Don Zerai, il reato di salvataggio è tutta colpa della Bossi-Fini
Facendo eco al commovente entusiasmo della signora Bisi (lettera di domenica scorsa), voglio condividere con voi la mia idea di stamane. Ero seduto al bar in compagnia di un caffè e di una copia del Fatto . Quando avevo visibilmente finito di leggerlo, un signore, avanti negli anni, mi chiede se avevo finito col giornale, pensando evidentemente che fosse un giornale del bar. Stavo per dirgli che era mio, quando mi ha colto la mia idea: ho fatto finta che fosse davvero a disposizione dei clienti e gliel’ho lasciato. Credo sia un ottimo modo per diffondere il quotidiano e, con esso, cosa ben più importante, un po’ d’informazione indipendente, che in questi tempi cupi è diventata merce rara. Esorto gli amici lettori a fare altrettanto, e spero possa essere uno dei piccoli gesti quotidiani che ci aiutino a fare resistenza contro il pensiero unico.
La psicanalisi non è politica e non risolve i problemi
La scelta dello psicanalista Recalcati come “coordinatore della Scuola di formazione del Pd” indica che il segretario fiorentino confonde i problemi del partito con i suoi problemi personali e, nello stesso tempo, conferma i suoi limiti culturali. Si tratta infatti di una scelta riduzionista in quanto i problemi della politica, che la scuola di formazione di un partito dovrebbe affrontare, vengono ridotti a problemi psicologici, e questi a problemi psicoanalitici, accentuando il riduzionismo: la psicoanalisi, essendo una teoria essenzialmente intrapsichica, è poco predisposta a cogliere i diversi aspetti della politica: storici, sociali, economici, culturali, psicologici anche di tipo psicoanalitico e, in alcuni casi, psicopatologico.
Come evidenziato dal dibattito provocato dall’analisi di Recalcati tutto è stato ridotto all’irrilevante quesito su chi ama e chi odia Renzi, spostando l’attenzione da quelli che sono i veri problemi. Senza dimenticare che siffatta attenzione mediatica può danneggiare l’oggetto dell’amore-odio aggravando il suo eventuale narcisismo che, come la psicoanalisi insegna, non è affatto cosa di poco conto. Va tuttavia ricordato che i problemi personali sono sempre anche problemi pubblici di entità direttamente proporzionale al rilievo del ruolo pubblico della persona. Quindi i problemi psichici dei lea- CARO FURIO COLOMBO, don Zerai non era il prete che faceva circolare tra i profughi, specialmente eritrei come lui, il numero del suo telefono satellitare in modo che qualcuno potesse avvisarlo di essere su una barca in pericolo, per poter avvisare subito la Guardia Costiera o (in quei tempi di civiltà) Mare Nostrum? Ha fatto questo lavoro di salvataggio per anni. Perché lo indagano adesso? O meglio: perché indagano? HO CONOSCIUTO DON ZERAI quando mi occupavo del Comitato per i Diritti Umani della Camera dei deputati. E ho raccolto nei verbali delle udienze avute con lui (che sono atti parlamentari) esattamente le cose che lui ripete adesso, e che – ci dicono –, adesso sono motivo di indagini. Ovvero il salvataggio diventa reato di immigrazione clandestina, come voleva la Bossi-Fini. I giornali hanno scelto lo stesso atteggiamento dei giudici che ci dicono di aver sorpreso il prete salva-vite nel compimento del reato.
A quel tempo, il reato di scafismo inventato da Bossi e Fini non attraeva l’attenzione dei giudici. A quel tempo i “trafficanti di carne umana” erano contrabbandieri senza scrupoli che avevano occupato uno spazio vuoto. Don Zerai, durante una delle audizioni alla Camera, era impegnato a salvare gruppi di eritrei portati nel Sinai e offerti contro riscatto. Riuscivano ancora a comunicare con lui e supplicavano qualche forma di intervento. Nulla era segreto o clandestino, nella attività di don Zerai, e grande era l’ammirazione che der costituiscono un problema politico; come dimostra l’at tu al it à (Trump) e la storia (il delirio terminale di Hitler e Mussolini) si parva licet paragonare magna.
La recita degli arlecchini non ci diverte più da un pezzo
Sarebbe bene sospendere la pubblicità alle esternazioni di Renzi, per evitare che la politica italiana, tutta, sia paragonata a un circo che di meraviglioso ha ben poco. Giocolieri e clown di seconda mano, sembra dire Renzi, si esibiscono davanti a una folla di bocca buona, un po’ stupidotta e molto credulona. Dipende dal tono di voce e dai gesti. Se dico nero sembra che abbia sempre detto nero, ma vuoi vedere che se dico rosso avviene esattamente il contrario? La gente deve sopravvivere e bada poco agli azzeccagarbugli. Li ritiene, probabilmente, una presenza funesta ma inevitabile, come un mal di denti o un’emicrania che non vuole passa- molta gente gli dedicava per questa continua opera di salvataggio.
Se c’è qualcuno che, nel Mediterraneo, ha salvato più vite umane di questo prete da solo, bisogna chiamare in causa Mare Nostrum e l’immensa attività svolta dai nostri marinai, il cui ordine di ingaggio era di salvare vite, non di distruggere gli scafi.
Infatti l’attività di Medici senza frontiere è iniziata solo dopo che la nostra Marina è stata ritirata “perché costava troppo”. Come tutto ciò, noto da anni, e apprezzato al punto da parlare di premio Nobel per don Zerai (premio che adesso si cita con sarcasmo) sia diventato ragione di indagine, con forti suggerimenti di colpevolezza (anch’essa indefinibile) è impossibile dire. Certo è stato fatto in modo che il prestigio e la credibilità del prete eritreo, messe così brutalmente in discussione, non gli giovino per il Nobel. Ma ormai il caso è di routine. Prima o poi, una sorta di vendetta raggiunge chi difende o ha difeso la migrazione. Poca attenzione invece per le motovedette libiche che “arrestano” e deportano verso l’ignoto 820 migranti, e per altre motovedette che aprono il fuoco su navi Ong. Quelle navi sono comunque sotto inchiesta per qualche malaffare (così capisce la maggioranza dei cittadini). E dunque non c’è da preoccuparsi più di tanto.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it re. Eppure questi signori, Renzi in testa continuano la recita con il cappello in mano, illudendosi sia una corona. Destino di un’Italia che imbarca arlecchini vestiti da soloni e balanzoni la cui intelligenza sta tutta nella pancia. Si potrebbe dire, fra uno sbadiglio e l’altro, che la recita non diverte più da tempo. Che il credito è finito da un pezzo. Che l’inchiostro usato per riportare certe dichiarazioni è uno spreco inutile. Si potrebbe fare se finalmente si trovasse il coraggio.
L’Atac prima era un’altra cosa: soprattutto i lavoratori
Ieri leggendo l’articolo relativo alla allarmante situazione dell’Atac sono tornato con la memoria agli anni 60 quando dodicenne prendevo tutti i giorni il 93 per recarmi alla scuola media G. Pascoli vicino S. Giovanni a Roma. Ricordo i blocchetti dei biglietti che il bigliettaio aveva in bella mostra: 25, 35 o 50 lire. Alla richiesta del tipo di bigliet- to da staccare io che, per una fermata, dovevo acquistare quello da 35, spesso chiedevo quello da 25 e decidevo all’ultimo se scendere prima o, mischiandomi fra le altre persone, sperare di non essere individuato e scendere alla successiva. Un giorno arrivò il temuto: “A ragazzi’, tu hai preso il biglietto da 25 dovevi scenne prima”.
Io non so se l’Atac in quegli anni fosse in attivo ma so che le persone che ci lavoravano erano belle persone. Sono convinto che ancora oggi l’appartenenza è un valore da tenere in considerazione e tifo per i lavoratori in difficoltà.
Se la nuova sinistra è questa, allora meglio nessun dialogo
Ho sempre avuto grande stima per Di Pietro, come magistrato e politico, ma alcuni aspetti dell’intervista pubblicata sul Fatto di mercoledì 9 agosto mi lasciano a dir poco perplesso. Mi riferisco alla sua voglia di dialogo con Renzi, suggerito Trump risponde alle minacce del leader nordcoreano con la frase: incontreranno fiamme e furia come il mondo non ha mai visto. Certo una dichiarazione che lascia poco spazio alla diplomazia ma che potrebbe far pensare, invece, ad una minaccia per l’intero pianeta. Gli Usa sembrano al massimo del loro potenziale sul piano delle armi nucleari e di sicuro “fire and fury” non è un buffetto sulla guancia di Kim Jong-un. Ma fanno sul serio o stanno facendo per finta? Cos’è, la riedizione di “Guerre stellari” o di “Armageddon”? Dobbiamo aspettarci di vederli presto sul grande schermo? A me, francamente, sembrano matti da legare tutti e due. Potrebbe qualcuno di buon senso (forse cercando bene ancora si trova) cercare di farli ragionare, magari proponendo un Tso per entrambi?
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
L’evoluzione della società si è fermata agli anni 70
Viviamo in un mondo malato sempre più competitivo. Il diverso è mal visto da una società sempre più omologata dal costante non cambiamento.
Basta pensare agli anni 70 dove tutto era in evoluzione e il diverso era lo spunto per le lotte e la sopravvivenza.
Ora la nuova società si può definire totalmente assoluta e apatica: non c’è più umanità tra le persone sempre più individualiste e concentrate solo su loro stesse, mentre la società diventa sempre più stereotipata e ammalata.