Pd, stipendi a rischio da settembre
Il partito ai 184 dipendenti: dopo l’estate, via alla cassa integrazione
Ieri
al Nazareno, la sede Pd di Roma, si è tenuta una delicata riunione sindacale per il futuro dei 184 dipendenti del partito, che ha chiuso il bilancio 2016 con una perdita di 9 milioni di euro per le grandiose spese della propaganda per il sì al referendum costituzionale e ora chiede il conto ai lavoratori.
COME IN ALTRE occasioni, anche ieri non c’era il tesoriere Francesco Bonifazi, forse di ritorno – chissà – dalla vacanze a Formentera. Sta di fatto, però, che ieri hanno comunicato ai sindacati che da settembre gli stipendi non saranno garantiti. Di sicuro, dopo l’estate, scatterà la cassa integrazione a zero ore per 20 dipendenti (che dovrebbero essere anche i primi ad essere licen- ziati, ndr) e al 70 per cento per gli altri. Il Nazareno si ritrova con le casse vuote dopo una campagna elettorale referendaria piena di eccessi, come, per esempio, i milioni di lettere firmate Matteo Renzi inviate agli elettori in Italia e all’estero.
A nulla sono serviti i contributi ricevuti dai gruppi parlamentari né il rimborso per la raccolta delle 500mila firme per chiedere la consultazione popolare sulla riforma costituzionale del governo renziano. Come ha reagito Bonifazi di fronte a questa situazione drammatica? Ha saltato le riunioni sindacali ed è pure andato in ferie, al mare in Spagna, accusano dal Nazareno. Su una cosa, però, Bonifazi si è dimostrato reattivo: nel chiedere ai parlamentari i versamenti mensili al partito e, soprattutto, gli arretrati. A Piero Martino, l’ex portavoce del ministro Dario Franceschini che ha lasciato i dem per Mdp, il tesoriere ha ricordato che deve 78.000 euro. E così ha fatto anche con altri. Tant’è che è già pronto un elenco di morosi, da divulgare a settembre, se non saranno saldati i debiti con il partito.
In questi tempi di ristrettezza per il Nazareno, poi, sarà impedito ai morosi di candidarsi alle prossime elezioni e dunque senza seggio sarà molto più difficile pagare. La crisi del Pd è iniziata con la fine del finanziamento pubblico ai partiti – da quest’anno effettivo – e non sono sufficienti i circa 6,5 milioni provenient i dalle donazioni del 2x1000. Circoli chiusi ( o sfrattati), un pezzo di partito emigrato con la “ditta” di Pier Luigi Bersani, un mucchio di debiti e ora anche il sacrificio dei dipendenti. Con la notizia, comunicata ieri pomeriggio, che gli stipendi da settembre non sono più garantiti.
Il tesoriere
Alla riunione con i sindacati, anche ieri era assente Bonifazi, reduce da una vacanza a Formentera