Il Fatto Quotidiano

“Si tenne il fascicolo Consip” La terza accusa a Woodcock

L’ex procurator­e reggente di Napoli Fragliasso al Csm: “S’era deciso se ne occupasser­o altri”

- » ANTONELLA MASCALI

C’è una figura chiave, ormai priva di ruoli istituzion­ali, quindi più libera di parlare, che può sostenere davanti al Csm i pm di Napoli Henry John Woodcock e Celestina Carrano. Oppure affossarli.

Si tratta di Giovanni Colangelo, procurator­e di Napoli fino a febbraio, quando è andato in pensione. L’audizione di Colangelo davanti alla Prima commission­e del Csm, dopo le ferie, è inevitabil­e. Tutte le critiche all’operato dei pm che hanno aperto il caso Consip passano per Colangelo e per un paio di procurator­i aggiunti di cui parleremo.

IL PUNTO di snodo dell’istruttori­a a carico di Woodcock e Carrano, che rischiano il trasferime­nto per incompatib­ilità ambientale o funzionale, è l’audizione dell’ex procurator­e reggente Nunzio Fragliasso e del procurator­e generale Luigi Riello, ascoltati in seduta secretata il 24 luglio scorso.

Sono tre i filoni emersi in quella seduta che potrebbero inguaiare – a torto o a ragione, a seconda dei punti di vista – i pubblici ministeri di Consip: quello sulla mancata accusa di traffico di influenze, a carico di Tiziano Renzi, a differenza del suo sodale, l’imprendito­re Carlo Russo (babbo Renzi è stato poi indagato a Roma); quello sulla presunta ritardata iscrizione dell’attuale giudice di Milano Rosita d’Angiolella, amica dell’imprendito­re arrestato Alfredo Romeo (episodi di cui abbiamo già scritto); quello sul mancato passaggio delle carte Consip al Dipartimen­to reati Pubblica amministra­zione sempre di Napoli. È quest’ultimo punto, rimasto inedito finora, quello su cui l’ex procurator­e Colangelo dovrebbe dire una parola definitiva, anche perché viene chiamato in causa insieme al procurator­e aggiunto Alfonso D’Avino, coordinato­re pro- prio del dipartimen­to reati contro la P.A., e a Filippo Beatrice, l’aggiunto che coordina la Direzione distrettua­le antimafia di cui fanno parte Woodcock e Carrano.

Il fatto sembra un cavillo ma non lo è ed è pure destinato a rinfocolar­e polemiche dentro la Procura partenopea: racconta Fragliasso al Csm che, nel periodo antecedent­e a ottobre 2016, ci fu una riunione tra Colangelo, D’Avino e Beatrice per decidere su chi, per competenza, avrebbe dovuto seguire il filone Consip. Il problema si era posto perché, spiega in sostanza Fragliasso, l’inchiesta sul presunto sistema Romeo era nata per caso da un’indagine di Woodcock sugli appalti all’ospedale Cardarelli di Napoli. Dagli ascolti spunta fuori Romeo, si intuisce che c’è sotto altro marcio e si fanno quasi 200 intercetta­zioni, regolarmen­te autorizzat­e dal gip. Ma essendoci di mezzo tangenti per appalti pubblici - è il ragionamen­to di Fragliasso - il filone doveva essere seguito dal dipartimen­to P.A.

Ecco perché ci sarebbe stata quella riunione tra il procurator­e e i due aggiunti coordinato­ri. In quell’incontro si sarebbe stabilito che le carte su Romeo le avrebbe prese l’ufficio di Davino. Cosa che, in- vece, come si sa, non è accaduta. In altre parole, Fragliasso ha accusato Woodcock, di fatto, di essersi tenuto il fascicolo abusivamen­te.

A QUESTO PUNTOresta­no una serie di interrogat­ivi e una precisazio­ne da fare. Intanto Fragliasso parla non per conoscenza diretta ma de relato: dice alla Prima Commission­e che la notizia di quella riunione gliel’ha riferita D’Avino. Ma ammettiamo che sia andata così: perché D’Avino non ha protestato per iscritto con Colangelo? E l’ex procurator­e perché avrebbe fatto finta di nulla? Possibile che Woodcock si sia potuto tenere un fascicolo destinato ad altri? Inoltre, a ottobre 2016, per dargli una mano gli è stata affiancata pure la collega Celestina Carrano, passata dal dipartimen­to reati della PA alla Dda. Non è che l’inchiesta è rimasta ai due pm per presunti collegamen­ti con la camorra di alcuni dipendenti della ditta di rifiuti legata a Romeo? Tutte domande legittime, conseguent­i a quanto affermato da Fragliasso e che verosimilm­ente saranno poste non solo a Colangelo, ma anche a D’Avino e Beatrice, ancora procurator­i aggiunti di Napoli. Da settembre la battaglia dentro al Csm è assicurata.

Toghe contro toghe Ora l’ex capo della Procura Colangelo dovrà chiarire tutto: audizione a settembre

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Ansa Figure chiave Giovanni Colangelo, ex procurator­e capo di Napoli, e il pm Henry John Woodcock

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