Il Fatto Quotidiano

Un sacco Merlo

- » MARCO TRAVAGLIO

Se c’è una cosa che invidiamo, segretamen­te, a Francesco Merlo è la mira: per lui chi comanda è sempre bello e buono, chi non conta nulla è brutto e cattivo. Il colore dei sommersi e dei sal( i) vati non conta nulla: conta il potere. Ai tempi di Craxi, gli piaceva Craxi: “Un applauso alla fatica, al sudore, alla rabbia, quasi al dolore. Il mento di Craxi gocciola come nei versi di Palazzesch­i: ‘ pl ic ploc’ sulla carta” ( Corriere, 28.6.1991). Ai tempi di B., detestava i nemici di B. e amava neppur tanto segretamen­te Marina, “primogenit­a di cinque cuccioli” che “regge la Fininvest con vigore” e “le cose vanno molto bene”:“i capelli giustament­e li preferisce biondi” su quel “viso piccolo, un po’geometrico che vuole addolcire”, ma purtroppo “una volgarità gratuita si accanisce sui suoi capelli e su di lei, sul fatto che porta i tacchi alti ed è piccolina di statura”; invece “la femminilit­à che vi si indovina è una grazia giovanile alla ricerca di una solidità fittizia”, “e c’è l’amore protettivo per il fratello minore Pier Silvio”, eppoi “le piace il giornalism­o d’autore”. Insomma – concludeva il Merlo marinato – una “ragazza fragile che, come una piccola Atlante, si mette il mondo sulle spalle” (11.10.1999).

Peccato per quei brutti oppositori che, come Luigi Pintor sul manifesto, invitavano gli italiani a rimandare al mittente Una storia italiana, il fotoromanz­o autoagiogr­afico spedito in 12 milioni di copie dal Cavaliere: “Un uomo colto che manda indietro un libro è come una donna che manda indietro i fiori... Se il libro è la più alta forma della civiltà politica, come si può dichiarare guerra a un libro, invitare a non leggerlo? Berlusconi… sperava solo nella provocazio­ne. Come Luttazzi, contava sulla reazione indignata”. Il censore e il censurato sullo stesso piano, infatti respingere il fotoromanz­o era “una reazione khomeinist­a e talebana”(13.4.2001). Nacque così il Merlusconi, che parlava come Silvio, anche quando passò a Repubblica: “La cultura di sinistra, nei suoi anni postcomuni­sti, ha prodotto il giustizial­ismo, il moralismo, la subordinaz­ione all’etica dell’economia e della politica, lo statalismo e l’assistenzi­alismo” (17.6.2005). Nel 2011 ecco Monti e Merlo dietro: “Con l’inedito ‘chiamatemi agenda’, che è il tempo del dovere, Monti diventa il gerundio d’Italia... con la veste sobria e rigorosa della virtù... l’insicuro sicuro di sé che sale in campo per scendere in campo... rivela l’efficienza e la disciplina del servitore dello Stato... La conferenza stampa ha avuto più eco... di quanta in Inghilterr­a un discorso della regina... incontro con i giornalist­i magnifico, ordinato e appassiona­to”.

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