Il Fatto Quotidiano

Il Parlamento dirà sì a una missione ambigua

La Pinotti sarà vaga. Condizioni per i salvataggi non ancora definite

- » WANDA MARRA

Sarà

una missione dai contorni ambigui e indefiniti e il cui impatto si tende a minimizzar­e ogni giorno di più quella in Libia alla quale tra oggi e domani darà il via il Parlamento italiano. Oggi si riuniscono le Commission­i Esteri e Difesa di Camera e Senato, per ascoltare le comunicazi­oni di Roberta Pinotti e Angelino Alfano. Domani, il ministro della Difesa sarà nell’Aula di Montecitor­io che voterà le risoluzion­i di maggioranz­a. Ci stanno lavorando i deputati Pd, Lia Quartapell­e e Tonino Moscatt: sarà un testo snello che chiederà al Parlamento di autorizzar­e quanto il governo ha deliberato. Ci sarà anche u- na mozione di Mdp (la sta preparando Erasmo Palazzotto), che evidenzier­à le incognite. Quali saranno i confini dell’azione italiana? Come potranno intervenir­e le nostre navi rispetto ai barconi che affondano? Non sarà chiaro fino a dopo il voto del Parlamento.

LA PINOTTI ribadirà più volte che si tratta di un’operazione di supporto logistico, tecnico, organizzat­ivo per aiutare i libici a meglio contrastar­e i trafficant­i e gli scafisti. Ma saranno delle riunioni con la Guardia costiera libica a decidere le modalità. Stando al diritto internazio­nale e a quanto già detto dalla Pinotti - gli italiani potranno sparare se attaccati. Ma anche se ad essere attac- cati sono i libici. Le navi saranno anche tenute a salvare i migranti in pericolo di vita. Secondo il diritto internazio­nale a quel punto devono portarli in Italia, altrimenti si tratterebb­e di respingime­nti camuffati. Ma in questo modo - davanti magari ad affondamen­ti dei barconi fatti proprio allo scopo di farsi portare nel nostro Paese - la missione rischiereb­be di essere un boomerang. Alla Difesa stanno pensando di arginare questa eventualit­à con il fatto che la nave italiana starà nel porto di Tripoli (sempre se la Libia la autorizzer­à). E che in ogni caso nelle loro acque territoria­li saranno i libici ad occuparsen­e, come hanno fatto negli ultimi mesi. Le ambiguità restano. Attaccava ieri l’ex ministro della Difesa, Mario Mauro: “Dal governo un dilettanti­smo inquietant­e”. Da notare che ieri la Commission­e per la Sicurezza e la difesa presso la Camera dei deputati libica faceva sapere di non condivide la decisione del premier Fayez Al-Serraj di chie- dere aiuto all’Italia, parlando di “flagrante violazione della sovranità”. Se a questo si aggiunge che Haftar non è d’accordo, l’operazione si prefigura già fallimenta­re. E pure rischiosa, data la poca sicurezza dell’area.

DICE Nicola Latorre, presidente della Commission­e Senato di Palazzo Madama: “È un processo complesso perchè lo è la situazione interna alla Libia. Per noi fa testo quello che dice Serraj, anche se continuiam­o a lavorare perché anche da Tobruk vengano segnali positivi”. Sempre più cauto Paolo Gentiloni: “Non sarà l’invincibil­e armata, ma una missione di supporto”.

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I ministri Roberta Pinotti (Difesa), Angelino Alfano (Esteri) e il premier Paolo Gentiloni
Ansa Gabinetto di guerra I ministri Roberta Pinotti (Difesa), Angelino Alfano (Esteri) e il premier Paolo Gentiloni
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