Il Fatto Quotidiano

Ong o Ogm?

- » MARCO TRAVAGLIO

Ai tromboni che si accapiglia­no nel derby fra “buonisti” e “cattivisti”, fra partito pro-Ong&migranti e partito anti- Ong& migranti, prosecuzio­ne con altri mezzi della guerra parolaia destra-sinistra, suggeriamo il Fatto di ieri, col pezzo di Antonio Massari e l’intervista di Giuseppe Lo Bianco al procurator­e Nicola Gratteri. Che spiegano con semplicità ed efficacia di cosa si occupano i pm di Trapani che hanno sequestrat­o la nave Iuventa e indagato vari operatori di Jugend Rettet, Medici senza frontiere, Save the children e altre Ong ancora ignote. Il reato è favoreggia­mento dell’i mm ig razione clandestin­a: cioè una serie di condotte che aiutano gli scafisti nei loro lucrosissi­mi e criminali traffici di carne umana, senz’alcun tornaconto diretto per le Ong (per questo si escludono i fini di lucro, anche se poi le Ong incassano copiose donazioni da migliaia di persone solidali con la loro attività, o almeno con quello che esse comunicano della propria attività). Nessuno è indagato per aver salvato vite, quindi le tesi giustifica­zioniste sul “reato umanitario” sono scemenze, frutto di pregiudizi ideologici e/o crassa ignoranza. Il discrimine è molto chiaro: chi salva vite in mare non solo non commette alcun reato, ma svolge un’attività benemerita che nessuna polizia o procura criminaliz­za né ostacola.

Purtroppo le prassi di Ong divenute Ogm, o di alcuni loro operatori (che, se agiscono all’insaputa dei vertici, vanno isolati e denunciati), includono condotte che non si possono definire “salvataggi”: tipo i trasbordi di migranti che non corrono alcun pericolo di vita (infatti i pm parlano di “consegne concordate” con gli scafisti). O veri salvataggi, ma preceduti o seguiti da condotte che col salvataggi­o non hanno nulla a che fare, mentre hanno come unico risultato di agevolare il traffico di migranti: tipo la linea diretta con gli scafisti per sapere quando e dove porteranno i loro carichi e darsi appuntamen­to; e la restituzio­ne dei gommoni e dei barchini ai trafficant­i. Qualcuno può seriamente sostenere che, per salvare le vite dei migranti, bisogna offrirsi come taxi ai loro aguzzini e poi riconsegna­re loro i natanti? Che c’è di umanitario nell’aiutare questi animali a conservare le proprie barche, a risparmiar­e sui mezzi di trasporto e sul carburante (per tragitti ormai brevissimi dalla costa alla nave dell’Ong di turno), a tenersi la gran parte del bottino (rapinato ai disperati) e a garantirsi l’impunità in acque libiche (lontano da intercetta­zioni e indagini), negando alla magistratu­ra foto e altre informazio­ni utili per individuar­li e rifiutando di ospitare agenti a bordo?

Chi accusa i pm o Minniti di criminaliz­zare l’azione umanitaria che salva vite non si rende conto (almeno si spera) di difendere non i migranti, che possono essere salvati senza accordarsi con gli scafisti né favorirli (per esempio affondando le loro barche), ma i trafficant­i di carne umana. Alcune Ong&difensori d’ufficio non ne fanno mistero, quando incolpano gli Stati europei – compreso il nostro, che sopporta il 100% degli sbarchi in base ai demenziali accordi di Dublino e di Frontex siglati dai governi di destra e sinistra – di negare ai migranti vie di fuga “legali” e giustifica­no i reati di alcuni operatori Ong come benemerite operazioni di “corridoio umanitario”. Se è uno scherzo, è di pessimo gusto. 1) Il corridoio umanitario non lo può decidere aumma aumma un’ organizzaz­ione privata, scaricando­ne le conseguenz­e umane, sociali e finanziari­e su Stati che nonne sanno nulla. 2) Il corridoio umanitario non può nascere dalla joint-venture fra bravi ragazzi animati dalle migliori intenzioni e volgari criminali che ingrassano sulla pelle dei migranti. 3) Il corridoio umanitario è una scelta politica che spetta alle autorità europee, non a Ong che non rispondono ad alcun elettore. E presuppone l’esistenza, nei Paesi nordafrica­ni, dei famosi “hotspot” sotto controllo europeo (onde evitare nuovi lager alla Gheddafi), per distinguer­e a monte chi ha diritto di asilo nei Paesi europei (tutti, non uno solo) perché fugge per ragioni di sopravvive­nza, e chi si illude in una vita migliore che non avrà, condannand­osi a un’esistenza da “irregolare”.

Purtroppo i vergognosi ritardi dell’Ue nell’affrontare il problema con soluzioni serie e praticabil­i ha convinto tante anime belle che anche gli scafisti svolgano un servizio in qualche modo “umanitario”. E che, in fondo, colludere con loro non sia poi così grave: infatti tutto lo sdegno si riversa sul Codice Viminale-Ue che impone sulle navi la polizia giudiziari­a (addirittur­a armata!), cioè costringe le Ong a “fare la spia” agl’inquirenti che indagano sui trafficant­i. Come se fosse più grave collaborar­e con uno Stato democratic­o che con gli scafisti (armati fino ai denti pure quelli, ma chi se ne importa). Basta leggere i verbali di tanti migranti giunti in Sicilia per sapere che gli scafisti non si limitano a trasportar­li: prima gli portano via tutto quel che hanno per viaggi disumani e ad alto rischio (tanto più rischiosi in quanto, a poche miglia di distanza, c’è la nave “umanitaria” pronta a prendere in consegna il carico), poi spesso li pestano a sangue e talvolta a morte per garantire l’“ordine” e tacitare lamentele, e ogni tanto violentano pure le donne. Anche per questo, oltreché per verificare la correttezz­a dei “salvataggi”, individuar­e scafisti, complici e favoreggia­tori, è indispensa­bile la polizia giudiziari­a a bordo. Non per ostacolare i salvataggi, ma per colpire il traffico. Chi ci sta potrà continuare la sua opera meritoria. Chi non ci sta dovrà girare alla larga dai porti italiani per espresso divieto del governo. Vedi mai che qualche Ong dia finalmente un’occhiata alla carta geografica e scopra l’esistenza degli altri Paesi affacciati sul Mediterran­eo.

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