Msf contro Minniti “Non si sale armati sulle nostre navi”
Medici senza frontiere Il capo missione Fabbri: “Contrari a far ‘sistema’ coi militari”
“Sulle armi a bordo non potevamo scendere a patti, per noi avrebbe rappresentato un problema enorme”. Tommaso Fabbri, capo missione di Medici senza frontiere per l’Italia e il Mediterraneo, la prossima settimana s’imbarcherà con l’equipaggio della Vos prudence. Ieri, dopo l’incontro al Viminale e la decisione di non sottoscrivere il “codice di condotta delle ong” proposto dal ministero dell’Interno, si dice “rammaricato, abbiamo anche apprezzato alcuni passi avanti del ministero”.
Ma su agenti di polizia giudiziaria armati a bordo nono si tratta... perché? Ha idea di che cosa significherebbe per un’organizzazione come la nostra? Siamo presenti in settanta Paesi del mondo. Governi riconosciuti e non, milizie e ribelli, tutti accettano che nei nostri ospedali non si possa entrare con le armi. Darne la possibilità allo Stato italiano rappresenterebbe un pericoloso precedente che po- trebbe metterci a rischio in aree dove operare è già molto difficoltoso e dove le autorità non sono magari precisamente democratiche. Questo è stato l’ostacolo più grande, ma non il solo. Anche sul divieto di trasbordo siete stati inamovibili.
Sì, perché è un divieto che può complicare e mettere a rischio le operazioni di salvataggio, costringendo imbarcazioni ancora operative in azioni di soccorso a raggiungere il porto senza aver prima verificato la consistenza del naufragio. Sarebbe un controsenso, non è una corsa a chi arriva prima. E poi c’è stata anche un’altra cosa...
Cioè?
Avevamo chiesto un’introduzione al documento che riconoscesse l’importanza delle organizzazioni non governative in quel contesto e la priorità dei principi di soccorso in mare. Per il resto il “codice” andava anche bene, tutti gli altri punti già li rispettiamo: coordinamento con autorità competenti e trasparenza di azione.
C’è stato un clima teso, di scontro al Viminale?
No, ma profondo rammarico, credo anche da parte del ministero dell’Interno che era rappresentato dal pre- fetto Mario Morcone.
Il ministro Marco Minniti non ha partecipato?
No, non lo abbiamo visto. Poi c’è la questione, ancora poco chiara, dell’impegno delle navi militari italiane in acque libiche. Vi ha condizionato?
È un’evoluzione che ci preoccupa. Conosciamo bene la situazione in Libia: sappiamo essere molto complicata, per minimizzare. Non possiamo certo accettare di far parte di un “sistema”, per utilizzare il termine che leggiamo nel documento finale del Viminale, composto anche da navi militari che con tutta probabilità bloccheranno i migranti in territorio libico.
Perché l’impiego di navi militari fa pensare a un “ta ppo”, a veri respingimenti?
Sappiamo che cosa succede in Libia ai migranti e non possiamo essere complici. Sapete a cosa andate incontro? Il prefetto Morcone vi ha annunciato ritorsioni? Punizioni? Sanzioni?
No, le sanzioni sono previste per chi ha sottoscritto il documento e dovesse violarlo. Noi abbiamo operative nel Canale di Sicilia la Vos prudence e la Aquarius, continueremo esattamente come prima collaborando con Guardia costiera e Capitaneria di porto.
Non temete di incontrare antipatiche novità durante la navigazione?
Non so... saremo considerati come un normale mercantile. Saranno effettuati controlli, non abbiamo nulla da temere se sarà rispettato il diritto internazionale e il codice del mare. Facciamo operazioni di salvataggio di naufraghi, come potrebbero impedircelo?
In tal caso se ne prenderanno la responsabilità... ma davvero non avete timori? Vedremo, per noi la priorità rimarrà quella di salvare la vita delle persone in pericolo nel Mediterraneo.
Sarebbe un precedente perché abbiamo ospedali in 70 Stati non tutti democratici che potrebbero chiederci la stessa cosa Vos prudence e Aquarius continuano i salvataggi, non abbiamo nulla da temere
TOMMASO FABBRI Angeli e demoni La Vos prudence di Msf dopo un’operazione di soccorso. Sotto, il prefetto Mario Morcone Ansa