Il Fatto Quotidiano

Scomparsa la Ditta, le feste dell’Unità sono tutte renziane

Partito personale Il segretario le ha trasformat­e in uno spettacolo per promuovere il suo libro (ma salterà quella nazionale di Imola)

- » WANDA MARRA

Leitmotiv della politica agostana, quest’anno le Feste dell’Unità non fanno notizia neanche per le polemiche interne al Pd: ormai sono finiti pure i tempi in cui Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, nel nome della vecchia Ditta, salivano sui palchi per rivendicar­e che quella era più casa loro che casa di Matteo Renzi. E magari facevano anche registrare il pienone.

La novità è che la Festa nazionale quest’anno non sarà – come sempre – a fine agosto, ma dal 9 al 24 settembre, in una location – invece – delle più classiche: Imola. A livello mediatico è destinata a essere attraversa­ta e presumibil­mente oscurata dalla partenza del treno, che Renzi ha annunciato per il 18 settembre. Un treno che dovrebbe portarlo per 4-5 mesi in giro per l’Italia, un tour con l’obiettivo di farlo stare in mezzo alla gente, nella speranza che la gente poi lo voti, con tanto di vagone social. La vera novità su cui investire, per il segretario del Pd, sarà quella.

La Festa nazionale e le feste cittadine e provincial­i che si stanno svolgendo già da settimane sono il retaggio di una tradizione antica che si è svuotata di senso un anno dopo l’altro. Ma che non è ancora il momento di dismettere. Top secret il programma dell’appuntamen­to nazionale. Programma in costruzion­e, immagine della Festa, con relativi manifesti, pure: dovrà guardare al passato, ma an- che essere proiettata verso il futuro. Tra le presenze attese, Paolo Gentiloni: il premier ha deciso di non andare a nessuna delle feste sparse per il territorio, ma a Imola dovrebbe esserci.

Negli ultimi anni, l’estate ha dunque visto contrappor­si il Pd renziano a un Pd così anti ren- ziano, che alla fine si è scisso. D’Alema e Bersani ne approfitta­vano per tastare il “polso” del loro consenso e per sfidare il segretario. Quest’anno, il “brivido” dell’accoglienz­a agli esponenti della ex Ditta non ci sarà: sono in un altro partito, quello non è più il loro palco.

Si è visto apparire invece, Giuliano Pisapia, in primis alla Festa di Milano. Che tra un abbraccio e l’altro alla fine ceda alle lusinghe di Renzi? Non si sa mai. Feste aperte anche a Walter Veltroni, che le sta battendo per presentare il suo film. Assente, da anni ormai, Romano Prodi, che con questo partito non è troppo in sintonia.

Renzi un tour se l’è fatto, soprattutt­o per portare in giro il suo libro, Avanti: a Livorno ha parlato di migranti, a Castelfior­entino è stato contestato dalle vittime di Banca Etruria, a Certaldo ha imitato Silvio Berlusconi. Nell’estate più sottotono della sua carriera politica, il tour promoziona­le va avanti insieme a quello politico. Tanto è vero che l’ex premier ha deciso di fare più iniziative di quante pensava all’inizio, perché la partecipaz­ione è stata migliore del previsto. Il tour riprende a fine agosto, anche se Renzi sta pensando di fare qualche comparsata improvvisa­ta.

Si vedrà. Nel frattempo a girare per le Feste ci sta il gruppo dirigente del partito. Prima di tutto, quello più vicino al segretario: Matteo Richetti, Maurizio Martina, Ettore Rosato. Molto applaudito è stato il ministro dell’Interno, M ar co Minniti, l’altro giorno a Certaldo. L’uomo è in ascesa, il pugno duro sui migranti piace. Si sono visti negli ultimi giorni anche Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marianna Madia, Graziano Delrio. Tutti coinvolti i ministri del Pd. Non mancano quelli critici con Renzi: da Andrea Orlando a Dario Franceschi­ni. Gli echi sono pochi, l’Unità è definitiva­mente chiusa, la politica sembra davvero in vacanza, in attesa di un anno elettorale dagli esiti incerti e imprevisti. Più che The show must go on la citazione giusta è in realtà una perifrasi: “Finché la Festa va, lasciala andare”.

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