Atac, Casaleggio dà la linea alla sindaca: ecco i nuovi vertici
Soluzioni dall’alto Simioni, voluto da Colomban, alla guida dell’azienda Via anche l’amministratore unico Fantasia, paga la gestione del caso Rota
Hanno vinto i “milanesi”, l’ala legata a doppio filo ai vertici, incarnata dall’a ssessore alle Partecipate Massimo Colomban. E ha perso innanzitutto Andrea Mazzillo, l’assessore al Bilancio che negli ultimi giorni aveva inveito contro i manager calati dall’alto, cioè da Milano, ergo dalla Casaleggio associati. E che rimane sempre in bilico, anche se potrebbe essere congelato almeno fino a settembre. Questo rappresenta la nomina di Paolo Simioni, fedelissimo di Colomban, come nuovo amministratore delegato e presidente di Atac, la municipalizzata romana dei trasporti. Dove viene azzerato tutto. Basta con il dimissionario dg Bruno Rota, e fine corsa anche per l’amministratore unico Manuel Fantasia. Ieri si è dimesso anche lui sotto la pressione della giunta, che gli rimprovera il caos nella gestione proprio delle dimissioni di Rota. E quindi, spazio a un nuovo Cda. Con Simioni, e un altro fedelissimo di Colomban, Cristiano Ceresatto, il suo capo staff. A completare la terna, la commercialista Angela Sansonetti, Insomma, festa grande per l’imprenditore veneto, vicino alla Casaleggio, nonché amico di Beppe Grillo. Perché è lui ad aver traghettato Simioni in Comune nel dicembre scorso, come coordinatore del gruppo di lavoro sul riassetto delle società municipalizzate.
UN NOME non gradito a Mazzillo, che nelle dichiarazioni sui quotidiani aveva spesso attaccato (senza citarlo) Colomban. Ma ora deve accettare una nuova vittoria del collega di giunta, con cui da mesi è in aperto contrasto.
La linea dei vertici del Movimento è chiara: dopo le dimissioni di Rota volevano un segnale forte dalla Raggi, “una ripartenza”. E ieri l’ hanno avuto, con la tabula rasa in Atac. E in settimana dovrebbero arrivare altre nomine, in giunta e nello staff. Ma il nome di punta è ovviamente quello di Simioni, veneto come Colomban. La scelta di affiancarlo con altri due membri applica una delibera presentata in primavera proprio dall’assessore alle Partecipate, con cui si torna alle tre poltrone per la governancedelle aziende comunali, in luogo dell’amministratore unico. Nel curriculum di Si- mioni prima il ruolo di ad di Centostazioni, società del gruppo Ferrovie, poi quello del gruppo Save-Spa-Aeroporto Marco Polo di Venezia.
Rinnovati i vertici aziendali, adesso Atac deve salvarsi dal fallimento. Il debito di 1,3 miliardi di euro impone scelte immediate per l’azienda, assediata dai fornitori che pretendono di essere pagati, e la strada del concordato preventivo sembra ormai quasi obbligata. Una soluzione che porterebbe alla nomina di un tutore giudiziario, chiamato a stilare un piano di ristrutturazione del debito e un programma di rilancio aziendale, che potrebbe non escludere esuberi ed aumenti tariffari. Con Ferrovie alla finestra, pronta a candidarsi nel 2019 al bando di gara la gestione del servizio. Ma qui torna in gioco Mazzillo, che si oppone con forza.
L’ASSESSORE è convinto che con il concordato verrebbero meno i 500 milioni di crediti che il Comune vanta nei con- fronti di Atac. E a quel punto il Campidoglio rischierebbe di andare in dissesto. I suoi sfoghi dei giorni scorsi vanno letti anche e soprattutto nel tentativo di forzare la mano per evitare questo scenario. Ma per ora il titolare dei conti si limita agli auguri di rito: “Esprimo le mie congratulazioni all’ingegner Paolo Simioni, auspico che la sua esperienza pregressa sia utile alla soluzione dei gravi problemi in cui versa Atac”.
POI PERÒ sottolinea: “Desidero rassicurarlo che sono a disposizione per esaminare e concordare le proposte per l'attuazione di un piano di ristrutturazione che tuteli gli attuali livelli occupazionali e assicuri la sostenibilità finanziaria per la società e per Roma Capitale”. E sembra di cogliere ironia nelle sue parole, visto che se si arrivasse ad un concordato sarebbe complicato salvare il posto a tutti gli 11.500 dipendenti. I consiglieri ieri volevano scrivere una lettera pubblica a sostegno di Mazzillo. Approvao la sua battaglia per l’autonomia dei romani, e gli riconoscono grande disponibilità “anche con gli eletti”. Ma alla fine si sono fermati. Perché ai piani alti non avrebbero gradito. In serata, Raggi ringhia: “Si cambia registro, sono interevenuta personalmente per chiudere le polemiche. D’ora in poi non saranno tollerate deviazioni”. Il riferimento a Mazzillo è chiaro. Ma la sindaca vuole ancora a salvarlo. Perché è comunque un suo fedelissimo. E perché trema all’idea di cambiare il quarto assessore al Bilancio in un anno.
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