Il Fatto Quotidiano

Renzi, come affossare la commission­e banche

Pd non nomina i suoi commissari per far iniziare i lavori con la finanziari­a: a quel punto è fatta

- MA. PA.

Come

si fa a tenere ferma la commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche in modo che non faccia danni a Maria Elena Boschi e, per suo tramite, a Matteo Renzi? Dilatando i tempi per l’inizio dei lavori da un lato, accorciand­o la legislatur­a dall’altro.

COME SI SA, i capigruppo del Partito democratic­o, Ettore Rosato e Luigi Zanda, non hanno ancora comunicato ai presidenti di Camera e Senato i nomi dei parlamenta­ri dem che dovranno far parte dell’organismo, motivo per cui la commission­e sarà istituita solo dopo la pausa estiva. In camera caritatis, i vertici dem sostengono che il problema sia la presidenza: il Quirinale - che è sensibile alle pressioni di Bankitalia e quindi non vede di buon occhio l’inchiesta – avrebbe lasciato cadere la sua benedizion­e su Mauro Marino, il quale ha il dubbio vantaggio di avere l’appoggio pure dell’inquilino di Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni, ex Margherita come lui.

I problemi, dicono fonti del Nazareno, sarebbero due: Marino non convince i renziani

(“troppo istituzion­ale”) e, stanti le regole che gli stessi dem si sono dati, non dovrebbe nemme- no essere nominato tra i 40 eletti della nuova istituzion­e.

Sul grado di renzismo del 53enne funzionari­o della Regione Piemonte non ci sono notizie certe, mentre la sua qualifica di presidente della commission­e Finanze del Senato potrebbe davvero essere un ostacolo. Nella email inviata da Rosato e Zanda a fine giugno per delineare i criteri di “autocandid­atura” alla commission­e d’inchiesta (“non oltre il 5 lugl io”) veniva escluso chi aveva altre poltrone in altre commission­i. La lista ad oggi in mano ai capigruppo dem è dunque costituita da quarte file, per lo più inesperte della materia, la cui guida sarà affidata a Matteo Orfini, presidente del Pd e non proprio esperto di credito. Ora tra i democratic­i si vorrebbe concedere la deroga ai due presidenti della commission­e competente sulle banche, la Finanze appunto: Marino e Maurizio Bernardo, eletto col Pdl, poi alfaniano e, dal 20 luglio, Pd.

NE L L’ATTESA di sciogliere questo difficile nodo si arriverà a settembre. E qui subentra il racconto delle minoranze democratic­he: l’obiettivo, dicono, è non far lavorare la commission­e. Procedura: i nomi arriverann­o dopo il 10 settembre, poi si passerà alla nomina degli organismi interni e qui basta fare ammuina sull’elezione del presidente per arrivare a fine mese. Istituita la commission­e, inizia la sessione di bilancio, che assorbe tutte le energie del Parlamento: la si approva in fretta grazie all’accordo con pezzi di opposizion­e e, a quel punto, si dichiara finita la legislatur­a come successe a Monti nel 2012. Insomma, per sapere se Federico Ghizzoni di Unicredit ricevette davvero l’accorata richiesta di Boschi per salvare Etruria dovremo aspettare la causa per diffamazio­ne a Ferruccio de Bortoli. O no?

A settembre

Si litigherà sul presidente fino a fine mese, poi c’è il Bilancio e poi è finita Addio Ghizzoni

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Ansa/LaPresse I nomi Sergio Mattarella, Ettore Rosato, Mauro Marino
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