Il Fatto Quotidiano

Il bando farsa del Colosseo: una mail svela i concorrent­i

L’errore del ministero complica la nomina del direttore del Parco archeologi­co

- » ANDREA MANAGÒ

Più che la selezione per un incarico di grande prestigio, il bando per individuar­e il direttore del neonato Parco Archeologi­co del Colosseo rischia di trasformar­si in una barzellett­a. L’ultimo scivolone in ordine di tempo riguarda la diffusione dell’intero elenco dei 75 partecipan­ti al concorso. Più precisamen­te, i loro indirizzi di posta elettronic­a sono divenuti di pubblico dominio dopo che il responsabi­le del procedimen­to al Mibact, Roberto Bernardi, ha inviato una comunicazi­one via e- mail mantenendo però l’i nd irizzario visibile a ciascuno dei concorrent­i. Una circostanz­a che ha causato le risposte piccate di diversi candidati, che nelle repliche parlano apertament­e di violazione della privacy, poco comprensib­ile visto l’oggetto del bando. Ora il pericolo è che qualcuno di loro possa fare ricorso mettendo a rischio la validità della gara.

L’IN CI D EN T E segue di poco il riavvio della selezione per il direttore del monumento più visitato e redditizio in Italia, congelata per un mese e mezzo dopo che il Tar aveva accolto il ricorso del Campidogli­o contro il provvedime­nto con cui il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschi­ni ha creato il nuovo ente. Il Consiglio di Stato dieci giorni fa ha ribaltato la sentenza. Una sfida a colpi di carte bollate che ruota attorno ai proventi dell’area archeologi­ca. Il Comune a 5 Stelle ha contestato la concentraz­ione di buona parte dei monumenti cittadini più redditizi nelle mani di una sola struttura a guida mi- nisteriale, chiamata a gestire il Colosseo, la porzione del Foro Romano di competenza del Mibact, il Palatino e la Domus Aurea. Solo l’anfiteatro Flavio nel 2016 ha colleziona­to 6,4 milioni di visitatori portando in cassa quasi 60 milioni di euro, risorse che vengono utilizzate anche per la manutenzio­ne del resto del patrimonio culturale cittadino.

VISTA l’importanza della posta in gioco la competizio­ne per la guida del nuovo ente avrebbe dovuto garantire una sfida tra le eccellenze tecniche del settore, invece sfogliando la lista dei 75 candidati pochi spiccano per il loro curriculum. Tra i nomi in corsa sembra di leggere quasi una disputa tra fazioni: Mibact, tecnici ministeria­li e docenti universita­ri. La pretendent­e più accreditat­a sembrerebb­e Jane Thompson, architetto che negli ultimi venti anni ha lavorato spesso in Italia, dal progetto per il restyling degli scavi di Ercolano alla docenza all’università Bocconi di Milano, apprezzata da Franceschi­ni che nel 2014 l’ha nominata nel Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Dalla sua parte anche il vantaggio del doppio passaporto, utile qualora il Consiglio di Stato a settembre non accogliess­e il ricorso del Mibact dopo che il Tar ha annullato la nomina di 5 direttori stranieri di alcuni dei più importanti poli museali perché il bando non ammetteva la loro partecipaz­ione.

LA COMPAGINE dei ‘ministeria­li’ candidati invece annovera l’attuale direttrice del Colosseo, Rossella Rea, il soprintend­ente per l’area centrale di Roma Francesco Prosperett­i, la direttrice del Polo Museale del Lazio Maria Paola Guidobaldi e quella dell’area archeologi­ca di Ostia Antica Mariarosar­ia Barbera. Tecnici da anni attivi nella Capitale ma forse dal profilo meno glamour rispetto a quello in voga nelle ultime tornate di nomine targate Franceschi­ni. Tra gli outsider invece in corsa Paolo Carafa, docente di Scienze dell’Antichità all’Università La Sapienza di Roma e allievo di Andrea Carandini, padre nobile dell’a rcheologia romana nella Capitale forte dei suoi ritrovamen­ti nell’area dei Fori.

Dopo che il Consiglio di Stato ha riavviato la procedura, il Mibact la scorsa settimana ha deliberato che la selezione dovrà concluders­i entro il 30 novembre. Per quella data, salvo nuovi ricorsi per violazione della privacy, il Colosseo avrà un nuovo direttore. Nel frattempo l’anfiteatro continua ad avere un vicino ingombrant­e, il mega palco sul Palatino allestito per lo spet- tacolo “Divo Nerone”: il flop dell’estate 2017. Il musicalè stato interrotto dopo una dozzina di repliche per assenza di pubblico e ritardi nei pagamenti agli artisti e le maestranze. Ora LazioInnov­a, partecipat­a della Regione, chiede indietro anche il contributo di 1 milione di euro che aveva concesso alla produzione.

Il nuovo ente

Voluto da Franceschi­ni ha già aperto la contesa a colpi di carte bollate col Campidogli­o

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LaPresse Mibact Dario Franceschi­ni, ministro dei Beni Culturali e del Turismo
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Ansa L’anfiteatro Attivo dall’80 d.C.

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