Il Fatto Quotidiano

CORRADO ALVARO HA ANCORA TUTTI I PERCHÉ IRRISOLTI

- » ANGELO CANNATÀ

Mi trovo da qualche giorno in Calabria e sfoglio i giornali regionali, Il Quotidiano del Sud, La Gazzetta del Sud, eccetera. Intimidazi­oni. Omicidi. “Colpi di lupara contro un pentito”, “Sequestro di un bambino”, “Maxipianta­gione di ‘erba’”,“Bruciata auto a imprendito­re”, “Coniugi uccisi”, “Mafia, nominata la commission­e”. Mi fermo qui. È orribile. Cos’è oggi questa terra di ‘ndrangheta e perché è diventata così? Apro Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro. Aiuta a capire.

È UN TESTO di tredici racconti, il primo dà il titolo al libro e narra la storia di Antonello Argirò, un pastore che si fa brigante quando al padre poverissim­o – “un vinto” – incendiano la stalla e il fratello deve lasciare il seminario; si fa bandito, in pieno regime fascista, contro il potere padronale dei Mezzatesta; Alvaro, con realismo fa dire al protagonis­ta: “Qui in questo paese, non c’è scampo per nessuno, con questi mariuoli che ci comandano. Bella riuscita sarebbe per me, per noi tutti, che da casa nostra uscisse qualcuno che potesse parlare a voce alta, e li mettesse a posto… A questa gente dobbiamo fare un dispetto che se lo ricordino per tutta la vita”. Quando si cercano le origini della ‘ndrangheta – oggi è un’altra cosa, certo – pagine come questa tornano utili. Alvaro mostra l’infanzia e la maturità di Antonello fino alla ribellione, quando non accetta più i soprusi dei Mezzatesta e decide di vendicarsi: appicca il fuoco ai loro boschi, uccide le bestie e regala la carne ai poveri. In Alvaro “il mito pastorale si traduce in epica tragedia”, d’accordo, ma qui c’è qualcosa di più: racconta la trasformaz­ione di un pastore in brigante. Le pagine finali lasciano il segno: i carabinier­i cercano il bandito e lo trovano sui monti; Antonello li vede arrivare ma non resiste e si fa arrestare. Afferma: “Finalmente po- trò parlare con la Giustizia. Che ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio!”. È la sete di giustizia a muoverlo. Oggi non è più così, certo, mafia, ‘ndrangheta, camorra speculano su droga, armi, migranti, manovrano miliardi ed entrano in politica. Lo sappiamo. C’è da chiedersi tuttavia cosa ha fatto la classe dirigente in più di un secolo per impedire che la ‘ndrangheta attecchiss­e, si trasformas­se e diventasse potenza imprenditr­ice. Nulla. Ha fatto accordi (e affari) col crimine. Questo è il punto. E allora, ha un certo interesse la domanda di Pasquino Crupi: che cosa disse Antonello ai carabinier­i dopo l’arresto? “Alvaro lascia insoddisfa­tta la nostra curiosità. Ma nulla ci vieta di continuarl­o noi il racconto. Antonello parlò, ma i carabinier­i ave- vano fretta di tradurlo in caserma e non lo ascoltaron­o. I giudici furono sbrigativi e capirono poco di quello che disse – le ragioni per cui un giovane diventa brigante: perché Antonello parlava solo il dialetto”. Poi, ecco la riflession­e in Un treno del Sud: “Come se prendesse la parola per conto di Antonello, Alvaro spiega i motivi per cui un giovane calabrese decide di entrare nell’Onorata società: ‘Quando una società dà poche occasioni di mutare stato, o nessuna, far paura è un mezzo per affiorare’”.

LA ‘NDRANGHETA non è un problema di polizia, urge “l’esame di come si è comportata la classe dirigente in cinquant’anni”. È passato troppo tempo e lo Stato non ha fatto il suo dovere nei confronti del Mezzogiorn­o (P. Crupi, Conversazi­oni di letteratur­a calabrese, Luigi Pellegrini editore). Questa lettura forse radicalizz­a il pensiero di Alvaro ma coglie un punto: lo Stato non ha affrontato la questione meridional­e né combattuto, con serietà, la criminalit­à organizzat­a: le ha incancreni­te; e oggi tra corruzione, tangenti e appalti truccati della classe dirigente non ci si fida più, soprattutt­o se riforma la Giustizia nei termini denunciati da Davigo. Torna in mente Antonello Argirò: la Giustizia? Che ci è voluto per poterla incontrare! Cosa direbbe dei potenti, dei collusi e delle ingiustizi­e odierne?

CALABRIA E IL SUD

Lo Stato non ha affrontato la questione meridional­e né combattuto con serietà la criminalit­à organizzat­a: le ha incancreni­te

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