MSF: “NOI SEMPRE STATI CORRETTI” “ALLORA FIRMATE”
Caro direttore, nel suo articolo “Basta Mar West” di qualche giorno fa ci sono alcune inesattezze che ci preme chiarire per garantire ai lettori una più obiettiva considerazione della realtà. Prima del “Codice di condotta” non c’era affatto l’anarchia. C’erano le leggi nazionali e internazionali che governano il mare, le stesse di oggi, che tutti devono rispettare. E c’era, come oggi, il coordinamento della Guardia costiera italiana (Mrcc di Roma), che gestisce tutte le operazioni di soccorso: riceve gli S os , coinvolge le navi di soccorso, comprese quelle delle Ong, indica dove e come intervenire, organizza i trasbordi per rendere le operazioni più efficienti, comunica in che porto condurre i sopravvissuti. In tre anni Medici senza frontiere ha effettuato oltre 550 soccorsi e assistito più di 69 mila persone, in una collaborazione con la Guardia costiera che non ha avuto alcun problema.
IN EFFETTI il Codice non è una legge, quindi chi non lo firma non è un “fuorilegge” e può continuare a effettuare soccorsi nella piena legalità. Com’è noto Msf non ha firmato, ma anche ieri l’Mrcc ha coinvolto le nostre navi, per aiutare barconi sovraccarichi e fatiscenti, e per trasferire otto cadaveri da un’altra nave che li aveva tolti al mare. Gran parte del Codice, che abbiamo discusso con approccio costruttivo, rispecchia lo status quoe non comporta alcun problema. Msf si è impegnata formalmente a rispettare la maggior parte degli impegni pur non avendo firmato, compreso quello sui finanziamenti (il nostro bilancio dettagliato è da sempre sul sito, le attività in mare ne rappresentano l’1 per cento). Non abbiamo nemmeno problemi a ricevere la polizia a bordo, accade già, per esempio, quando arriviamo in porto. Ma l’azione u- manitaria si basa su principi internazionalmente riconosciuti – indipendenza, neutralità, imparzialità – che hanno risvolti molto pratici: servono a garantirci l’accesso alle popolazioni vulnerabili ovunque nel mondo, così come la sicurezza dei nostri operatori, perché dimostrano che non abbiamo altri obiettivi (politici, economici o militari) se non quello di portare assistenza. L’azione umanitaria non può che essere indipendente e va tenuta distinta da attività militari o di polizia. Di più, Msf non ammette armi in nessuno dei propri progetti e ospedali in circa 70 Paesi. È una condizione essenziale, che chiediamo di rispettare alle autorità militari, di polizia e alle milizie armate in qualunque contesto, comprese le navi. Da mesi il dibattito sulla lotta ai trafficanti pesa tutto sulle Ong. Ma l’unico motivo per cui i trafficanti hanno margine di azione, sulla martoriata pelle di migranti e richiedenti asilo, è che non esiste un solo modo legale per cercare protezione in Eu- ropa. Le politiche dei muri hanno chiuso ogni frontiera, costringono persone vulnerabili a mettersi nelle mani dei trafficanti e le lasciano rischiare – o perdere – la vita in viaggi allucinanti o in centri di detenzione in Libia (una Libia d’inferno, che ultimamente sembra essere diventata la soluzione a ogni problema).
SE LE ONG sono in mare è perché non ci sono gli Stati, che hanno abdicato a ogni loro responsabilità. Da tempo chiediamo, con tutta la forza delle sofferenze che vediamo, che l’Europa crei delle vie legali e sicure per cercare protezione (queste sì toglierebbero campo ai trafficanti) e istituisca un sistema di ricerca e soccorso proattivo e dedicato. Quando uomini, donne e bambini non moriranno più alle porte dell’Europa anche il nostro lavoro in mare sarà finito. E ne saremo felici. *Presidente di Medici
senza frontiere
Cari amici di Medici senza frontiere, purtroppo l’anarchia che descrivevo nel mio articolo “Basta Mar West” ha trovato clamorose quanto inattese conferme due giorni dopo nelle indagini della Procura di Trapani sull’Ong tedesca Jugend Rettet. Nessuno ha mai dubitato della correttezza e della collaborazione di Msf con la Guardia costiera italiana nei meritori salvataggi di migliaia di vite umane nel Mediterraneo. Ma, com’è noto, non tutte le Ong sono come Msf: magari fosse vero che “gran parte del Codice” di condotta del Viminale “rispecchia lo status quo”: lo status quo purtroppo è anche la complicità di alcune Ong fuori controllo con gli scafisti spalleggiati addirittura dalla Guardia costiera libica. Dinanzi a questi ripugnanti mercanti di esseri umani, non ci può essere alcuna “indipendenza, neutralità, imparzialità”. Bisogna soltanto individuarli, raccogliere prove a loro carico, arrestarli, processarli, condannarli, privarli dei loro mezzi di trasporto e metterli in galera perché non possano più nuocere al prossimo. Per farlo è indispensabile che sulle navi delle Ong siano presenti ufficiali italiani di polizia giudiziaria (armati per legge), che non sono le SS del Terzo Reich: sono investigatori alle dirette dipendenze della magistratura (essa sì, indipendente) di uno Stato democratico e di diritto, l’Italia, che non può essere confuso con le dittature degli Stati africani e asiatici in preda alle guerre e alla fame. Se la Procura di Trapani è riuscita a fotografare alcuni scafisti e i loro favoreggiatori, è soltanto grazie alle segnalazioni di Save The Children, che poi ha ospitato a bordo di una propria nave un agente dello Sco sotto copertura. Così dovrebbero fare tutte le Ong. Msf giustamente denuncia l’assenza degli Stati europei e ne invoca l’intervento. Bene: finalmente il governo italiano ha deciso di essere presente e inevitabilmente di imporre delle regole. Che non sono un supermarket da cui prendere quello che si vuole, a scelta: sono un Codice che va sottoscritto in toto e poi rispettato. Chi lo fa potrà continuare a operare meritoriamente nel Mediterraneo. Chi non lo fa – anche in nome dei motivi più nobili - andrà altrove.
CODICE La Ong: “Prima non c’era l’anarchia” Travaglio: “Non tutte le organizzazioni sono come Msf, alcune sono fuori controllo”