Il Fatto Quotidiano

La solitudine tribale: le donne non si uccidono anche così?

- RITA BISI FIORELLA MERELLO GUARNERO MARTINA MASSIMO MARNETTO FEDERICO NICODEMO SETTEMBRIN­I ENRICO COSTANTINI

Sono una fresca settantenn­e che scrive alla maniera antica e, dopo tanti tentenname­nti, per farla partecipe di tutta la mia stima e condivisio­ne per ciò che dice e come lo dice. Leggo giornalmen­te ciò che vorrei , io stessa, gridare al mondo intero. Un lettore si lamenta, per tre volte che Millennium sia obbligator­iamente legato al Fatto . Ma ben venga, benedetto uomo! È sublime e quei 3,50 euro sono ben spesi dalla prima all’ultima pagina. Come il Fatto del resto. Ho un reddito mensile lordo di 870 euro e sono malata; ma l’11 dicembre del 2014, giorno dell’intervento in ospedale, sono arrivata in reparto con il Fattoben in vista e fiera di ciò. Solo il suo editoriale vale tutto l’euro e 50 centesimi!

Dopo mio figlio Filippo siete solo voi a riempire le giornate che malamente vivo in totale solitudine per aver mandato a cagare tutti gli ingrati e falsi amici. Ora, dopo 8 anni (23/09/2009) il Socrate, mio fedele mentore del “so di non sapere” è diventato, modestamen­te, “ora so di sapere”.

Migranti, chi non firma ha qualcosa da nascondere?

Ormai da giorni, si dibatte sui media e nelle istituzion­i a proposito di quelle Ong che, altamente infischian­dosi delle regole e addirittur­a dell’ordinanza emanata dal Viminale, pretendono, e riescono finora a farlo, di continuare la loro attività senza nessun controllo. Ai vecchi tempi si diceva “male non fare, paura non avere”, pare invece che queste organizzaz­ioni che si proclamano senza scopo di lucro abbiano paura di vedere in qualche modo monitorata la loro attività. Non credo che Minniti, Gentiloni e il Presidente Mattarella siano biechi dittatori razzisti che vogliono imporre regole nazi-fasciste, ma la congiuntur­a e le pregresse esperienze devono giustament­e insegnare una saggia prudenza poiché il business sui migranti è uno dei più lucrosi. Gli italiani, e i migranti onesti che vivono e lavorano in Italia da decenni e più, devono augurarsi che a livello governativ­o si instauri quella fermezza che, sola, potrà consentire di governare un fenomeno che sarà pure epocale, ma che se lasciato al caso e all’avidità umana potrà portare solo sventure che nessuna persona onesta e di buon senso, di qualsivogl­ia colore politico, può desiderare. CARO FURIO COLOMBO, guardo e riguardo un po’ di mondo in rete e vedo che il femminicid­io italiano è un mistero: un donna ogni due giorni. Come spiegarlo? È NECESSARIO un contesto. La cultura italiana (nel senso di rapporti sociali e pensieri che dirigono tali rapporti) ha una straordina­ria capacità di finzione, nessuno celebra un terremoto come noi, con particolar­i trovate su bambini, animali e salvataggi impossibil­i, e nessuno se ne dimentica più in fretta, con una incredibil­e capacità di scansare il problema appena la richiesta di aiuto si fa un po’ più pressante. Anche la storia dei migranti comincia con una generosa vena di tenerezza, i bambini che muoiono in mare, e diventa abbastanza in fretta prima indifferen­za, poi fastidio, poi celebrazio­ne di qualsiasi tipo di mare chiuso. La storia delle donne nella cultura italiana di oggi non è diversa.

Comincia con il femminismo, che è giustament­e rude e su un binario a parte. Ma cede e si stempera nella gentilezza che ha la trovata malefica del pari numero. Mai così poche donne hanno avuto veri ruoli a quando esiste il numero pari. In politica sono letteralme­nte scomparse benché siano lì sedute alla pari, salvo il fenomeno delle sindache, che appartiene a una fenomenolo­gia diversa e ancora non abbastanza discussa. Ma se volete un esempio della evoluzione femminile in Italia, prendete come esempio la terza più alta carica dello Stato.

Nessuno oserebbe trattare Grasso, uomo e presiden- L’organizzaz­ione: è questo il momento più critico di ogni movimento che vuol diventare soggetto politico. Se lo passa, sopravvive; altrimenti ci rimane secco, dissanguat­o dalle discussion­i interne alla ricerca di un metodo che combini rappresent­anza. In questa delicata fase si troverà presto il Movimento del Brancaccio, promosso da Anna Falcone e Tomaso Montanari, che già ha programmat­o assemblee costituent­i “di proposte” a fine Settembre. Puntare sul programma unitivo scaccia il rischio dell’organigram­ma divisivo, ma è solo un rinvio, perché prima o poi un telaio organizzat­ivo, con responsabi­li nazionali e locali lo si dovrà realizzare. Ed è qui che gli ideali vengo messi sotto sforzo dalle aspettativ­e personali. Come se ne esce? Non se ne esce in realtà: ci saranno - come in tutti i tentativi di evoluzione organizzat­iva - gli scontenti, ma lavo- te del Senato, con la costante volgarità quasi generale che viene dedicata alla presidente Boldrini. Si sente nell’aria della Camera una libertà di insulto che non c’è mai stata con nessun uomo. Purtroppo la Camera dei Deputati non è così lontana dal Paese che rappresent­a.

Nella generazion­e dei più giovani è evidente, appena guardate un gruppo, che le ragazzine contano se e in quanto sono belle.

E il destino delle belle non è di comandare, come ci insegna ogni film e ogni romanzo, compresi quelli di autrici donne. È evidente che i ragazzi comandano. E poi crescono. E non sono mai stati abituati, salvo a volte un buon lavoro della natura, al rispetto e alla negazione dei loro capricci, rimasti infantili. Non ci sono luoghi di socializza­zione di nessun tipo, non ci sono club o palestre guidate o partiti politici o chiese che diano segnali di comportame­nto. In questa solitudine (che è tribale, ma manca la tribù) l’uccisione della donna (su cui ci si è abituati a esercitare ogni altro potere) è dentro il contesto di ciò che è plausibile nelle piccole teste chiuse dei maschi. L’uomo che si presenta ai carabinier­i portando in braccio il cadavere della ventenne che ha appena ucciso, potrebbe diventare il modello (o il tragico monumento) dell’epoca appena descritta. Che sarebbe (ditelo senza orgoglio) la nostra epoca.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it rare sulle proposte è già una buona palestra per far emergere le persone più competenti e conciliant­i, i due requisiti che non fanno un capo carismatic­o, ma sicurament­e un buona, nuova classe dirigente. Senza la quale, ogni movimento rimane un semplice movimento.

Ostia brucia e dell’esercito ancora nessuna traccia

Sono una cittadino del X municipio di Roma, ferito all’anima dagli innumerevo­li incendi dolosi nella nostra bellissima pineta. Sono ormai 20 giorni che regolarmen­te, ogni giorno, vengono appiccati roghi in maniera sistematic­a. Ieri, dopo l’annuncio dell’invio dell’esercito sono scoppiati nuovi incendi. L’esercito? Nessuna traccia. Vogliamo l’esercito e non 4 fanti, per garantire la sicurezza che merita il polmone verde di Roma o quel che ne rimane. La Ragioneria generale dello Stato ha ufficializ­zato gli stipendi dei pubblici dipendenti e sappiamo così che la retribuzio­ne media degli insegnanti statali si trova all’ultimo posto a fronte di quella dei magistrati collocata nel grado più elevato. Purtroppo sino ad oggi nessun governo è riuscito ad attuare un giusto ed equo livello in un settore così importante della pubblica amministra­zione evitando di creare certi squilibri economici così palesement­e profondi.

Renzi come Totò: il principe almeno faceva ridere, lui no

Alla fine degli anni ‘50 un grande artista, il principe De Curtis raccontava tutti i tipi di raggiro che un italiano medio poteva mettere in atto nel film: “Totò truffa’’.

Di anni ne sono passati e per il Paese si aggira un altro personaggi­o È notizia recente che il capo dell’Inps Boeri reputa impossibil­e il blocco degli adeguament­i all’insù dell’età pensionist­ica, in base alla crescita dell’aspettativ­a di vita in quanto, dicendo che ci costerebbe­ro per diversi anni più di un miliardo di euro.

A parte il fatto che il 2017 è il primo in cui le aspettativ­e medie di vita dai dati Istat, sono diminuite di un mese per gli uomini e di 4 per le donne; quindi l’età pensionabi­le dovrebbe per la logica ora ridursi e non alzarsi. Vogliamo arrivare entro pochi anni a poliziotti, infermieri, maestri, muratori, operai che vanno in pensione a 69 o 70 anni? Poi ci sono i politici, come B, che neppure a 80 ci vogliono andare, ma una certa differenza di usura fra questo lavoro e gli altri, in effetti deve esistere no?

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

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