Il Fatto Quotidiano

Fiscal compact, la diatriba inutile: il rigore sui conti resta

Ossessioni Renzi e M5s vogliono bloccare l’ingresso dell’accordo 2012 nei trattati Ue. L’Authority sul bilancio: “Non avrebbe effetti”

- » STEFANO FELTRI

Per altre vie Quasi tutti gli obblighi sono stati già recepiti con regolament­i votati a maggioranz­a

Rassegnamo­ci: di Fiscal Compact si parla e si parlerà fino alle elezioni. Ancora due giorni fa sia l’ex premier Matteo Renzi (per criticarlo) sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (per dire che l’Europa deve guardare avanti) sono intervenut­i sulla possibile revisione del trattato tra governi ratificato anche dall’Italia nel 2012. Eppure questo dibattito è completame­nte privo di conseguenz­e concrete, come certifica un documento di quattro pagine prodotto ieri dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio, autorità indipenden­te introdotta proprio con il Fiscal Compact per dare pareri documentat­i e immuni dalle polemiche politiche sui conti pubblici.

IL FISCAL COMPACT è stato ispirato dalla Germania che, all’apice della crisi dei debiti sovrani e dello spread, non si fidava della capacità della Commission­e europea di far rispettare gli impegni di bilancio dei Paesi dell’Ue. Prevede, tra l’altro, di introdurre nelle legislazio­ni nazionali la regola del pareggio di bilancio struttural­e (cioè al netto degli effetti della congiuntur­a). L’Italia, nel 2012, ha scelto di modificare addirittur­a l’articolo 81 della Costituzio­ne per recepire la regola. Erano gli anni della grande sfiducia dei mercati sulla capa- cità dei Paesi mediterran­ei di sostenere il proprio debito e quindi adottare regole molto severe era un segnale di buona volontà da dare agli investitor­i.

L’articolo 16 del Fiscal Compact è quello che ha animato l’attuale dibattito. Prevede che entro cinque anni, quindi entro fine del 2017, “sulla base di una valutazion­e dell’esperienza mat ur a ta ” vanno adottate “le misure necessarie per incor- porare il contenuto del presente trattato nell’o rd in amento giuridico dell’U e”. Secondo i critici, quindi, abbiamo l’ultima occasione per evitare di essere ingabbiati a vita nel rigore contabile tedesco. Renzi, ma anche i Cinque Stelle, consideran­o la battaglia fondamenta­le. L’Ufficio parlamenta­re di bilancio ( Upb) ricorda però che quella “clausola rendez-vous” fu inserita non per stringere il cappio del Fiscal Compact ma, al contrario, perché le istituzion­i europee volevano la possibilit­à di poter intervenir­e in un processo decisional­e da cui erano state escluse in favore di una logica inter-governativ­a, in pratica “mirava a circoscriv­ere temporalme­nte il vulnus inferto alla prassi decisional­e dell’Unione”.

IL DIBATTITO ACCESOall’ita-

liana trascura poi due dettagli cruciali segnalati dell’Upb. Primo: il Fiscal Compact può entrare nella legislazio­ne comunitari­a anche senza passare dai trattati, bastano regolament­i (direttamen­te vincolanti per gli Stati), che vengono approvati da Europarlam­ento e Consiglio ma a maggioranz­a. Quindi senza che il singolo Paese abbia diritto di veto. Secondo dettaglio: l’articolo 16 del Fiscal Compact prevede l’obbligo di inseriment­o nella legislazio­ne comunitari­a ma nessuna sanzione se questo non avviene. Quindi, in assenza di sviluppi, si continuerà con la situazione attuale.

Quello che più conta, però, è che l’ingresso del Fiscal Compact nei trattati europei non produrrebb­e alcun risultato significat­ivo. Perché, spiega l’Upb, “a eccezione di alcune limitate disposizio­ni, il set di regole di bilancio contenute nel trattato risulta già incorporat­o nell’ordinament­o della Ue”. Due delle prescrizio­ni più pesanti del Fiscal Compact sono già imposte da regolament­i e direttive approvati nel 2011 e 2013 (Six Pack e Two Pack). Le uniche differenze riguardano il limite al deficit struttural­e per i Paesi che non sono sotto procedura di infrazione (nelle regole europee è 1 per cento, nel Fiscal Compact 0,5) e meccanismo correttivo automatico per rientrare dagli squilibri sul deficit (ma i Paesi lo hanno comunque già introdotto nelle legislazio­ni nazionali).

Il dibattito sull’i ngr es so del Fiscal Compact nei trattati Ue quindi non ha alcuna rilevanza. Ma state pur certi che continuerà a lungo.

Cos’è

Il Fiscal Compact è un trattato tra governi, parallelo all’ordinament­o comunitari­o. L'accordo prevede per i Paesi contraenti diversi vincoli tra cui l'obbligo del perseguime­nto del pareggio di bilancio: in Italia è stato inserito nella Costituzio­ne nell'aprile del 2012, ma le sue disposizio­ni hanno avuto effetto a partire dal 2014. Il pareggio non è mai stato raggiunto

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Il Fiscal compact è stato voluto dalla Germania guidata da Angela Merkel
Ansa Di chi porta la firma Il Fiscal compact è stato voluto dalla Germania guidata da Angela Merkel
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