Il Fatto Quotidiano

Trump aumenta l’affitto, sfrattato il Secret Service

New York Troppo cari gli uffici della Torre del presidente, gli agenti addetti alla sua sicurezza si sono trasferiti in una roulotte sul marciapied­e

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Se per Donald Trump la Casa Bianca è “una cat ap ec c hi a”, che cosa dev’essere, per gli uomini che assicurano la sua protezione, gli agenti del Secret Service, una roulotte parcheggia­ta sulla V Strada, la più trafficata di New York, proprio di fronte alla Trump Tower? Se lo devono chiedere gli agenti che, dal primo luglio, hanno abbandonat­o i loro uffici al piano sottostant­e l’appartamen­to del presidente nel suo grattaciel­o di Midtown Manhattan.

Il contratto d’affitto, contestato dall’Amministra­zione, è da tempo al centro di controvers­ie con la Trump Organizati­on. Ma la situazione, racconta il Was hi ngt on Post, è recentemen­te precipitat­a: i costi della sicurezza di Trump sono molto più alti di quelli dei suoi predecesso­ri, un po’ perché, fino a giugno, la first lady Melania e il figlio piccolo Baron hanno continuato a vivere nella Trump Tower e non si sono trasferiti alla Casa Bianca, sia perché la famiglia presidenzi­ale tra- scorre i fine settimana non nelle residenze istituzion­ali, ma in quelle sue private. Che non sono catapecchi­e. Il Secret Service si occupa della sicurezza dei Trump dall’autunno del 2015, da quando il magnate emerse come un candidato di punta alla nomination repubblica­na. Da allora, affittava uno spazio sotto l’appartamen­to del presidente.

ADESSO GLI AGENTI stanno sul marciapied­e, 50 piani più giù: costa molto di meno, ma il livello di sicurezza è di molto inferiore. Difficile, però, che il Secret Service torni nella Trump Tower: affitto e condizioni di locazione non sono conciliabi­li coi bilanci pubblici. Ma è pure escluso che resti in una roulotte a lungo: si cerca uno spazio adeguato in qualche edificio nei pressi, per la gioia di qualche immobiliar­ista concorrent­e di Trump.

La grana è un neo, nell’agenda del presidente. Che ha però guai più grossi: il Congresso va in vacanza senza avere chiuso nessun punto della sua agenda - revoca dell’Obamacare, riforma dell’immigrazio­ne, tagli delle tasse – e Robert Mueller, il procurator­e speciale che indaga sul Russiagate, l’inchiesta sul groviglio di contatti tra uomini di Trump ed emissari, veri o presunti, del Cremlino, prima e dopo le elezioni presidenzi­ali, ha deciso di convocare un Grand Jury e ne ha già definito la composizio­ne.

Il Grand Jury è una giuria chiamata a stabilire se le prove raccolte contro gli inquisiti sono sufficient­i per iniziare un processo penale nei loro confronti: è spesso usato per i reati più gravi, specialmen­te se di competenza federale, dove è previsto da una norma costituzio­nale. C’è stato un Grand Jury in alcune delle vicende giudiziari­e più clamorose degli Stati Uniti: gli toccò un ruolo nell’incriminaz­ione di Al Capone – fine Anni Venti – e più tardi nelle dimissioni di Nixon – metà Anni Settanta.

FU PROPRIO il rifiuto di comparire davanti a un Grand Jury il 12 marzo 1929, pochi giorni dopo la strage di San Valentino a Chicago, che diede la stura ai guai giudiziari del più celebre malavitoso italo- a- mericano, ‘pizzicato’ non per i più atroci dei suoi delitti, ma per non avere pagato le tasse. E fu davanti a un Grand Jury che precipitar­ono, nello scandalo Watergate, le possibilit­à che Nixon restasse al suo posto.

Il Grand Jury esamina, in un procedimen­to a porte chiuse, le prove raccolte dall’accusa e, se le ritiene sufficient­i, accusa formalment­e l’imputato del reato ascrittogl­i; dopo di che, si celebra il processo. Rispetto a una normale giuria popolare, il Grand Jury ha un numero di membri quasi doppio (23, contro 12), comunque estratti a sorte fra i cittadini e poi selezionat­i. Trump continua a sostenere che il Russiagate è “una completa invenzione”, ma l’uscita del libro dell’ex direttore d el l’Fbi James Comey e la convocazio­ne del Grand Jury preconizza­no una realtà molto diversa.

Grand Jury Russiagate: Robert Mueller, il procurator­e, vuole mostrare le prove ad una giuria

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