La strage dei cento cuccioli del Califfo
Intanto la procuratrice Del Ponte lascia l’incarico e accusa il Consiglio di sicurezza Onu
In
Siria, come in Iraq, la coalizione internazionale a guida americana impegnata nella "liberazione" di città e villaggi ancora sotto il controllo dell'Isis non si fa scrupoli quando si tratta di colpire i cosiddetti campi di addestramento jihadisti. Secondo la tv saudita al-Arabiya , un centinaio di minorenni sarebbero stati uccisi nei giorni scorsi in uno di questi campi.
Il raid sarebbe avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi a Kashkiya, nell’area di Dayr az Zor, città su ll’Eufrate al confine con l’Iraq, a sud di Raqqa, la capitale de factodell'Isis, in par- te riconquistata da formazioni curde e dalle milizie arabe sunnite che costituiscono il Sirian Democratic Forces, supervisionate dai Marines. Le vittime sarebbero parte dei cosiddetti “Leoncini del Califfato”, la milizia dei jiha- disti dell’Isis formata anche da bambini, spesso mandati in prima linea per spiazzare gli avversari. Durante la battaglia di Mosul ci sono stati almeno 500 kamikaze bambini, secondo, tra gli altri, Human Rights Watch. Gli attivisti riferiscono inoltre che i miliziani avrebbero poi circondato la zona dell’attacco e vietano l’accesso ai civili.
NONOSTANTE il cessate il fuoco concordato un mese e mezzo fa da Stati Uniti e Russia in alcune zone della Siria, la pace è ancora molto lontana. Martedì e mercoledì si incontreranno a Teheran, nell'ambito dei negoziati di Astana, le delegazioni iraniana russa e turca.
Sul conflitto che si trascina dal 2011 e sui crimini commessi nel Paese si è espressa nelle ultime ore Carla Del Ponte. L’ex procuratrice dell’Aia ha annunciato le sue dimissioni dalla Commissione indipendente di inchiesta Onu sulla Siria. Dimissioni che ha già scritto e “presenterà al Consiglio dei diritti umani dell’Onu con un mese di anticipo rispetto alla prossima sessione di settembre”.
L'ex procuratrice ha accusato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu di ignavia e, di fatto, di inutilità sostenendo che “non fa l’unica mossa necessaria, ovvero istituire un tribunale internazionale che individui e condanni i colpevoli degli orrendi crimini com- piuti in quel paese da tutte le parti belligeranti”.
“Se restassi – continua Del Ponte – illuderei le vittime di una sporca guerra in cui le lacrime per i bambini trucidati dalle bombe sono soltanto fittizie”. Le parole di Carla Del Ponte si basano sui fatti e non sulle opinioni. E sono fatti che andrebbero giudicati in una nuova Norimberga. Che, tuttavia, difficilmente, si ripeterà, in quanto i criminali di guerra dei fronti opposti alla fine tenderanno a tutelarsi a vicenda.