Il Fatto Quotidiano

I privati che volteggian­o sul cadavere di Atac per lucrarci un altro po’

- » MARCO MARONI

Che sia concordato preventivo, commissari­amento come l’Alitalia, o altre soluzioni ponte, l’Atac è arrivata al capolinea, sommersa da 1,3 miliardi di debiti e 100 milioni di perdite annue. I dubbi li ha fugati nel week end il dimissiona­rio direttore generale, Bruno Rota: “L’Atac è ormai ingestibil­e, non ci sono soldi in cassa. La deadline è già superata. È una situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimenta­re”. Rota dice di aver convinto la sindaca Virginia Raggi a fare il concordato preventivo, una misura alternativ­a al fallimento in cui si cerca un accordo con i creditori (tra cui, il Comune, per quasi 500 milioni). Forza Italia e Pd chiedono da tempo il commissari­amento e una soluzione privata.

IL REFERENDUM dei Radicali per togliere l’Atac al Comune intanto ha raccolto già 23 mila firme, ed è diventato un ulteriore elemento destabiliz­zante della giunta Raggi. Si chiede ai cittadini se sono d’accordo a mettere a gara il servizio, per farla in breve: privatizza­re, anche se il termine non sarebbe il più corretto, visto che alle gare potrebbero partecipar­e anche soggetti pubblici.

Possibili pretendent­i di Atac, nomi già circolati nei mesi scorsi, sono le Ferrovie dello Stato, il gruppo inglese specializz­ato nel trasporto pubblico Arriva, che è controllat­o dalle ferrovie tedesche Deutsche Bahn, e la francese Ratp (Régie de transports parisienne­s), che ha avanzato una proposta per la gestione della sola ferrovia Roma-Lido. Ciò che teme chi osteggia la privatizza­zione, con la sindaca Raggi in prima fila, è che i privati, concentrat­i sul profitto, facciano peggio del pubblico in termini di servizi ai cittadini. Per esempio pigliandos­i le parti buone, quelle che possono diventare redditizie, e disinteres­sarsi di quelle non redditizie, magari rivendendo­le. Oltre a fare carne da macello dei dipendenti. Potrebbe per esempio diventare una gallina dalle uova d’oro la ferrovia che collega il centro cittadino Ro- ma a Ostia (87mila utenti) e Acilia (240mila utenti), la Roma-Lido. Trasporta quasi 90 mila passeggeri al giorno: resa più efficiente, secondo l’ufficio studi svizzero Cityrailwa­ys, avrebbe un rendimento, privo di rischi, vicino al 30%, roba da sogno anche per il più avido investitor­e finanziari­o. Mentre la metropolit­ana sarebbe interessan­te, per le ovvie sinergie, per le Ferrovie dello Stato.

Per esternaliz­zare o mettere in vendita una società di servizi pubblica, ci sono due vie principali. La cessione a un operatore industrial­e, pubblico o privato, o la messa a gara del servizio, con l’aggiunta di un sussidio pubblico che copra la quota di costi non compensata da ricavi.

SE SI VENDESSE, o mettesse a gara tutto il servizio, i peggiori incubi di chi avversa la privatizza­zione si potrebbero avverare. “Se la prendesse una società come Arriva con un acquisto in blocco o un lotto unico in gara, sarebbe un disastro per l’a m mi n is t r az i on e comunale, che sarebbe tenuta sotto ricatto, col rischio di scioperi strategici”, dice Marco Ponti, economista dei trasporti. Allo stesso modo, se intervenis­sero le Ferrovie, finanziate generosame­nte dallo Stato (14 miliardi l’anno i trasferime­nti), l’inefficien­za e le perdite di gestione di Atac rischiereb­bero di andare di nuovo in secondo piano.

Secondo Ponti quello che servirebbe semmai è una gara “a spezzatino”. Cioè suddivider­e il sevizio in tanti lotti, da affidare ad aziende diverse. Funziona così: “L’a m mi n istrazione pubblica offre in gestione i servizi facendo un’asta al ribasso sul sussidio pubblico. Vale a dire: chi è disposto a prendere meno soldi pubblici per garantire il servizio, vince. Se il vincitore poi non riesce a garantire il livello di servizio richiesto, si cambia”. A ben vedere è quello che propongono i Radicali: “Per invertire la rotta occorre mettere a gara il servizio affidandol­o a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenz­a. Se non liberalizz­iamo ora il servizio la svendita di Atac sarà l’unica soluzione che, nei prossimi anni, proporrann­o alla città”, spiegano sul sito del referendum.

Se Atac si desse in blocco a un operatore come Arriva, sarebbe un disastro. Il privato avrebbe un potere di ricatto sul Comune MARCO PONTI

GRAZIANO DEL RIO

Sulla eventuale vendita dell’azienda è l’azionista che decide Non ho ricevuto sollecitaz­ioni e non stiamo cercando contratti

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