetti pubblici.
Possibili pretendenti di Atac, nomi già circolati nei mesi scorsi, sono le Ferrovie dello Stato, il gruppo inglese specializzato nel trasporto pubblico Arriva, che è controllato dalle ferrovie tedesche Deutsche Bahn, e la francese Ratp (Régie de transports parisiennes), che ha avanzato una proposta per la gestione della sola ferrovia Roma-Lido. Ciò che teme chi osteggia la privatizzazione, con la sindaca Raggi in prima fila, è che i privati, concentrati sul profitto, facciano peggio del pubblico in termini di servizi ai cittadini. Per esempio pigliandosi le parti buone, quelle che possono diventare redditizie, e disinteressarsi di quelle non redditizie, magari rivendendole. Oltre a fare carne da macello dei dipendenti. Potrebbe per esempio diventare una gallina dalle uova d’oro la ferrovia che collega il centro cittadino Ro- ma a Ostia (87mila utenti) e Acilia (240mila utenti), la Roma-Lido. Trasporta quasi 90 mila passeggeri al giorno: resa più efficiente, secondo l’ufficio studi svizzero Cityrailways, avrebbe un rendimento, privo di rischi, vicino al 30%, roba da sogno anche per il più avido investitore finanziario. Mentre la metropolitana sarebbe interessante, per le ovvie sinergie, per le Ferrovie dello Stato.
Per esternalizzare o mettere in vendita una società di servizi pubblica, ci sono due vie principali. La cessione a un operatore industriale, pubblico o privato, o la messa a gara del servizio, con l’aggiunta di un sussidio pubblico che copra la quota di costi non compensata da ricavi.
SE SI VENDESSE, o mettesse a gara tutto il servizio, i peggiori incubi di chi avversa la privatizzazione si potrebbero avverare. “Se la prendesse una società come Arriva con un acquisto in blocco o un lotto unico in gara, sarebbe un disastro per l’a m mi n is t r az i on e comunale, che sarebbe tenuta sotto ricatto, col rischio di scioperi strategici”, dice Marco Ponti, economista dei trasporti. Allo stesso modo, se intervenissero le Ferrovie, finanziate generosamente dallo Stato (14 miliardi l’anno i trasferimenti), l’inefficienza e le perdite di gestione di Atac rischierebbero di andare di nuovo in secondo piano.
Secondo Ponti quello che servirebbe semmai è una gara “a spezzatino”. Cioè suddividere il sevizio in tanti lotti, da affidare ad aziende diverse. Funziona così: “L’a m mi n istrazione pubblica offre in gestione i servizi facendo un’asta al ribasso sul sussidio pubblico. Vale a dire: chi è disposto a prendere meno soldi pubblici per garantire il servizio, vince. Se il vincitore poi non riesce a garantire il livello di servizio richiesto, si cambia”. A ben vedere è quello che propongono i Radicali: “Per invertire la rotta occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Se non liberalizziamo ora il servizio la svendita di Atac sarà l’unica soluzione che, nei prossimi anni, proporranno alla città”, spiegano sul sito del referendum.
Se Atac si desse in blocco a un operatore come Arriva, sarebbe un disastro. Il privato avrebbe un potere di ricatto sul Comune MARCO PONTI
GRAZIANO DEL RIO
Sulla eventuale vendita dell’azienda è l’azionista che decide Non ho ricevuto sollecitazioni e non stiamo cercando contratti