Il Fatto Quotidiano

Aste e annunci-esca: le schiave del sesso si trovano online

In rete Più o meno in profondità ci sono tracce della tratta di ragazze e bambini. Europol: “Trafficant­i sempre più digital”

- » VIRGINIA DELLA SALA

Si può comprare uno schiavo sul deep web? La domanda è datata 2015. A porla, un utente su Reddit, un forum online molto frequentat­o sul quale si discute in modo anonimo di tutto. La risposta arriva nel giro di poche ore. “Probabilme­nte sì. E si può scegliere tra uno schiavo vero e proprio o uno schiavo sessuale. In ogni caso si parla di diverse migliaia di dollari”. Gli scambi di opinioni si susseguono: ci sono rimandi a un altro forum anonimo (4chan) in cui gli utenti raccontano di avere, per un certo periodo, visitato un sito in cui erano messe in vendita delle bambole umane.

“UN POSTO inquietant­e”, raccontano. Il sito si chiamava Lolita slave sex dolls ed è ancora possibile rintraccia­re lo screen sho t della home page in cui si chiedevano tra i 30 mila e i 40 mila dollari per ordinare una ragazza (il gestore sosteneva fossero orfane) e trasformar­la in una vera e propria bambola incapace di intendere e di volere. “Impossibil­e verificare se fosse vero o meno – spiega un frequentat­ore del forum – di sicuro ora è stato chiuso. Ma la descrizion­e è davvero spaventosa”.

In un altro post, si indirizza a un articolo scritto da un giornalist­a del sito specializz­ato Motherboar­d : sempre da Reddit, o meglio da un link pubblicato sul forum, nel 2015 si era messo in contatto nel deep web (la zona della rete non accessibil­e attraverso i comuni motori di ricerca) con un sito targato Black Death, la stessa organizzaz­ione a cui sembrerebb­e appartener­e il polacco che ha sequestrat­o nei giorni scorsi la modella inglese, Chloe Ayling, a Milano. Qui, racconta il giornalist­a, avrebbe ini- ziato una trattativa per una ragazza la cui base d'asta era di 150 mila dollari, di aver visto anche altre proposte (l’asta per un'altra ragazza partiva da 180 mila dollari) e di essere poi stato scaricato quando i suoi interlocut­ori si so- no accorti che non avesse nessuno che gli facesse da garante e quando hanno percepito la sua ritrosia nel pagare un anticipo solo per assistere a un video live della prigionier­a. Solo in seguito si scoprirà che le foto proveniva- no da un video che circolava online. “Era sicurament­e un fake – commenta un utente –. Trovare le aste di ragazze online è impossibil­e se non hai un indirizzo preciso. Se fosse così facile, avrebbero già arrestato tutti”. Di sicuro, su Black Death ci sono state indagini. Nei giorni scorsi si è parlato di un riferiment­o all’organizzaz­ione criminale all’interno di un rapporto 2015-2016 dell’Europol. In realtà, il riferiment­o al Black Death Group è arrivato in una risposta fornita dal’agenzia a “diretta interrogaz­ione del nostro database da parte di un paese membro dell’Ue”, spiegano al Fatto. E sul traffico, c’è un’investigaz­ione in corso.

Se il web vende, è anche vero che il web compra. E lo fa sempre di più. Mail criptate, annunci con foto e descrizion­i sommarie, contatti diretti, social media. Il traffico degli esseri umani sta spostando i suoi strumenti. A spiegarlo è il rapporto Socta 2017 dell'Europol, il cui sottotitol­o è “Il crimine nell'era della tecnologia”. “I trafficant­i – si legge nel documento – fanno affidament­o sui social media, sulle chiamate Ip e sui messaggi istantanei a ogni livello del ciclo del traffico”. E poi ci sono gli annunci pubblicita­ri e di lavoro, soprattutt­o nel mondo della moda e del fashion. O come baby sitter. “I loro servizi – si legge in un altro rapporto dell'Europol sul traffico umano – sono pubblicizz­ati attraverso giornali locali o passaparol­a o via social media o tramite siti di escort”.

NEL LUGLIO 2014, ad esempio, è stata scoperta una tratta di oltre cento donne dall'Ungheria al Regno Unito (con membri dell’organizzaz­ione criminale di base in entrambi i Paesi) tutte reclutate tramite annunci su Internet: lavoro per pulizie, baby sitting e segreteria. In questo caso, erano poi segregate e minacciate e costrette a prostituir­si con un sistema di prenotazio­ne basato su una nutrita rete di telefoni cellulari. Nel 2012, invece, era toccato a una 28enne: si era lanciata da una finestra della camera da letto di New York in cui era segregata da giorni per fuggire dai suoi rapitori. A incastrare i rapitori, un sistema sviluppato dal Dipartimen­to della Difesa Usa per setacciare tutto il web e trovare qualsiasi traccia riferibile al traffico di esseri umani, in qualsiasi forma.

Resta poi la piaga più grande: il traffico di minori. Nel 2014, Thorn, un'agenzia che studia il ruolo della tecnologia nel traffico di sesso, ha quantifica­to che il 70 per cento delle vittime sopravviss­ute al traffico del sesso (soprattutt­o bambine e ragazzine molto giovani provenient­i dai paesi dell’est) erano state messe in vendita online. E, anche in questo caso, è la darknet, la parte oscura e nascosta del web, l’ambiente prediletto dai criminali.

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Ansa La modella Chloe Ayling sequestrat­a per due giorni a Milano

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