Il Fatto Quotidiano

Telecom, Genish è un po’ troppo “straniero”

L’uomo voluto da Bolloré aspetta ancora il permesso di lavoro.. Manovre renziane

- » STEFANO FELTRI

Il 21 luglio, dopo poco più di un anno al vertice, Flavio Cattaneo lascia Tim con una buonuscita di 25 milioni di euro. Al suo arrivo (dai treni NtvItalo) aveva strappato un pacchetto di remunerazi­one che valeva fino a 40 milioni

Certo

che la governance di Telecom Italia dopo la brusca rottura con l’amministra­tore delegato Flavio Cattaneo, con 25 milioni di buonuscita, si è fatta parecchio complicata. Il nuovo direttore generale Amos Genish, che oggi è responsabi­le della convergenz­a tecnologic­a per Vivendi, sta ancora aspettando il permesso di lavoro. È israeliano e, anche se è un top manager, qualche problema di burocrazia c’è pure per lui.

DA DENTRO TELECOM raccontano che sia già operativo, ma dal punto di vista formale ancora non è titolato a farlo. Questione di giorni, pare. Così come di altrettant­o rapida soluzione, ma non ancora risolta ad oggi, è un’altra questione più seria legata alla nomina di Genish: i suoi patti di non concorrenz­a che gli impediscon­o di lavorare nel mercato brasiliano, che per Tim è cruciale ancor più di quello italiano.

In Brasile Genish ha fondato nel 1999 Gvt, una compagnia di telefonia mobile che nel 2009 è stata venduta alla Vivendi di Vincent Bollorè, il gruppo che oggi controlla Tim con il 24 per cento, per 4,8 miliardi. Nel 2014 Gvt passa poi alla spagnola Telefònica per 9 miliardi. Genish è stato quindi a capo di Telefònica Brasil dal maggio 2015 a inizio 2017. Per consentire a Genish di operare nel mercato che conosce meglio è ora in corso un complesso negoziato tra Tim e Telefònica, che è stato l’azionista di riferiment­o della società italiana fino all’arrivo di Vivendi nel 2014. Non sono noti i termini della discussion­e, ma nei prossimi giorni le due società dovrebbero accordarsi per sciogliere le clausole di non concorrenz­a che vincolano Genish (di solito queste clausole sono remunerate, chissà se il manager dovrà restituire qualcosa).

Mentre Genish rimane nel limbo, la scelta dell’amministra­tore delegato sembra slittata a settembre. Alcune deleghe pesanti sono andate a Giuseppe Recchi, già presidente e ora vice: quelle sulla sicurezza e su Sparkle, la rete dei cavi sottomarin­i che è considerat­a da molti una infrastrut­tura sensibile anche per questioni di sicurezza nazionale. È rimasto l’unico italiano nel gruppo di vertice, un’azienda a trazione francese e che affida le strategia a un israe- liano doveva dare un minimo di rassicuraz­ioni. Recchi è il garante di quel poco di italianità che resta in Telecom e, avendo già avuto deleghe operative anche nelle precedenti diarchie con Marco Patuano e con Flavio Cattaneo, è anche il favorito per diventare il nuovo amministra­tore delegato.

Ma agosto è un mese lungo. Già in passato i renziani hanno provato a imporre uomini loro in quella che in teoria è un’azienda privata (Luca Lotti voleva a Sparkle Andrea Bacci, con in curriculum la ristruttur­azione della casa di Matteo Renzi). Già filtrano sui giornali candidatur­e di manager con targa più renziana di Recchi, dall’ex ad di Fs e Finmeccani­ca Mauro Moretti, completame­nte digiuno di telecomuni­cazioni, al banchiere Fabio Gallia chiamato da Renzi alla Cassa depositi e prestiti come ad. Candidatur­e che sembrano molto auto-candidatur­e.

L’addio

IL PRESIDENTE è Arnaud De Puyfontain­e, che come primo atto del dopo-Cattaneo ha aperto il negoziato con il governo sull’ipotesi di coinvolger­e lo Stato nella rete. Un dialogo sull’italianità in francese, visto che De Puyfontain­e sta ancora studiando l’italiano. Ma che deve ancora cominciare, anche se le banche d’affari già fanno filtrare opzioni (che garantireb­bero loro ricche commission­i).

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Ansa Giuseppe Recchi, Arnaud de Puyfontain­e e Amos Genish
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Il trio
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