Padoan smonta (di nuovo) il bluff di Renzi sui conti
LE RISORSE RESTANO molto limitate, e vanno concentrate su occupazione e giovani”. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sceglie il Sole
24 Ore per delineare il quadro in cui si costruirà la legge di bilancio dopo l’estate. La sua intervista indica anche, con chiarezza finora inedita, il distacco definitivo dall’approccio pre-elettorale che Matteo Renzi sta cercando di imporre alla politica economica. Il primo messaggio del ministro Padoan, infatti, è che lo sconto concesso dall’Unione europea sull’aggiustamento (solo 0,3 per cento del deficit strutturale rispetto al Pil invece che 0,8) non significa che ci sia abbondanza di risorse da distribuire: “Questo rimane il livello minimo di aggiustamento, non è ri- negoziabile”. Con il suo libro Avanti , Matteo Renzi aveva invece proposto un approccio molto più radicale: ignorare completamente le richieste di correzione dei saldi strutturali - quelli rivisti per considerare gli effetti della congiuntura economica - e rispettare il solo vincolo del tetto al 3 per cento per il rapporto tra deficit e Pil stabilito a Maastricht nel 1992.
Padoan piccona poi l’altro pilastro del messaggio renziano: l’opposizione al Fiscal Compact. Il trattato tra governi sul rigore contabile potrebbe essere incorporato nell’ordinamento comunitario ora che sono passati i primi cinque anni dalla ratifica dopo i quali era prevista una discussione sul suo destino. Renzi ne ha fatto una battaglia di principio: l’Italia deve impedire l’ingresso del Fiscal compact nei trattati europei e usare questo potere di veto per rivederne i contenuti (anche se il Pd, all’Europarlamento, si è impegnato a fare il contrario, cioè a discuterne ma poi inserirlo nei trattati). Padon è netto: “Bisogna guardare avanti, non indietro. Il fiscal compact, che l'Italia ha in parte incorporato in Costitu- zione con il pareggio di bilancio, ha senza dubbio aspetti tecnici da rivedere profondamente” però è comunque “più utile discutere su come facciamo a dotare l'Europa di strumenti per la crescita e per il lavoro; troviamo un accordo sull'assicurazione contro la disoccupazione ciclica, ragioniamo di come associare alla politica monetaria unica una politi- ca di bilancio unica, e discutiamo di un ministro delle finanze europeo per gestire in modo unitario questa strategia nuova”. Un programma che non è certo quello di Renzi. Ma che è più coerente con la linea moderata e pragmatica seguita dal premier Paolo Gentiloni e dal suo mentore, il capo dello Stato Sergio Mattarella.