Il prof, Radio Radicale e la libertà
Tra i miei compagni va di moda Radio R ad i c al e . Ce l’ha fatta ascoltare il prof di storia come strumento ed esempio di educazione civica, e sop rattu tto come fonte di i n fo r m az i one libera. La voce degli ultimi, degli invisibili, dei colpevoli, dei deboli, delle donne e degli uomini che non ce la fanno a stare al passo con questi “anni affollati”, come canta la canzone di Gaber. Urla di anime si avvertono dalle carceri, dalle strade, dalle file alla Usl per una dose di metadone. Radio radicale è a rischio chiusura per una scelta di libertà. Per fermare l’interruzione hanno deciso di dare voce alle persone, una segreteria telefonica registra e trasmette i messaggi della gente. Non so se l’avessero previsto, ma la cosa ha preso una piega preoccupante: ognuno telefona e dice quello che vuole. Piano piano è diventata la voce della rabbia, dello sfogo generalizzato, poi dell’insulto, fino a diventare la cassa di risonanza degli istinti sessuali malati di una notevole schiera di gente, per lo più maschia. Fa impressione ascoltare, e fa schifo in alcuni casi. Dalle volgarità alle bestemmie il passo è immediato, come dall’esibizione di fantasie proibite, alla mortificazione del corpo della donna e della persona umana. Una folla cinguettante, primitiva, un’invasione barbarica, una calata di lanzichenecchi codardi che al posto della spada impugnano la cornetta. Magari ci sarà qualche schizofrenico, qualche maniaco, qualche esaltato. Eppure sono sicura che molti sono i cosiddetti “regolari”. E allora mi viene da riflettere sulla libertà, questa parola così bella, sempre giusta, e sull’uso che se ne fa. Quasi mai responsabile. Mi fa paura pensare che un giorno, tutto questo possa diventare normale.
(Ha collaborato Massimiliano Giovanetti)