Nigeria, la “linea” italiana: niente asilo né rimpatri
Domenica l’ultimo assalto in una chiesa. Da lì arriva larga parte dei migranti, ma non c’è alcuna strategia
Il fatto di cronaca si è ridimensionato nel corso delle ore, ma il contesto di violenza in Nigeria dilaga, tanto da rappresentare oramai il principale punto di partenza delle migrazioni verso l'Italia. Un uomo ha sparato all'impazzata all'interno di una chiesa durante la messa domenicale, e inizialmente è trapelata la cifra di “oltre cento vittime”, nonché l'ipotesi di un attentato di matrice religiosa. Indiscrezioni subito prese alla lettera dal ministro degli Esteri Alfano, che ha sentenziato :“L' ennesima strage di cristiani conferma che non possiamo abbassare la guardia contro il terrorismo”. Invece non c'entrava nulla, anche a dare un'occhiata alla carta geografica. La città dell'attacco è Ozobulu, nel Sud della Nigeria, coinvolta in passato in conflitti di matrice perlopiù economico-tribale, ma ben lontana dalle stragi jihadiste perpetrate da Boko Haram nel Settentrione.
Infatti, anche la polizia locale ha presto precisato che si è trattato di un regolamento di conti tra bande rivali, con un bilancio (provvisorio) ridotto a 11 morti. Il bersaglio (mancato) dell’aggressore era un “signore della droga”, che localmente si erge a “magnate”, avendo tra l'altro finanziato la costruzione della stessa chiesa di Saint Philip, luogo della strage.
Archiviata la drammatica cronaca, il problema in Nigeria è che le stragi, di varia matrice, non fanno quasi più notizia, con menzione prioritaria per il conflitto con Boko Haram che ha fatto oltre 50 mila morti in meno di 20 anni. Sicché i principali flussi migratori verso il nostro Paese partono da lì. I dati aggiornati ieri dal Viminale smentiscono la natura “emergenziale” del fenomeno migratorio nel suo insieme, certificando addirittura un calo complessivo degli sbarchi di oltre il 3% (96438 dall'inizio dell'anno, mentre nello stesso periodo del 2016 erano stati 99727), dovuto in particolare alla forte diminuzione degli arrivi dal Corno d'Africa. La Nigeria tuttavia va in netta controtendenza.
L'ANNO scorso sono arrivati in 38 mila, quasi un quinto del totale del flusso migratorio nel nostro Paese, primato che prosegue nel 2017. Caratteristica ulteriore, l'alta incidenza di donne e bambini (in larga parte non accompagnati), che rappresentano quasi la metà dei nigeriani approdati negli ultimi due anni nel nostro Paese, il che solleva problematiche ulteriori nell'ambito dell'assistenza. Nell'asse tra organizzazioni criminali in Nigeria e in Italia, l'Organiz- zazione Internazionale per le Migrazioni stima che l'80% di queste donne sono potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, il che ha indotto diverse Ong (nonché la Fondazione Migrantes) a lanciare appelli per una loro integrazione al di fuori dei Centri di accoglienza, per sottrarle alle mani delle mafie.
L'INTEGRAZIONE si scontra peraltro con un problema di fondo. Le richieste di asilo vengono perlopiù respinte, per la semplice ragione che la Nigeria, tra i Paesi a più alto tasso di violenza al mondo (e con i più alti livelli di povertà, con oltre 2,5 milioni di persone alla fame assoluta), viene ritenuta, a tale scopo, un “Paese terzo sicuro” dal governo. Che peraltro smentisce se stesso quando si rivolge agli italiani. “Assolutamente sconsigliati i viaggi nel nord-est”, si legge sull'apposito portale della Farnesina, riferendosi all'area di Boko Haram, notandone inoltre i propositi “di allargare le proprie azioni all’intero Paese, compresa la capitale Lagos. E poi: “Il rischio di sequestri di persona con finalità terroristiche o a scopo estorsivo, anche alla luce della gravissima crisi economica in atto, è alto in tutto il Paese.
Questo è il “Paese sicuro”, titolo che autorizza alla serena esecuzione dei rimpatri.
Paradosso ulteriore, essi non avvengono, nonostante due accordi sottoscritti dai governi Renzi e Gentiloni per facilitarli (in cambio di qualche programma di aiuti). I “rimpatri forzati” di immigrati dall'Italia nel 2016 sono stati 4500, mentre la Germania ne ha espulsi oltre 25mila. Il Viminale a gennaio ha perfino inviato un telegramma alle questure esortandole a rintracciare specificamente i nigeriani. C'era qualche charter pronto, e non si riusciva a riempirlo. Da ovunque la si guardi, i conti non tornano.
“Paese sicuro”
È una delle aree di maggior violenza al mondo, ma non basta per lo status di profugo