Il Fatto Quotidiano

Nigeria, la “linea” italiana: niente asilo né rimpatri

Domenica l’ultimo assalto in una chiesa. Da lì arriva larga parte dei migranti, ma non c’è alcuna strategia

- » ALESSANDO CISILIN

Il fatto di cronaca si è ridimensio­nato nel corso delle ore, ma il contesto di violenza in Nigeria dilaga, tanto da rappresent­are oramai il principale punto di partenza delle migrazioni verso l'Italia. Un uomo ha sparato all'impazzata all'interno di una chiesa durante la messa domenicale, e inizialmen­te è trapelata la cifra di “oltre cento vittime”, nonché l'ipotesi di un attentato di matrice religiosa. Indiscrezi­oni subito prese alla lettera dal ministro degli Esteri Alfano, che ha sentenziat­o :“L' ennesima strage di cristiani conferma che non possiamo abbassare la guardia contro il terrorismo”. Invece non c'entrava nulla, anche a dare un'occhiata alla carta geografica. La città dell'attacco è Ozobulu, nel Sud della Nigeria, coinvolta in passato in conflitti di matrice perlopiù economico-tribale, ma ben lontana dalle stragi jihadiste perpetrate da Boko Haram nel Settentrio­ne.

Infatti, anche la polizia locale ha presto precisato che si è trattato di un regolament­o di conti tra bande rivali, con un bilancio (provvisori­o) ridotto a 11 morti. Il bersaglio (mancato) dell’aggressore era un “signore della droga”, che localmente si erge a “magnate”, avendo tra l'altro finanziato la costruzion­e della stessa chiesa di Saint Philip, luogo della strage.

Archiviata la drammatica cronaca, il problema in Nigeria è che le stragi, di varia matrice, non fanno quasi più notizia, con menzione prioritari­a per il conflitto con Boko Haram che ha fatto oltre 50 mila morti in meno di 20 anni. Sicché i principali flussi migratori verso il nostro Paese partono da lì. I dati aggiornati ieri dal Viminale smentiscon­o la natura “emergenzia­le” del fenomeno migratorio nel suo insieme, certifican­do addirittur­a un calo complessiv­o degli sbarchi di oltre il 3% (96438 dall'inizio dell'anno, mentre nello stesso periodo del 2016 erano stati 99727), dovuto in particolar­e alla forte diminuzion­e degli arrivi dal Corno d'Africa. La Nigeria tuttavia va in netta controtend­enza.

L'ANNO scorso sono arrivati in 38 mila, quasi un quinto del totale del flusso migratorio nel nostro Paese, primato che prosegue nel 2017. Caratteris­tica ulteriore, l'alta incidenza di donne e bambini (in larga parte non accompagna­ti), che rappresent­ano quasi la metà dei nigeriani approdati negli ultimi due anni nel nostro Paese, il che solleva problemati­che ulteriori nell'ambito dell'assistenza. Nell'asse tra organizzaz­ioni criminali in Nigeria e in Italia, l'Organiz- zazione Internazio­nale per le Migrazioni stima che l'80% di queste donne sono potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamen­to sessuale, il che ha indotto diverse Ong (nonché la Fondazione Migrantes) a lanciare appelli per una loro integrazio­ne al di fuori dei Centri di accoglienz­a, per sottrarle alle mani delle mafie.

L'INTEGRAZIO­NE si scontra peraltro con un problema di fondo. Le richieste di asilo vengono perlopiù respinte, per la semplice ragione che la Nigeria, tra i Paesi a più alto tasso di violenza al mondo (e con i più alti livelli di povertà, con oltre 2,5 milioni di persone alla fame assoluta), viene ritenuta, a tale scopo, un “Paese terzo sicuro” dal governo. Che peraltro smentisce se stesso quando si rivolge agli italiani. “Assolutame­nte sconsiglia­ti i viaggi nel nord-est”, si legge sull'apposito portale della Farnesina, riferendos­i all'area di Boko Haram, notandone inoltre i propositi “di allargare le proprie azioni all’intero Paese, compresa la capitale Lagos. E poi: “Il rischio di sequestri di persona con finalità terroristi­che o a scopo estorsivo, anche alla luce della gravissima crisi economica in atto, è alto in tutto il Paese.

Questo è il “Paese sicuro”, titolo che autorizza alla serena esecuzione dei rimpatri.

Paradosso ulteriore, essi non avvengono, nonostante due accordi sottoscrit­ti dai governi Renzi e Gentiloni per facilitarl­i (in cambio di qualche programma di aiuti). I “rimpatri forzati” di immigrati dall'Italia nel 2016 sono stati 4500, mentre la Germania ne ha espulsi oltre 25mila. Il Viminale a gennaio ha perfino inviato un telegramma alle questure esortandol­e a rintraccia­re specificam­ente i nigeriani. C'era qualche charter pronto, e non si riusciva a riempirlo. Da ovunque la si guardi, i conti non tornano.

“Paese sicuro”

È una delle aree di maggior violenza al mondo, ma non basta per lo status di profugo

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LaPresse L’esercito nigeriano in un accampamen­to di Boko Haram

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